Critica Sociale - Anno III - n. 18 - 16 settembre 1893

Zi8 CRITICA SOCIALE Non diversamente in Inghilterra. li partilo radicalo, co' suoi LalJoucl1èro, Bra<llaugh o Morloy, ru por lungo tempo un partito cho volo,•a dello riforme. senza pre– cisamente sapore in qual direzione. Vedendo l'aristo– crazia 101·y o liberalo crescere ogni giorno tli potenza, non vide cho un mozzo per abbatterla: chiamare alla riscossa lo masso popolal'i; sen1.a. neanche sospettare che osso pl'OVOCtL\'a cosi la formazione di un terzo par– tito, che ftnirà por sconftggero tutti gli altri. ~: in fondo che cos·è il radicalismo so non l'impo– te,ua della claJle bol'f}lttie a ,·,formare ,e ,ttua? Sempre, in ogni classe dirigente, vi hanno dei ben in– tenzionati, che, vedendo l!'I. rovina appressarsi, tentano 1·ipnrru·o rcdiflcio nclristanto medesimo nel quale esso crolla da ogni po.rtc. Quelli non sono elemenli suscettivi di o,·oluziono, pcrchè sono colpiti da inerzia ancor prima di coloro, che seguono la ratali1à - il dolermi• nismo - della loro propria classe. I borghesi opportu– nisti morranno combattendo poi loro privilegi sino all'estremo. I rallicali son gin. morti. ('") BENEDETTO MALON Nella suo. larga fo.ccia rugosa, contornata da una barba bruna e fluente, quesl'uomo, di cui il telegraro pochi giorni rH.ci ha annun1.iata la mortey sembrava rivelare la storia della sua vita, la sua psicologia tutta quanta. Era stato fino a diciotl"anni contadino o guar– diano di bovi o di pecore nel dipartimento natirn della. Loira, presso _st. Etiennoi soltanto pilt fardi, da solo, per un impulso interiore invincibile, avo\'a appreso a. leggere o a studiare., s·era ratto racchino, tintore, poi commesso di libreria., alla fino giornalista o fllosoro. E il duo sguardo schietto o pensoso, sotto la rronto pro– minenl(!, o una vnga nube di tristezza sparsa nel sor• riso semplice o cordiale del ,·olto, sembravano rammen– tare in lui l'antico pastore, l'antico uomo della verdo e schietta nalura. Ma al diSOJ>radi quel rondo originario, la vita ,•is• suta, la vita battagliera o logorante, aveva scritto, corno su un palimscsto, una ben diversa leggenda. E la mobiliti, nervosa dei tratti, o l'occh io prorondo , o le rughe precoci, o una fine e quasi stanca dolce1.za d'espressione, con• tra.stante alla rustica nusterità di quel viso bruno o barbuto, dice vano alrattento osser,·atore quanta molo di pensiero o t.li aziJno s'era agilata in <1ucl cranio, e quale cittadino o quale combaltenle egli rosse. Cominciò coll'essere uno dei più Istruiti o generosi fra i suoi colleghi operai, il loro consigliere negli scioperi; entrò nell'Internazionale e ,,i ru organizzatore altivissimo. Soffrl 1>iùvolto il carcere. Durante !"assedio del 70 in Parigi, sindaco di natignollcs, indi deputato a l\larsiglia, so ne rìtirn protestando con Viotor 1-lugo. Scoppia la Comune, eccolo al governo rra la minoranza socialista. Tornata la 1·opubblica assassina del Thiors, ripara al– l'estero da un'immancabile condanna di morto, ra il ca• nestraio per vi\•ero; phì tardi si rifugia in Italia, il paese cho mandò a tutte le nazioni i suoi esuli illustri: l'Italia, vile, lo espello. L'amnistia del 1878lo richiama in Pal'igi. Qui la sua attività. letteraria si espando nel massimo ,•igoro. Dalla 1~.:a disfatta del proietat•iaw allo Spat'laco e alla Storia critica dell'economia 1>0litica; dagli otto \'O– lumi della Storia del 1ociali1mo a tra\'erso Il Pat'lito ope1·aio e il .neo p1·ou1·amma, il Ma11uale di economia 1ociale, la Morale 1or.iale e \'ia via tutti gli scritti sparsi nella ReV1ce sociali1t~ nella quale :tveva raccolto intorno n. sò una pleiade di ingegni gonorosi, venendo flno al– l'ultima sua opera, sintetica., Il ,ocialismo iHl<'gn,le, sulle pngine non terminate del cui torio ,·olume egli rese, cinquantaduenne appena., il sospiro eslromo, nonedello Malon non depose mai la J>enna,non diodo mai tregua o.I pensiero. ln,•oca,·a, per Oniro il suo ultimo IIH'Oro, ancora duo anni di vita. La malatlih. crudele cho lo mina,·a - una laringite cancerosm.- non glie li ,·olle concessi. llonedelto Malon pareva, come Do Paepo - un altro autodidatta a cui somigliava anche noi tratti e col quale aveva avuta simile lo. vita - l'imagino tipica del sa,·io. no.ccoglitoro più che pensatore originale, sapeva 1>erò inrondero nello suo pazienti ricostruzioni un alito caldo di sentimento o di affetto che veniva tutto da lui; In sua originalità. ò n che va cercata. Cotesto suo eclei– tismo fllosonco, por cui non a torto ru chiamato il Cou,iu del socialismo, lo motto,·a. un po' fuori del mo• vimento dei po.rliti militanti, dolio lotte tlere quotidiano: al Congresso di llruxellos, dovo lo vedemmo I& seconda \'0lta, egli stua od era lasciato quasi in disparte. Ma. non perciò meno ora lieto di quoll'nnenimento, perchù il suo animo era largo o buono, o moltissimo egli amò o mollissimo o da tutti ru amato. Non ,,·è un socio.lista, a. qualunque scuola appartenga, che non pianga oggi la perdita di questo esempio am– mira.bilo di laboriosità, di bontà, di fede, di eroismo, di d0\'ozione. Noi, che militiamo in una schiera e so1to un ,•cssillo che a lui pal'\'ero troppo assoluti e trop1>0 esclusivi, noi l'O.n1mcntiamocon tanto maggiore rim• pianto di avor goduto della suo.benevolenza inalterata e patel'lla, o mandiamo alla sua. rosso.lagrimata il saluto .nostro o de· suoi a.miei di Milano - il sa.Iulo com- mosso di tutti I socialisti d'Italia. (f t.) PROSTITUZIONE E CRIMINALITÀ Amerei ris1>0ndere alle osservazioni dello Zerbo– glio sul libro del Lombroso o mio, di cui alcune sono veramente molto acute: ma siccome esso ve1•– tono quasi tutto sulla parto psicologica del lavoro, la discussione sarebbe rorse inopportuna in un giornale come la C1·ilica Sociale. F'ar-emo altro,•e la discussione, un giorno o l'altro - non ne dubiti ramico zerboglio. Ma subito e sulla c,~atca mi paro che P.<)Ssao debba audaro la discussione della 1mmancab1l0 postilla, nonchè delle numel'OSO J>Ostil– lucce del direttore; specialmente della postilla in cui si discute la tanto agitala questione dei 1'1lp1>0rli tra criminalità e prostituzione. (I) Noi aflCrmiamo che criminalità e p1'0stituzione innata sono fenomeni equivalenti. E l'amico poslil– latol'e fa un ragionamento un po' sottile su cotesta equivalenza. « Il concetto di equivalenza è essen– ziahnente subbiettivo, come quello che implica un npp1-ezzamento, l'apprezzamento del valm·e, che è un i-apporto affatto sociale: esso si moditlc.'l colla influenza inavrcrtita dei concetti sociali pili gene– rali formatisi da ciascuno di noi ed esorbita quindi dai confini dell'indagine puramente biologica.» Ma, cn1'0 postillatore, quando tu vedessi uno zoologo rag– gruppare in uno stesso genero animale un gatto e una tigre, un bolo.nico in uno stesso genc1-e vege– talo una pianto.. di i'OSOe un 1>0ro, ti sentiresti tu (1) Nella Cnclea del ,. lli'OIIO, N. tG.

RkJQdWJsaXNoZXIy