Critica Sociale - Anno IV - n. 23 - 1 dicembre 1894

CRITICA SOCIALE :i;-,o dire quando si pretende dal partito socialista che esso cessi di essere r;,•oluiionario ... LA protesta del buon borghese tedesco di rronte al partito socialista ha. perciò questo solo signiftcato, che questo partito debba dh•entaro borghese come lui.... La rivoluzione è buona. Onchà è ratta da Bismark per Bis– mark o compagni,ma è cond11nnabile quando ,•ien ratta contro Dismark e compagni! Tullo questo somiglia, non ò vero! ad una bur– letta. Ma dt ciò che era una bu1'la in Germania noi 48, nell'ltalia del OI si ra a dil'illura la cari– catu1·a. Non ci s~ limi~ infatti a dichiarare faziosa la parola « r1voluz1one > - quella rivoluzione s'in– tende, che non _piaco alla borghesia - il eh; è gi11 abbastanza. comico dn destare il satanico sarcasmo dei clol'icaH, in un'Italia - come nota l'Unità callollca - dovo Marco Minghelti il Z7 giugno 1860 esclamava: « Siamo tutti l'ivolu zion ari e il conte di Ca1•_ourpel pr(~• • \AII! u_11: ,r.ag . 421), in una ltuha dovo Lu1g1 Ca,· o l·a,·1111 , ti 2 9 giugno dello s~esso ~nno,. conrermava: e Sinmo tutti o quasi tutti r1volu.1.1ouar1 ~ (,UU. ufl:, pag. 438), in una Italia dove 11conquisto dt Roma ern, fluo dal 10 di– combre ISOl, da Luigi 11icoli definito« una immensa rivolu1.ioue, una ri\ 1 oluzione grande quanto la 1·i– volu~io~e rran~ e ro1'$epiù gmnde per i suoi 0nah rtsulla'!'enlt .• (Atti u(/:, pag. l381), in una ltaha dove, I 11 rt,ca mbro 186·1, Michele Cop1>ino g1·1davn: « ~oi siamo la.rh 1 olu1.iono > (1llli uflìctalt, pag. 3763), 111 una l ~ha d ove Francesco Cri:spi, il 17 uovemb1·e 1861. 1hceva: « I.a rh•oluzione è la sola che può_ imporre l'ltnlia a Roma• (AIII Utr.ctali, pag. 3815), tn una_ ltaha dove A~stino Depretis esa~tava « quell_<l 1·1voluz1ono d1 cm tutti noi siamo 0gh • (Atti u(/., pag. 430), in una Italia dovo Fer– dfn~~do P~tr~ccelli: il 30 gennaio 18i3. dichiarava: « ~01 espr1~mru!'o \Il Eot'opa la rh•oluzione > (Alti ufl., pag. 0v2), rn una Italia che ta.nislaoCanniz– U\t'O, al Senato. il 14 ~ennaio 1880, chiamava « pri– mogenita della rivoluzione• (Atti u(/: pag. 2i44) in una ltalit1, lo cui origin~ FolicoCa"at'lotti, il 25 ~iu– gno 188?, fraeva e dnt rudo1·i della Bastiglia » (tllll u(/., pag. 4038), con lo conrerma di l'raocosco Cl'ispi, ministro dell'intorno, che sonte nzia\'a: « Noi siamo 0gli del Ji89 > (Atti u(/:, r.ag . ,100i). Tullo ciò, ripetiamo, sarebbe già a bbastanza co– mico, ma l'ttnlia ufficiale non si contenta della fui-si\ essa scende al li~ello di spirito dei Gioppino rt~ ba:-1cea. dt. b~~thn1 quando ~enteozia, per mezzo dei ~uo1g.1u~1c1, come a 'J'ormo e in altri luoghi, cho ti soc1ahsmo e lo lotto di classe non hanno niente a che rare colle "'" di fallo nella- mente colla degli imputali, ma po~ono di\'entarlo uoHe menti _igno1-anti di 00101·0 che_ non li comprendono, o perciò condannano le menti colto e lasciano li• bori questi altri; quando sentenzia, come a Reggio ~milio o un po' dappertutto, che le vie di fatto con. s1.sto11_0 iu questo, che i. socialisti, quando ft.>SSero g1unh al potere, reprimerebbero le ribellioni al nuo\'O stato di cose, ossia 1•ipoterebbero- con più lealtà. statene corti - quello che ranno ora que,li giudici sentenzianti, i quali dunque dovrebbero flu <l'ora donunzia1·0 pel domicilio coatto se stessi! 11. pror: Mol'ln1·a ~ia uu _bollo. sc1·i\'erci - a p1·0• pos1lo dei commenti da noi rttth al suo articolo sulla Mngisfraturn - che noi siamo in 01·ro1·e nel l'ito– n~ro che i giudici cc1·t~ co.se elementari lo sap• prnno, ha _un bel vole1·c 1 a~1cul 'aro che_«quei pochi « che cup1sconocercano dt non pal'tec1pa1-c ai pro• e cessi ~ntro i socialisti; e gli altri: ciecamente « furenti, condnonano senza nulhl capire. » No, a cotesti 1·:1gionamenli,cho cit:tm•n::,, non . ~e!1d~r~b.be1~s_ulserio neppure lo marmotte. ~o, 1 g1ud1c1 1taha111 non wno Oioppini a questo punto. Per questo rispetto, con buona paco dell'illustre p_1-orossol'o di_Pisa, noi ci sentiamo il regato di oon– tmoare a J1reudere hl magistrntm·a del nostro paese. NOI. BORGI11~SIA E BUROCRAZIA" 1 i~ ,·01-amente un cul'ioso spoltacolo ,·ede1·e corno ad una ad una lo bello ideo democratiche - l'an• timilit~1·ismo, il docenlr,,m~nto, l'csp1·op1·iaziono dello to1•1·e .,~colto, o~c. ~ van1scono per l'a1·ia, simili a bollo 11·1doscenh <h sn1>ono,cacciate via dal sorno \'i\'O dolla uocrusil:\ conse1•vafrico.Ah! che magni• ncon:m di disco1·.:1i nei po1•iocliololto1·ali ! cito sa– pienza ~i ~1•ticol_i s~• poy i_ gio!·nali ! che rapido dir– ron_ders1 dt com1tah ue1 g1or111 febbrili di lotta! - ~lumè! lo parole volano; gli SCl'itti 1•e3tano ... ,·en– hquallro 01-e, o i comitali si spengono dopo avei· prom~o u11a ?Ouro1-enza. a somiglianza di quegli rnselh che muoiono sullo srorzo del primo amplesso! . Non. occorro neanche a,·,•~rtire che è sempre le– c,to dt mettei-e la causa dt tutto ciò sul conto di q_uel po~eraccio di carattere italiano. Si, va bene, siamo monte altN cho d_ei chiacchieroni, sfiaccolati, s~nza redo, senza energia, sonzll costanza - anime d1_stoppa!.- )la bi:sogna anche dirlo, co i zotici pot non su\mO, una cel'la finezza di intendimento ~ la attyibuijCOllOJ\n~he i nostri pili ac:cauiti do– !11gmlor1; se f!Onsappiamo pol'si.sle1-enelle g1-andi idee ò un po perchè comp,-en liamo molte volte che, data ccl'la .ratalil:.\ di pi-emesse, le cose non l)OS!JOno neCCSiat·1amentocho andare come \'anno. •~eco: ,:og!iam_o co1!sido1·a!'O una delle cagioni più arthggenh (h c111accl11orc. dt declamazioni, di pro– mosso - tulle vane. vane, ,•ano - che si siano po1·duto 1>01' il ciclo della rolol'ica italica: il ronzio na,·ismo! - Chi può ripolel'0 tutto ciò che ru dello e stampalo c0~llro quost'nlt1•ndolio infinite piaghe cho guastano 1 I bel co1·podoIla ca1·a patl'ia? - Ci ru un tempo cho 01•a il colmo del civismo dcnun– c_inro al pubbl ico disp1·ozz otutto ciò che a,·e\'a at– l~non1.~con la burocra1.ia ; gli impiegati e1•anodo– s1gnah come c avalletto, no iose, pedanti e divoratrici del pubblico erario; i giornali umoristici li deride– ,•rrno; i consol'\'ato1•ia,·e"ano l'aria di sopportarli come un malo neccssal'io, i progressisti bofonchia– vano contro, i dcmocmtici mrnaccia,•ano sempre di mandarli a casa. Allol'a si inventò anche uua pa- 1-ola, ~ l'impiegoma_n!a », a<l.indicare !"ultima de~o– neraz1ono dello sp11·1lolnhno; « essere o divcn11·0 un poP.Olo di impi~gati > ora la censura sdegnosa oud~ t maguau1m1 pocl~goghi s,•ergogna\'ano ad ogni _mom~utoquel ranc1ullone malo avçezzo che sf chrn~a !1 e popolo ». i spropositara di selp– hclf o s1 CLla,·n con convinzione l'Inghilterra e si r~cova l'~logio _diquel « rol'lo popolo• che mostra"• d1 Mpe1-:s1 mor1tarc lo sue « libere istituzioni )t (dieci punlt o lode; primo p,-emio per studio e prontto). Sopratutto - o questa era la nola più costante - (1 1 I decrell del mln,,•ro no,elll, che Introducono una timida rldu-i:lon• nel pt-uon11le delle nuan:r.e, 1agllando t1)ecinlme11to - 11e11il1co - nelln marn111g-llA del ml11orl Impiegati e ,olluando un buggerio di recrlmlu:izlonl e di pnuro nel \'Ari gironi del tn,, uui,mo, rinforzano lnaSJlettatl\mcnte Il 1a1Jore di alluallt:\ di quetto 11rllcolo - che cl er:l 11enenulo, a dir vero, prima che quel dflt'réll balén1Uuro all'orluttnte - e nel qu11lequeato fono– tucno dtlla lolla fra la borghetll\ generante e la buroc.rula g-e~ n~rata t ,tudlato ton tanta lari;hu.u e lllu.Slrato con unto brio. (.\",,lln tklltl Ca1T1C,\ soc,.u..,.

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