Critica Sociale - Anno IV - n. 12 - 16 giugno 1894

CRITICA SOCIALE 189 Lavoro vuol dir pane, e se non si mangia. non si vive. Quel tipico proressor di morale d'un Stmeca 1rova\'a, dopo tutto, cho non tornerebbe il conto di nascere, se la. vita. non consistesse se non nel mangiare e nel bere; oh, egli esclamava, quanto vii ogge1to è l'uomo, so non si elevi a.I disopra. delle umane cose! (') Non neg1, già. la. sentenza di quell'antico irituule, che s1otte al cri• stianesimo come oggi 1anti um1u1i1a.ri e , ftla1111·opi stanno al socialismo; soltirnto in,•erto la.' sua proposizione, e dico che non ,•u.l la. pena di nascere alla vita. per dover morire di fame acuta o lenta., rinno,•antlo e peggiorando il mitologico s1razio di Tnntalo. La disoccupazione for– zata dell'uomo è il più orribile tra i dolorosi fenomeni storico-sociali, corno l'episodio del conte Ugolino nel– l'inferno dantesco più inspiro. orrore o pietà. . .. Nella. celebro o celebrata Dichfro•a::ione ct,i dù·itti dell"uomo e del cill°adino dol li89, il siwbolo tiella. gnwde rivoluzione borghese rie\'OClUa 1estò dnl signor POl'ier contro i socialisti nel Parlamunto f1•anceiòiè, invano cerchi speciHcato tra i dil'illi naturali o civili il diritto all'e– sistenza eil al lavoro. Nelle cw·tc dei presenli statico– stituzionali non vo n'è 1raccia.. Gli economisti o,·tollos~i lo dicluarano un·eresi<t, i moralisli da :\talthus a Cantù un insulto a.i misleri della divina prov\ 1 idenza-, che fa morir di fame corno di un canchero. Non po1rebb'essero altrimenti. Ogni sistema. economico-sociale ha lo suo leggi ineluilabili, e pro1ondero 11riconoscimento <lei<li· ritto al lavoro, imperante il monopolio ca1>i1alis1a, ò la stessa cosa. che voler \'Oliere gli aranci fiorire sul Gran S. Bernardo. Venne nel corso di quest'anno presentata al Consiglio nazionale svizzero una. proposta ravorovole all'ammis– sione del diritto al lavoro. Il consigliere Joos sorso a. combatterlo., scorgendo egli un rimedio all'eccesso di J>Opolazionoindustrialo nella. emigrazione. Il consigliere Lacheno.l, capo del dipa.r1imento degli arrari esteri, gli osservò che remigraziono non è un rimedio, poichò ogni suo possibile effetto resta. elimin1LtO dall:L immigrazione di lavoratori forcs1ieri. Il consiglie1•0 Fa.van, ginevrino, disse, boniit. sua, che nella proposta. del diriLto al )a\'Oro c'era. qualche cosa degna cra.1lenzio1le. La. formala ò alquanto vaga, come ogni formula, ma. bisogna ricono– scere che lo Stato deve preoccuparsi di dare ai disere– .d11ti questa sicurezza. Accordiamo - nggiunM - a quelli <'hesoffrono ciò che è comp1Uibile con la ragione. Finl chiedendo l'approvazione dolla proposta, la quale ru respinta. da 59 vo1i contro 57. (') Come potrebbe lo Stato borghese attuare il ricono– sciuto diri1to al lavoro1 Con resecnzione di pubblici lavori, come siralle, canali, el simitia 1 Questi, anche quando sia.no possibili e non rappresentino uno sper– pero di capitale, sono sempre. necessariamenio, cerotti applicati su una gamba di legno ; ris01-se no· momenti di crisi acuta, nient'altro. O lo Stato si farebbe pro– dultore, presentandosi sul mercato della libera concor– renza1 È una ipolesi semplicemente assm·da; s'impor– rebbe la. necessità. del monopolio. Solo il socialismo utopislico potò fantasticare dolrorganizzaziono degli opiftci nazionali da. parte dello Sfato borl.(hese ('); e lo esperimento francese sulla. metà. del presente secolo ha. ( 1) :Yahtrallum qtu.rllo>tum. lih. J. (') Oomenlca, 3 giugno, @I vo16 in !svizzera 11ulla propo,•a d'tnl– ~~•~:;:rr~:~1~7a.dtll dlriltO al luoro. Voli fuorevoli 73 mila, li) Vedi LolllS 81.ANC, Orqani.ralton du tl•(,H){,u°i. - P:&ris, 18Ut. B1b1oter:1lJJno ~,arco provato che in regime borghese l'organizz:aiione sociale del lavoro non ò per l'appunto so non una. utopia. . . . Si è creduto e si crede da molti, che il rimedio del– l'orrendo fenomeno della. disoccupaziono stia. nella ri– duzione della giorna1a di Ja.,•oro atl OllO ore. Le Ol'ga– nizzazioni americane, son parecchi anni, enumerando in urr manifesto lo consuguenzo d-.,lla giorna1a. di OllOore stabilita con conv~nzione internazionale, esprimevano la fiducia, che « il numero dei lavora1ori occupali au– menterà. immediatamente. Laddove oggi occorrono due operai per 24 oro di lavoro, co ne vol'ranno invece tro culla giornata. di otto ore; l'armata di riser,•a sarà. dunque assorbila dalle officino. Il tasso del salario si eleverà, poichè gli industriali non troveranno più i disoccupali a qualunque prozzo per far concorrenza agli operai occupati • E legillimo il ùubbio che tali rosee speranze non ab– biano a. realizzarsi. « So noi poniamo mento - osserva il Uao - al gra.ntle numero di esperienze ratte della. giorntLta di 01to ore, alla grande va1·ie1à. cli industrie in cui essa è slo.ta inu-odotta con successo, alla possi– bili1à. che l'operaio diventi di gran lunga migliore o capace dl s1>iegare nel lavoro maggior forza produttiva, possiamo ditncìlmonto respingere la conclusione cho la giorna.1a di 0110 oro a\'robbo con grr~nde pr·oba.bilità. gli stessi effetti che ha.avuto la. giornata di 1lieci oro - che cioè la produzione non diminuirebbe, o che perciò l 'a.tlua.lo s1a10 di cose rcslerebbo inalter,Lto, sia. che si si abbia rig11artlo ai sa.lui, ai profitti, ai disoccupati o alla concorrenza oste1·a. » ( 1 ) O la riduzione delle ore di lavoro non causo. una di– minuzione di produzione, o !"impiego dei disoccupati ovidentomerllo non ò necessario; o la. diminuzione av– viene, ed Antra in gioco la strategia del capi1ale. Chi desidera la riduzione dello ore, afllnchò la produzione scemi e i disoccupati si;rno thiama1i a lavor1ll'C, pre– suppone e l'invariabilità. dei ra1>porii fra capitale o la– voro, dopo che la. durala è ridotla ad ouo ore, ossia presuppone che i capitalisti siano costretti a supplire alla minor dura.fa del la.\•oro con un aumento ciel nu– mero dei lavoranti •, a cui devono pagare un supple– mento propor-,'. iona.to ai salari, e la.sciare intatti i limiti e i processi della. produzione. nonos1t1nte il costo del lavoro aecresciulo; e non abbiano mozzi efficaci por reagire contro di e so, regola.odo l'impiego dol capitalo in conrormità. del p,-oprio int~resso. Ma nulla sarebbe più con1r1Lrioal vero di queste od alrrettali supposi– zioni. Perocchè, come è noto, la stessa domandtL di la– voro, l'impiego più o mono vasto dei lavoratori ò in potere degl'imprenditori, i quali, a seconda delle circo– stanze e sopra.llllto del cos10 più. o meno grande di la– voro, possono modificarla, restringerla od allargarla, mutando proporzione tra capii aie rlss() e circolan1e. ('J Come l'ill\'enzione di macchine, cosi !"introduzione delle macchino già inventa.te non si compie in modo arbi1rario 1 nò ba.sta a de1erminarla. rattenuazione che lo. macchina. arrccu alln qnantilà. di la.varo im1>iegala.nella. produzione, m;;L è dolormina.ta dal fa.I.lo, non già. tecnico ma economico, della. elevazione dei sal111•i. (*>Scemando, ( 1) C(igJ il RAKchiude un suo artirolo rubbllrato nellA Conlem– pornru Rn;lnc e cll11to da L- Albnllnl. Vf'dl Giornale <kglt eco– ,wmutt. 1111r1ltl IW:H. ('I La quutione de1l'- otto ore di lai,oro In /ngflilterra. Sludio di RICCA SALY.M.SO, ud rMricolo t.• 1l1flg11'lo ddll\ Nwira A.ntOIO{Jia. l'> A.. l,,0R.1A, A11au.si dello proprietà cavuauua. Voi. Il. - To– rino, 1889.

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