Critica Sociale - Anno IV - n. 5 - 1 marzo 1894

76 CRITICA SOCIALE 1.• Jl sistema. giuridico di un'epoca. comincerebbe ad essere lo strumento della lotta. di eln.sso solo verso la fino dell'epoca stessa; tutto quello che fosse stato elaborato prima - e cio0 la parte fondamentale del sistema. - non sarebbe loUa di classe, perchò in quel tempo codesta lotta non era ancora incominciata. 2." Tutta la. teoria. della lotta. di classe riposerebbe sopra un'llSserziono che non ha. neppur l'apparenza di essere scientifica: quella cioè che una classe sociale non segua l'evoluzione dell'ambiento economico, oquindi venga mono alla sua ragione d'essere. Orbene, perchit la classe subisce codesto arresto di sviluppo1 Sovoi mi parlaste di un uomo, di un gruppo d'uomini, d'una ge– nerazione, spiegherei con una leggo naturale il feno– meno: ma si tratta di una clas1e continuativa noi se– coli,verdeggianlc. Si tratta, supponiamo, dell'aristocrazia inglese. Ma, dato puro che la. sua decadenza dipenda dall'essere venuta meno la sua ragione d'essere, perchè ciò sarebbe avvenuto, se non per un vizio costituzio– nale, organico della. classe modo!:iima1 3." So si potesse misurare la durata di ciascuna fase economica, e calcolare il momento in cui si è co– minciata la lotta di classe, molto probabilmente si ve– drebbe, come si vedo poi sistema borghese dalla rivo– luziono in poi, che lo stridore degli antngonisrÙicomincia molto più presto dol momento in cui donobbe comin• eia.re se esso fosso soltanto il segno di una compiutasi evoluzione dell'ambiente, o quindi il pri11cipio della /i11e. Si avrebbe cosl una forma sociale - la clas1e - che, mentre nasce adattissima. a compiere la funzione più import.ante di un sistema economico, si vizia prestis– simo o quind'innanzi si trascina a stento nella storia, sino a che una rivoluzione non l'atterri e una classe nuova. non le si sostituisca.. Or fino a che non mi si diuNstri, colle cifre alla mano, che gli elementi essen– ziali di un sistema economico mutano di rapporti con tanta faciliti\, io mi rifiuto di prestar fede all'esistenza di una classe così effimera. 4: Poi l.afargue, la divisione in classi è una necessità sociale sino a che ciascuno non possa essere al tempo stesso lavoralo1•0 dirottamento produttivo o lavora.toro doll'intolligenza, testa o braccio. Ciò sarà possibile quando la produzione o la distribuzione dei prodotti saranno regolato socialmonlo o sciontiftcamento. Valo a dire cho, poi Lafarguo, la. lotta di classe cesserà allor– quando sarà cessata la divisione del lavoro sociale. E puro la divisione del lavoro ò condiziono essenziale a una produzione regolata. scientificamente. o.• La dottrina socialista. ha sempre sostenuto fin <1uiche lo funzioni politiche sono usurpa.le dil.llaclasse detentrice del capitale. lnYece, so rosso vera la teoria del Lafarguc. il privilegio economico proverrebbe da ciò che codesta classe compio quella funziono direttiva o derensionalo che non può compiere la. classe dirotta• monto produttiva. Invertiamo dunque i termini; o su <tua.lorondamonlo positivo t A me codeste obbiezioni sembrano gravi, o non mi sembra di poterle supcra.1•0so non modificando alquanto i termini posti dal Larargue. E cioè: l." So puro si vuol risalire allo società.animali, non parliamo di classi, ma di cooperazione, di mutual aid, di divisione dol lavoro. Per tal modo e,•iteromo di con– fondere il concetto della. cla~1e come si trova., ad es., nella societb. delle formiche, con quello della. cta11e come-si trova nelle società umane, come lo intendiamo noi nel linguaggio comune I.leipartilo. 2: Vi può essere, anzi vi è cooperazione, divisione Bib 1oteca Gino B1arro del lavoro, mutuai aitl, sen1.a che vi sia letta. di classe, ed essendovi in"ece il comunismo. E dove non v'ò co– munismo v'ò lolla di claue. Dunque la ragiono o l'o– rigino della lotta di classe 11011 può ricc,·cani, come ho ripetuto più sopra, all'infuori del:problema della ripar– tizione dello ricchezze. Le fasi storiche della lotta di classe, il suo posto nella evoluzione, confermano, a mio credere, questa. as– serzione. E poichè il LaJarguc ha battuto un terreno a.tratto diverso, permettetemi che io possa. esporvi, nel prossimo numero, le mio osservazioni in proposito. Avv. BENEDETTO BERTARELLT. ILBILANCIO PASlilVO DELLA BORGHESIA {Contt,ma:lone e flue, tiedl nwnerl 1wtceatntl) V. Liquldn,ionc ,lei capitnlismo. r;uomo, dicono i filosofi della borghesia, è nato pig1·0 1 rapace e delinquente; non lavora che sotto la. minaccia o la srel'za. Dii ciò si deduce che, ces• sando l'aguzzinaggio ~,pitalista, cesserebbe ogni la– voro e il mondo cadrebbe nell'animalifa. La bor– ghesia è crude1o per l'utilo comune; il contadino e l'operaio sono la forza, essa è l'intelligenza. Il lavoro umano è dunque venduto come una forza d'acqua o di moti-ice, corno un se,,,,jzio di stalloni o di somieri, come una de1·rata da sfruttare. Eppure i salari son cagiono di conflitti gravi e permanenti, che gli economisti non sanno spiegare con tutta la loro aritmetica oltimisla. La cagione sta in ciò, che la vendita del lavoro non interessa il produtto,·e di questa fo1·1.a soltanto per la speculazione che può farne, ma perché ne tr<\e ogni mezio di sussistenza e di s,•iluppo. E curioso come gli economisti borghesi non pen• sino che la manutenzione della. forza-lavoro, neces– saria almeno quanto quella degli animali e delle macchine, tocca tutta all'opemio, il qualo non può la ·ciarsi morire di fame pel gnsto di dimostrare scientincamento l'insunlcienza di un dato salario. E neppure so petlino che il produttore di lavoro possa esse,·e teslardo e vizioso quanto Io sf1·utla– to1·e. J~ssi hanno basato i loro calcoli sopra un ope• raio tipo, il (tuale mangia tanti grammi di sostanze proteiche o tanli di id1·ocar-bul'i,sa a memoria il regolamento inte1·110, si corica per tempo nello scopo di tornar fresco e volonteroso all'oITlcin~l prima del• l'alba, o insomma non lascia spunlal'e nel suo cer– ,,ello un'idea pregiudfaiernle allo stomaco del pa– d1"<me. Si può forse pe,-.uader l'operaio alla fl'ugalila spartana nascondendogli i menus dei g,·andi ban•• chetti, e instillargli la rassegnazione del proprio stato ingannandolo sui guadagni degli speculatori, ma l'o1•giasi offro invece da sè stessa alla vista dei pii, ciechi. Lo stesso catechismo borghese non si presta al– l'educazione. « Lavo1·a! » esso ordina. E lavorare. in senso borghese, vuol dire sfruttare a sangue. Il consiglio ò ascoltato dagli aspiranti alla borghesia, che cercano in ogni angolo riposto la vittima da dissanguare; non un fanciullo sfugge al loro ba– stone educatore, non un soldo alle loro grinfie ca– rezzevoli. Anche ai sel"aggi viene posto il dilemma: O produrre per noi, o morire. Quante ossa sparse sulle spiaggio colonizzate, e quanta anemia nelle c.wni assoggellate all"ofTlcioa! Non si creda che il socialismo rimpiauga la li– berfa dei seh•aggi o il vigore dei bifolchi. Ma non

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