Critica Sociale - Anno IV - n. 5 - 1 marzo 1894

CRITICA SOCIALE rimpianger,\ neppuro l'astuto ingegno dei capitalisti quando la leggo di produzione, che nella civiltà ha sostituito la lotta pe,· l'esislenza, dovrà spazzarli via o ~.recipitarli, pei loro istinti d'ozio o di spe1•pe1'0 ali m0mo della scala sociale. Ogni funziono di vita superiore distrugge le forme arretrate. R la fun– zione _delprolemrial~ ò_ la più diffusa, mdicale e conqmstatr1ce: 11sociahsmo basta a provarlo. Ben meglio doll'a[luzzina[lgio capitalista sarà ef, ficace sui lavorator, lo stunolo crescente dei bi– :-;ogni,che li _sp_inge1~\ ad espropriare la borghesia; lo scuole soc1ahste non fanno dubbio su ciò e solo dineriscono nello slabilire l'assetto della 'societ:\ futura. I. colleltivisti hanno di mira la forza dei. p1'0dut– tor1;1 comu01st1, 11 benessere sociale; gh anar~ chici, la libertà dell'individuo. Quel ch'è certo ò che nessuna scuola elimina la necessità del lavot'O. I piii audaci vagheggiano la pt'Oduzione sclusi– vamente meccanica: in tal caso Iuomo sarebbegran creatore o dominatore di ordigni. Altri pensano che la maggio1-anza possieder,\ istinti altruistici cosi sviluppati da sottostare volontariamente alla fatica per l'utile comune: l'istinto d'ozio e di sfrutta– mento sarebbero eccezioni come oggi la 1-apina e il delitto. Quest_as_upposizione,cito la leg~e di evoluzione può giustificare, non riposa tuttavia su dati sufOcienti a convincere chi fosse porsuaso del contrario. Infine altri pensano che lo stesso uomo può dare una quota sociale variabile secondo lo sviluppo della societi\ stessa. Se accomunando le ricchezze cossasse il lavor-o, come sognano alcuni, i beni accumulati da secoli s~rebbero immediatamente di.strutti. Il p1'0letariato nncatore uon può dunque diventare ozioso, sotto pena_di morte,_e av"\ leggi _coel'citive pel' la bor– ghesia espropriala e pel' ogm ceto inopel'oso anche se uscente dalle proprie Olo.Al precetto « éhi non lavora pel padrone non mangia », dovrà sostituire la legge « chi non lavora r.e1• tutti non devo vi– vc1·c », che ò assai più terl'1bihnenteradicale. J\'.0llsarà soltanto l'ecatomb? degli oziosi, ma la cap1tolaz1ono p~r f~me d1 tullt quelli che produ– cono un lavo1'0rnuhle. Questa leggo, che fa tremare sin _d'ora gli ~nval~di clcl1'~nt~ll.igenza, bisognar..\ subirla come. s, _subisceo/l'g•la_t1rannido borghese. . È va~10qmrtchfigural'SJ eh~ 11 regno del socia· hsmo sia quel_lo~ella nullaggme. Ci sar;.\, è vero, un culto pe1· 11 riposo; ma soltanto por il riJ)OSO dopo il lavoro. Oggi il 11-avagliodei molti accresce a mala pena le 1•icchezzeoltre il loro consumo, causa lo sper– ll?''0 dei pochi._Quando il lavo1'0 sa,,, dogma so– ciale come oggi è stigma di se1•vitii,diverrà tanto produ~tivoda la~ciare avanz~ ~empro mag~iori di energie, le quah volgendosi m nuove direzioni c1:ee1:anno nuovi bis~~~i ed. al!re. evoluzioni oggi d1flc1lmente preved1b1h.Gh ag, d1 un Vanderbilt potr~nno parere indigenza ai nostri posteri, come a noi semb1-asquallore il fasto del mondo feudale. . A_lcunidomandano in che modo il consumo può hm1tars1senza un freno. A me pal'e che la fatica fisiologica sia freno sufficiente in una società doro il desiderio di consumare o limitato dalla nocessi!,\ di p1'0durre. Bisogna ave,· lo cartello di rendita o un babbo.Paj!'adebili per no11capire la fatalità di tale equ1hbr10.Che se occorresse un freno pili com– plicato, speriamo che l'ingegno umano non vem\ ~~1:~o,m:ght~~~ha già trovato l'autoregolazione Certo che questi regolatori della macchina sociale :ii:n~~~1rn:;f 1~\~!~'i. nè industriali, e neppure no 81;-irco VI. 011 credi della borgl1esla. li socialismo, COf!lO scienza, non può nulla; nè farob'?9 avanzare 11 _mondo di un passo. È un er• rore 11credere che 11 se1,roto del futuro sia con– tenuto nei libri, siano essi il Vangelo o la c,-wca · della ,·agto» 11u1·a, l'Origì»e delle specte o il Captiate. Shnile ~nçetto, nienle diverso da quello dolla rn 1 olaz1one d1vrna,fa d1peudoro l'evoluzione da cause este1·ne intelligenti. Se un principio scien• tifico o una rivelazione celeste J)Otesseromutare la natu1-aumana, dovremmo aspettarci,a capriccio di una potenza superiore, di diventare taumaturghi in ter.rao angeli in paradiso. li socialismo non ò dunque contenuto in nessun libi-o: i libri tentano bensì esprimere in sentimento poetico ~ in formula scienlifica le aspirazioni del p1'0lelariato. Oggi tutto il vigore appartiene ai solidi crani, alle int~lligenze pratiche, alle mani rapaci della borj!'hesia. Ma ti bor~hese crea l'operaio, e sono le asp1raz1onispesseg8'1anti,comunicative di questo nuovo elemento soetale che hanno p,'Odotlo la filo– sona ribelle di Bacunin e l'ateismo matematico di Marx. Il borghese ascolta attonito, spaurito questo voci e nega di aver 0gliato i ribelli. di cui più non co– nosce gli istinti. Le domande del p1'0letariato gli sembrano in~ratitudine; lo sue timide discussioni, irriverenza; il suo desiderio di emanciparsi velleità parricida. 1 Il proletariato, dal canto suo, trema all'udir cosi g1-ossopa1-olc,ma ogni nuO\IO bisogno segna la ca· duta ?i un vc~hio _Pregiudizio, e la società aspetta orma, la capitolazione della bo1-ghesia, come le platee aspettano quella dell'i,.ato genitore. li socialismo trionfe,·a f01-sein modo prematuro o impreveduto, giacché il nume1'0 di colo1·0che lo vogliono aumenta a dismisura. Invano la bol'. ghesia tenta mette,·e la discordia nelle schiere ri– belli, invilando qualcuno a p1'0nclerparte al dominio; la Y0lontà dei p1'0lelarì non è di riuscire isolata– mente, ma tutti insieme; non por spartire il do– minio, bensi per atterrarlo e spazzar via tutto l'in• gombro delle a1·mi, dei codici e delle livree, che non ha più ragione di esistere. E allora, alle protesto del mondo iu dissoluzione, ris_ponderà l'antico assioma indiscusso, che la legge de, più forti ò legge por tulli. POMPKO Bt-~'l'TINI. PRETI, CRISTIANESIMO E SOCIALISMO I. Il clero e la lotta di classe. Nella. LoUa di cla86e del 20 gennaio, sotto il titolo La condotta ciel clero e l'agitazione <li Sicilia con nla• tiva mo1·ale, si leggeva.: Un giornale conservatore, il f'anfulla, rendonotoche il cloro.di Sicilia. ò diviso in duo parliti. Uno ò com– posto d1 vescovi, canonici, parroci dello città. e centri pii)_ popolosi, cho la. pensano proprio come la. borghesia e cioè «.c!10 le 1>opolazioni rurali, angariato Oli oppresso, hanno dmito di rcclamarocho si migliori la. lorosorte; ma, p_or ~vcr dato ascolto ai mestatori od agli arruffa• ri~gg:: i~cl1 1 a~:~ ~~~~~1! 11 ~\~:o 1 fat~lu~~nf!f~it~~1i!1~~ di riformegiustissimo.» L'altropartito invece ò compostodei protidellacam• pag1~a,. che sono a contatto coi povoriagricoltorie che cost1tu1scono una.forza.moraleimportantissima.. Orbene, costoro,dico il giornalesurriferito- «si sonoastenuti

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