Critica Sociale - Anno IV - n. 9 - 1 maggio 1894

CRITICA SOCIALE 13.", proposte concret e per ogni regione, si discutesse nei singoli congressi rogion a.li prima, nel congresso nazio– nale di poi, per modo che l'aziono del pnlito - come ò disciplinata e concorde nelle ciUà. - lo rosso attrot• tanto nelle campagne. Senza.questa omogonoilà di intenti o unirormith. di aziono ò vano sperare qualche buon risultato. R0DOI.F0Lono. Noi qui 1•ico1-diamo agli amici socialisti che noi– l'ormai non tanto lontano Congresso nazionale di Imola (i-9 sellèmbre) la discussione sul problema agrario e sulla propaganda nelle cn,mpagne dovr,\ a,·ore la maggiore importan1.a, corno del pari nel futuro Congl'esso internazionale di Londra (1800). Lo assemblee di Zurigo e di Reggio Emilia hanno 1·imandato tale argomento appunto perchè esso ijiun– gosse a discussione ben munito di dati, di stuai, di deliberazioni locali, dalle' quali trar1·e sintesi si– cure o deliberazioni Erenorali definitive. I vari Comitali rcglOnali e quanti compagni s"in– teressano e hanno competenza in materia p1•opa- 1·ino dunque e pl'esto i loro studi e le loro rela– zioni. Quanto a noi, come ossi vedono, facciamo del nostro meglio per portarvi noi pure il nostro con- tributo. · IL LAVORO DIDIREZIONE e l'accumulazione d lcapitalenelregime borghese A t«li1'e la pii, pa,·te degli eco>10mfsti, è la ,·t• muneraztone del tavo,·o di df,-e;fone ciò che co– slltulsce la maggio,· va,·te dei p,-ofitlt. I prole– tari non ~undagnerebboro dunque nulla. o quasi nulla, dall appropriazione collettiva, poiché bisogn&– rebbe pagare, sotlo forma di stipendi, ciò che i capitalisti ricevono ora sotto f01•madi p1·ofitti. Piii anco1·a, i pt'Oletari vi pel'dc1'0bbol'O, poichè il run- 1.ionario pl'Cnderebbe il suo urncio assai meno a cuoi-o del libero imprenditore. L'argomento non manca di qualche porlala nella piccola ed anche nella media industria, quando si tratta di un contadino che lavora con due o tre gnrzoni, o di uno di quei filatori (ce n'é ancora in qualche luogo) che entrano nella 101-0 fabbrica prima dell'alba, vestiti come l'ullimo dei loro operai, su– dano con essi por tredici o quattordici ore, e spesso, quando la campana ha squillato ~••· gli allri il ri– poso serale, si logornno ancora gh occhi a fal"edella contabilità. In compenso vi hanno industrie, o sempre più numerose quanto più i capitali si concentrano, nelle quali la parte del lavoro di direzione non rappro• senta più che un'esigua quota dei profitti e la J)Cr– sona dell'imprenditore non é pi1ì confusa con quella dei capitalisti; è questo il dominio delle socie!:\ anonime, diretto burocraticamente da un pel'SOnalo salariato. L'esempio più tipico ò l'industria carbon1rera. Trasportiamoci al« paese ne1'0,; vi troverem·o'tutto un popolo di lavoratori, con o senza camiciotto, opol'ni, ingegneri, direU01·i dello cave. Gli uni gua– dagnano 1000 franchi, qualche alti-o ne guadagna 100.000; pure tutti sono salariati. Ma ciò che non si vede, ciò che semb1-n non esister-o sono i pro– prietari. Dono sono? Dove stanno rinfanati 1 A chi ar,parlengono queste cave! Chiedelelo a quel vec– e 110 carbonaio che erra laggh'1, presso i pozzi, e vi risponderà, come pap,\ Donnemort nel Gennt,u,l di Zola: « Non so.... a della genie•· Della genie che non si conosce, che non ,•iene mai al pao38, che man~ia i suoi redditi in città e che non sa forse dov ò la cara della quale la sua famiglia ò azionista di padre in fiçlio. Ebbene, io vi pongo ti quesito: Supponete che la collotlività espropri questi azionisti. 1·ostituisca lo c..'l,·enl dominio pubblico, e raccia il medesimo pe1· tutto lo indusfrio nello quali proprief;\ e lavoro sono affatto separati; cho vi S..'l1'l\ di mutato1 Vi sar:\ un solo quintale di c..'lrbonc di mono sul mercato mon• dialo1 Si arresternnno i telai nei cotonHlci? Cos– sernnno gli operni di rondo1·e, di laminat'C, di sor– llaro i tubi nelle fabbriche di vetro, cesseranno nelle omcino di prodotti chimici lo sto1•to~iga.ntesche cli digerire lo mate,·ie pri1ne1 No; ciò che si an-..\ di mutnto sa,•a che un certo nume1•0 cli parasiiU - che personalmente si poti-anno indennizzare - non frasmctteranno più alla 101·0inte1'0ssanto progeni– turn i mezzi di srrultamonto onde dispongono; sai·.'\ che. da. quol momento, i flotti di ricchezza cho il ln\'Ol'Oumano ra scaturire andranno nello casse dello Slato o dello compagnie di la\'omtori, scambio di rl\·01·sarsi nelle casse-forti dei C..'lpitalisti. Ed ecco perchè, in tutto lo industrie nello quali la produ1.ione è fatta in grande, o i capitali sono concentrali in poche mani e rimpresa è diretta bu1'0C1'alicamente, i colletti, 1 isti reclamano l'appro– priazione collettiva dei mozzi di produzione. Al contrario. la piccola industria, dovo l espropriazione pi-esenterebbe oggi difncoltà insupc1·abili e forse <1ualche incon\'eniento dal punto di \'ista della pro– duzione senza grandi vantaggi nella distribuzione. 1·imano il regno della industria pri\'ata. oggi capi– talista, cooperativa domani. . . . L'altra {toi..:.ione, che st assegna alla classe capflalista. è faccwnuta;;fonc. pc,· mez.::o tlel ,·i· sparmio, del capll«ll necessari alla 711·odu;io11e. Da questa iniziativa lasciata ai pri,•nli risultano due conseguenze, cont1•addiltorio, ma ugualmente nociro alla comunità; in coloro cho l'isparmiano, ravarizia della fo1·micn; in quei cho non 1·isparmiano, la sciocca prodigali!..\ della. cic..'lla.La capitalizzazione abbandonata a sè stessa ò l'egoismo, l'islinlo p1'0- p1·ietario, in taluni la s ecchezz a di cuore, in alti-i lo sporpe1'0, la spensiel'ale1.za, le s1>eso inutili e rolli. Perciò noi consideriamo como un grande pro· grosso che il 1·tspannlo colletlivo si \lada sempre pH1sostituendo al 1·tspa,•1nio fndiliiduale. Oi;\ gli operai più intelligenti, sc..'lmbiocli portare alla cnssa di risparmio il loro denaro, costituiscono il pat1·imonio collettivo dolio socieù\ mutue, dei sin– dac..'lti,dello cooperati\'0. In luogo d'essei· p1·oprie– tario d'un libretto di 100 franchi, il socialistn a.r- 0liatò alla«Ca.a del popolo»diven~, comp,-oprielario di un enorme panificio, d'un ma$8zzino di C..'lr• bone, cl"un macello, d'utt capitale d1 pa1-ecchiocon~ tinaia di mila lire. Il lato egoistico del risparmio sparisce e i snoi ,,antaggi si moltiplic..·rnoall'infinito. ~la ciò che, ben più degli sro,•zi spon~snei degli operai, dinota la passibili là o la estensione crescente della C..'lpit..'lliz1.a1.1ono collelti\'a, ò J"ingrandi1-si con– tinuo del domanlo pubblico da un mezzo secolo in qua. Oi:\ 01-nin tutti i paesi esiste un cel'to nu– mol'O di ,·aini cl"industria, nei qua.li l'accumulazione dei capitali non è l'opera dei r.r ivati ma quella dòllo Slalo,o dei Comuni. Tali 1indusli-ia delle re,,. rodo, dolio po te, dei lolografi, il se1·\'iziodell'acqua e del gas nello grandi citu\. Perchò non potrebbe a\'vonire lo stesso dello miniere cli carl>0nc, come in Prussia, <~i tabacchi come in F1-ancia, della fabbricazione dclralcool, come in lsvizzera, del– l'esercizio dei teleroni, corno nel granducato cli Lus– semburgo! Che cosa rende impossibile eh? il de-

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