Critica Sociale - Anno IV - n. 20 - 16 ottobre 1894

310 CRIT~CA SOCIALE trova ancora culto leggendario e che, all'occasione, quel forte popolo saprebbe inamaro col propl'io sangue. I?inanco nella monarchia apostolica, nel variopinto e mal connesso impero degli Absburgo, a traverso le contese religiose, nazionali e di razza, sentite una nuova oi:ida di vita popolare che sale poderosa e prelude a non lontane aurore redentrici. Nulla di tutto questo fra noi. Bizzarro impasto di medioevo mal morto e di modernità mal viva, il nostro paese soffre al tempo stesso dei mali delle eh\ sepolte e di quelli delle età da venire. L'an– gheria e l'usura, fiorenti sul latifondo siciliano a coltura estensiva, si sposano coll'intensivo sfrutta– mento del campo e dell'uomo nelle pingui ed omicide pianure ,lell'Alta Italia; in mezzo sospira la mez1.ad1·ia, che viene, pili o meno adulterata, dall'eh\ romana, e questo pass&,to remoto sembra ai fracidi occhi dei nosh'i statisti un desiderabile avvenire; forse lo è infatti. sebbene non possa a,•ere che la vita d'un giorno. Oe}resto, tisica l'industria, tisica la coltura, tisica la moraliti\, tisica persino la rivolta. Dal forzato e antiOsiologico accoppiamento del decrepito mezzodì coll'acerbo settentrione na• scono i lerci e purulenti mostri dell'attuale politica: la prostituzione universale, il fallimento latente, il domicilio coatto come arma di partito e il gorerno perpetuamente in mano ai peggio1•i deplorati. Il quarantotto italiano, compiuto poi nel 60, non fu neppure politico, fu strettamente nazionale e meschinamente unitario e dinastico. L'Italia attende ancora il suo quarantotto politico, che le dia le condizioni essenziali della vita moderna e le per– metta di studiare il passo sulla ,•ia giii percorsa dalle nazioni sorelle. 1~: in queste condizioni, oltremodo singolari e diOlcili, che è sorto, per complesse necessiti Jocali e per riverbero da oltr'alpe, e che deve fatalmente svolgei-si e lottare il giovane partito socialista ifa. liano. Cominciando a pubblicare più olfre gli articoli che, sul movimento chal'tista, ci invia il nostro amico Paolo Valc1·a da Londra - dove, son gh\ dieci anni, le intemperanti irrequietezze dell'inge– gno ribelle lo spinsero a maturare so stesso e a rac– cogliere solido te oro di preziose espe1·ienze - noi squaderniamo al lettore un brano di storia inglese vecchio dì mezzo secolo che, varcando la Manica e il Gottardo, si ringiovani~ce. diventa <1uasidel– l'attualità. Più ancora: dhrenta forse, a un dipres.o, la storia nostra di domani. FILIPPO 'J'ORATI. L'INSURREZIONE CHARTJSTA I. Prima di ineominoiare. Che cos'è questo chartismo! - i; della stol'ia comune a tutte le nazioni che non hanno ancora - nel 1894 ! - inagurato il sistema dell'uguailìanza economica, politica, sociale. Sono le classi c11ene- Bib ioteca G,nc B,arco gano dei diritti alle masse. Sono gli eserciti d~I lavoro che si levano in piedi con dei vogliamo.· E tutto un popolo di malcontenti che, prima cli ab– bandonarsi ai tumulti o di consuma1·e gli ultimi sforzi in una insun·ezione armata, si è lasciato acciumire pei capelli e p1·ovocare lungo un pel"iodo tragico. ono delle saccate di collera popolare, della collera insaccata per degli anni, della colle,·a che si è sca.tenata pe1cielo bl'itannico con una minaccia collettiva. La sola consolazione che trovate nei tumulti in– glesi è che la vendetta sociale dopo il fatto com– piuto non è così sentita come alu-ove. Qua e là \"i sbuca semp1·e fuol'i l'infJlese, non importa cli quale classe, che si cur,•a dinanzi il verdetto dei molti, che si dichia1·a incapace di violare le libe1·l::\costi– tuzionali, che giustifica l'omicidio quando desso è stato provocato dagli agenti della sicurezza pubblica, che si opprime dal conso1·zio piuttosto che dar l'ordino di far fuoco sulla folla. che l'iconosce che la pazienza popolare, dopo tutto, ha un limite, che r·addolcjsce la sentenza anche nelle giornate della zuOh classicida, che non vuole sgui11zaglia1·e i sala– riali in montura sui salariati nella giacca mac• chiala e sdrucita dalla fatica, se p1·ima non ha ve– duto le teste dello autorità locali - quasi semp,·e colpevoli! - inaff:ate di sangue o 1·otte. Tutta la storia del movimento chartista - il quale va dal IS.3i al 1848 - ò pieno di questi do– cumenti. Ma prima di gettarci a nuoto nel lago chartista, pm· capirlo bene, uoi dobbiamo indugiare ne! pe• riodo che io chiame1·ei della prorocazio11e. Perché fu la resistenza delle eia ·si dll'igenti che obbligò il popolo dise1·edato di ogni diritto politico ad a1·ra– battarsi per degli anni e a darsi poi, nei momenti della disperazione pubblica, al piccone della demo– lizione, alle fiaccole che incendiano i palazzi ducali, al saccheggio che sazia lo stomaco ulcerato dai di• giuni e a cacciarsi in piazza come tanti tumulti che spaventano. Giorgio Ili. come re, fu, moralmente, migliore cli Giorgio IV - il bagasciere morto con dei cas– setti pieni di guanti spaiati delle sue ganze e con al collo il fermaglio tempestato di brillanti della F'itzherbe1·t - una specie cli Rosina rercellana al castello di Windsor. Ma la « plebe • dei tempi del regnante che governava, che pensava per tutti, veniva massac,-ata come quella di Gio,·gio IV e di Guglielmo IV, tutte le rolte che incalzala dalla mi– se1·m andava sulla piattaforma colla gola r-igurgi· tante di grida pe1· un alt1"0 mo1•sello di pane. Per convincercene vi bastel'cbbe leggern il IVee/ll!f Re– (Jister cli Cobbett - il leone intelletlualo che rug• giva pei derubali di quel tempo. Giorgio 111 morì nel çennaio del 1820. )la a, 1 eva cessato di regnare da clteci anni. Durante la reg~enza i vogliarno dei lavoratori veni, 1 ano sba1-agliah continuamente con delle mitragliate di no! Cosi du1--ante i dieci anni incespicate nei massacri, come a Ely - al nord della contea di Cambridge - e come a Ely trovate sui banchi della giusti1.ia i malsala1•iati a centinaia, e come a Ely trovate delle sentenze in blocco di tren– taquattro condannati a morte. Ma è inutile restringe,·e il periodo della provo– cazione a t!ll dato re. Esso è eterno. L'importante per noi è di avere un'idea generale dell'ambiente in cui vive\lano le masse prima che la « Cha1·ta del Popolo • divenisse il pendaglio delle aspirazioni delle unioni politiche e operaie di quel tempo. Chi ha letto Macaulay, o chi concsce il xv11 secolo, non ha bisogno, per mettersi nella testa la condi– zione dei la, 1 oratori e dei poveri ciel xix, di sciu– pare il tempo. r capitoli di Macaulay e di Green si ripetono nelle stol'ie d'Inghilterra di Harriet ~lai'•

RkJQdWJsaXNoZXIy