Critica Sociale - Anno IV - n. 12 - 16 giugno 1894

CRITICA SOCIALE 179 e le classi soggette, vive, più o meno miseramente, una moltitudine incerta, che un po' profitta dei privilegi della gente doviziosa. servendola in vari modi, un po' si regge sulla massa null'abbiento colla quale ha comuni molto condizioni di ,,ita. Nella società moderna noi troviamo un gran nu• me1·0 di proressionisti, d'insegnanti, d'impiegati, di esercenti, di piccoli prop1·ictar i, che vivono supergiit nelle condizioni dei lavora.to ,·i manuali. che risen• tl•DO anche personal mento d elle crisi del lavoro e che sono assai disposti a considerare con occhio arcigno i privilegi della gente ricca, dalla cui pe– tulanu si sentono ogni giorno otrcsi ed umiliati. Finchò l'equilibrio della società appar~. mollo sta– bile e la speranza d1 sahre un po p1u alto nella ge1'tlrchia sociale non le ha del lutto abbandonate, queste piccolE'classi, sono tenacemente conserva– tive. li loro atteggiamento politico è quello tutt'al più dei partiti democratici, che rappresentano 1a 1mpotente ed assurda velleità di tmrre dei van– taggi per la gente piccola da un ordinamento so– ciale tutto orientai.o all'esclusivo benefizio della classe forte ed armaL,. Ma bentoslo l'assurdità di questa pretesa si rivela alla prova dei fatti, e allom quegli stessi clementi, che pa1·,•01--o uno dei più saldi puntelli dell'ordine costituito, diventano anch'essi elementi di dissoluzione. La formazione della grande industria. e della grnnde impresa comme1•cialc, togliendo ogni avva. nire al piccoloe.scrcizioche carattol'izzava l'economia mondiale ancora al principio del nostro secolo, ha costretto un'enorme quantità di bottegai, di arti– giani, di piccoli proprietari! ecc., a m~ndare i l_oro figli alla scuola per salva1·h da una sicura rovrna, destinandoli alle professioni libemli ed agli impieghi neHe nuove aziende del capitalismo, che, per quanto colossali, e appunto pol'chò mzionalmente organiz– zate, esigono però un numero di attività l'elativa– mente assai minore che non ne esigessel'O i piccoli esercizi disseminati. Il campo fu quindi rapidamente ingombro ed insufficiente ad accogliere tutti i nuovi venuti, le cui condizioni peggiora1'0no. Ne venne quel proletariato intellettuale - fenomeno essen– zialmente moderno - che è forse il maggio,·e dei pericoli e la più poderosa minaccia por gli ordina– menti in vigore, perché porL, alla classe oppressa la comunione dei bisogni o dei sentimenti, fortificata da una coltura di gmn lunga supel'iore, e alle fu– ture formazioni sociali assicura fin d'ora le capacità direttive ed organizzatrici. . .. Ma, fenomeno ancora in apparen1,a pii.t strano, nei periodi in cui la crisi sociale si fa pii.tevidente o precipitosa, dal seno stesso della c~asse d~minante, attratti dalla pura forza del pensiero, si staccano in numero sempre crescente pensatori, pr-ofes.sori. studenti, giovani fervidi cd intclliienti ed uomini canuti, ai quali, talora sullo scorcio della vita, si fa nell'animo e nella mente corno una improvvisa rivelazione. Ad un tratto la pull'edine mo1'tlle della classe in cui vivono semb1-a allontanarli da sè e li getta, coll'ardore dei neofiti, al servizio delle schiez•e nemicl1e. Ad un tratto, come quel personaggio nei cui seulimenti Edmondo De Amil1s ha di recente simboleggiato i suoi propri, si accorgono di non aver eletto e pensato fino a quel ~iorno che « delle bugie ereditate e delle adulazioni codarde per la consol'lel'ia in cui sono nati ». So sono di eu\ ma– tura, una vergogna li piglia del 101'0passato, come avviene al sacerdote che un bel giorno, dopo fiere lotte, diventa razionalista e getta la tonaca alle ortiche. · · Cotesto esodo comincia sporadicamente: sono caai isolati ; i nuovi venuti de.stano un po' di diffidenza B1 1ote ca Gino B1a11co ancho nelle classi al cui aiuto essi , 1 engono. Ma, a poco a poco, il fenomeno si generalizza. Le nuove reclute, questi moralmente « sompliflcali »-, comin– ciano a senti1'Si i gomiti, SOJ)1·atutto a sentirsi spal– leggiati dalla turba dei più timidi, ma sostanzial– mente consenzienti, che vor1-obbc1"0con essi so una invetemta consuetudine, se troppi legami e troppi umani rispetti non li li-attenessero SUll'all1·a 1·iva; ma li seguono col cuore o mandano ai pili audaci il plauso e l'augurio segreto. La secessione, consi– derata dapp1•ima corno bizzarria, impressiona gli spiriti s011nacchiosi, suscita i pusilli, esercita un contagio potente. A poco a poco si sente che la parte miglioPe della classe dominante si separa da essa e l'abbandona, che f1'tl poco tutto ciò che so– pmvvi\'O in essa di nobile e di forte moralment9 avrà preso il cammino dell'esilio volontario. E questo poi dominatori il momento di una prova suprema. lmperocchò cotesti lransfugi non portano alla classe asservita soltanto il presidio di un nuovo contingente di combattenti pel' ossa. Essi non sono soltanto nuovi guerrieri che si aggiungono alla schiera ribelle, ma sono guerrieri armati di tutto punto, :ll'mati d'armi materiali ed intellettuali, di dena1'0, di coltura, d'indipendeiua, di un sentimento ele, 1 atissimo di dignifa personale, di un'ambizione inquieta e sdegnosa che li spinge e 1i sostiene cont1·0 qualunque sbaraglio e impedisce loro di flettersi o di indietreg~iare. u di essi nulla potò la selezione o l'educaz1one se1·vile, la quale non si operò, o assai più debolmente, nella classe dalla quale pro, 1 engono: e di fronte a CJuella selezione che 01>01'Ò in questa classe e che fece prevalere in essa gli egoisti e gli spietati, e.ssi furono, come il ratto dimostra. i pii1 refrattari. Essi sono i vinti di tutte le selezioni antiumano ed antisociali, vinti che un interno impulso spinge a una gloriosa ri– ,•incita. La loro 1·isolutezza. ò tanto maggio1·e quanto pii, fu aspro e doloroso per essi il distacco e la rinuncia che hanno alfl'Ontato. Le amarezze a cui volonta1·ì si espongono nella vita privata e nella pubblica, le lotto in famiglia, l'abbandono dei vecchi amici, l'adattamento nuovo ch'essi debbono impri– me1·e alla loro vita quotidiana per conformarla quanto e possibile al nuo1•0 ideale sposato, tutto ciò ò come una nuova educazione ed una nuova tempem ch'essi danno a sé stessi e che ne fa degli uomini uuo,•i, una razza nuova e superiore. Ma l'inHuen1.a che da lol'o s'irradia è ad essi largamente compensatrice. La mancanza di uno ~.raz1in~t~\~ J:~~:~e dim:!1~f!iz!~t~ :; valora immensamente l'efficacia. « Uno studioso. un pl'Ofessore, un borghese, un « capitalista, che enh'i convinto nelle vie del socia. « lismo, vale oggi pili. che non cento e non mille « prolcUu·i, come ,•n 1 0 documento del decrescere « dell'egoismo nei pH1 interessati, come prova del « trionfo ideale e anticipato di una C..'\us..'\, che nei « de1'0litti e nei travaghaU si rivela per gli impeti « passionali della rivo!L1. • ('J Cosi è che questi antesignani portano alla evolu– zione, che matura lentamente e qua.si ciec..-imente nei fatti, tutto ciò che le man ca J>O rmutarsi i.11 rivoluzione. Sono essi che primi si assimilano le verità. di ordine economico che l'indagine scien– tifica viene discoprenclo e che rimarrebbero prive di valo1·e sociale e pascolo alla ozios.."L curiosati\ di pochi iniziati, ove essi non le adattassero ai bisogni delle menti popolari e non le spargessero nella massa come una buona novella. Sono essi che danno al moto istinlirn delle misere plebi il lievite (') ANTOl'IIO LA9RIOLA: ~l •ocialU''f!Oi conrueni.a.

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