Critica Sociale - Anno III - n. 13 - 1 luglio 1893

CRITICA SOCIALE 203 esempio da porre a riscontro di questo. OH è perciò che a parecchi parve di d0\'01'dii-o, non i migliori addirittura\ ma i più forti, o i pili adatti, senza che no.1:;guna di questo denominazioni riuscisse ad ac– cordai-si pienamente coi fatti. Seconda osservazione. Pil'.1si va innanzi, pili c1·e– scono nella specie umana l'intelletto o la consapc– volez1.a1o più diventa dinlcilo ch·cssn specie si persuada di non dovere s01·,·iro ad altro che alla produzione e alla esaltazione di pochi eletti, rispetto a cui essa doHobbe avere. a un dipresso, quello stesso ufficio che ha la zolla rispetto al fiore. Dice il Sor,nani che lo scopo ,·01-amonto degno c1·cssero vagheggiato o raggiunto si ò a1,punto questo della produzione di un picciol numero di eletti in mezzo a un influito popolodi 1-ejotti. A questo ideale, che forse rassomiglia un poco t1•opJlOa quello di un Grande Inquisitore, se no può po1·1·0 cli conh-o un altro che vagheggi l'innal1.amento graduale di tutta J:i specie, senza curarsi di qualche ritardo, o di qualche danno ancora, cho poS::iaa\'el'si qua o là, porchè, in fin dei conti, l'umanit.:\ non è un con– voglio colore, che debba giungere al minuto segnato sotto pena di perdere la coincidenza, e non si \·ede <1ual logge sacra e inesorabile possa condannare l'umanit:\ in via di divenir ragionovolo a produrre la rarità dell'eletto con quell'impegno che un orti– coltore adopera in produ1·1·0 una nuova val'iet.\ di rose. Del resto questo secondo idealo semb1-a con– formarsi anche meglio agli addita.menti della na– tura, la quale, fìnchè si tratta di specie inferiori, procede con pessima amminisll'azione, lasciando sperdere mille vite per una che se no sah'a; ma con lo superiori diventa circospolta od economa, o par quasi tendere, come a ragionevole scopo, alla conservazione di quanto nasce. E c'è di pii1. Osser,•azione ter1.a. Orindividualisti hanno, fra gli nlt1·i,questo gran torto, di non \ 1 0lOJ'Siaccorgere che, come pii, la civiltà procedo o si complicai pili la \'ila doll'indi\•iduo si fa dipendente da quella dell'intol'O corpo sociale; o che po1-ògli è assurdo credere che ciò cho nuoce a quesL'\ possa, a !ungo andare, giovare a quella. E appunto fu la cogni– zione di questa dipendenza crescente quella che persuaso :.\molti dornrsi, o p1•ima o poi, sostituire la cooperazione alla lotta. nico il Sormani: e La schiavitù, la senitù, la diponden1.a economica sono le formo di selezione sempre pili pCl•fezionate che la m•oluzioue ci ha porL1.te. » Sta bene, ma la storia c'insegna pure che da questo fo1·m.e dt selezione sono venuto lo causo per cui intere civilt:\ rimasero distrutto. Quante volto gli schiavi furon cagione della degradazione o della morto dei 101-0 padroni! La \'el'il\ ò <1uesta,che in uua società dorn il gran– dissimo numero vh·a vita abiclL1.e stentata 1 l'clello non nasce o nasco scarsamente e non prolifica, per la stessa ragione, a un dipresso, poi· cui Darwin non può nascere fra i Negri del Congo. Sperare che la individua.lit:.\ umani\ possa amnarsi e com– piersi dovo gl'innumercvoli sono bruti 1 ò un sogno. Un appunto anco1-a e finisco. Ilo ricordato testé B e~ l..:i no B1an o la natura o gli additamenti suoi; ma mi si conceda di ribellarmi un poco a questo abuso cho tutto– giorno si fa, o cho il S(lrmani fa, del nomo o della autoriUt de11nnntura. Verrebbo voglia di doman– dare con quel filosofo: Chi ò questa signora 1 Dove comincia, dovo finisce la natura T Lo spirito umano ò desso, o non ò natura? E so è. con qual diritto o ragiono gli si vuol contrapporre l'autorità di quo11af E so non è, o se 1rnr ò qualche cosa, pol'chò qucsL'l qualche cosa non de,•o essa avei· voce in capitolo? E se lo spirito umano rosso la stessa natura in via di divenir conscia di sòf Del resto, , 1 eggano gl'individualisti che si spec. chiano, o erodono di specchiarsi, nella natu1·a, che cosa ò av,•enuto nelle 60Ciet\ animali, a formnr lo quali non coopemrono punto lo dottrine o le ipotesi: la società dolio api o quella delle formiche (dove gli schiavi son d"altre specie) non ci porgono esempio se non di cooperazione, sce\'l'a in lutto di lolL'\. Mi si dirà che in quelle società lo funzioni sociali sono altrotL'\nto semplici quanto son compii• ca.te nelle sociol:.\ umane. Chi lo nega T ma ciò non vuol di1'8 che l'adattamento coopc1-ativo non possa compiersi anco in queste; \'uol dire solo che il p1'0CCSSO de,•o essere di necessil.\ incomparabilmente più labol'ioso e pii, lento. ARTURO Gn,H. 1~·a11iico cloll. E. Gallavresi, di cui è 11ota a lutti la 11obileallivilli ,piegala, fi,w a ieri, a JWO delle misere scJ1iavebia11clle dei setifici bergamascJu, è ampiame,ue scusato per no,1 al'ft-ci a11corama11dalo l'atteaa ,·eplica agli a1·ticoli di Malagodi e Ve;za,ii nd :J.'royetto .Al– bertoni. Il fare, e il far bene oom'cgli fa, val.e auai più del cliscute1·e. Ad og,ai modo la disc1usiom1 oo,;ti11uerd 1 e speriamo ,i cltiiulc1·à, 11el 1n-011imo,iumero. UNNOTEVOLE CONTRIBUTO alla teoria della lotta di classe M. Augclo Vaccaro ha Stlputo conquistnre un posto eminente noi campo degli studi sociologiri cd ora. si arrorma. anche meglio col \"Olumcsullo no,i ,tet dfritto e dello Stato, onde ru in questi gionti arricchita. la Bi• bliotcca. antropologico-giuridica. dei fratelli Bocca (1) e nel quale si rh 1 clano tutte le doti del suo \'ivacissimo ingegno indagatore e sistcnmlico. (') M. Ang. Vaccaro, Le ba$I del dlrllto e dello Stato. Torino, l'rAI.nocca C<llt., 1893, uella IJlbl. antrop.-Qi11rld. Serle 1 1 ,,01. :XIX. · Un ,·ol. di p:ig, grandi 383 (I~. IO). l'ubbllclilamo tanto più volontlerl que1ta recen1lon&a.rtlcolo del doU. E. Ylorla.n In qui'l.nto ai trntta di un libro che cl 1embr3 rl11>0nda.almeno In parte al dealderlo di molti, manlfeatato In quute pagine an,•he da.I dou. Der1arelli di \'erona (Crl~a ISP, :i.. 1; S,,edl$lone alla rl«"'C'a, ecc.), di 1tudl che dlii.noalla te.orli'!. della lotta. di ciane soclali■ta Il più larlJo fondamento 1dent1Hco e storico. Il dolio e geniale an. Vaccaro, bibliotecario 11 Mlni- 1tero di On.zia e Olu1tltli'l., uen del N!tlo già tracclll• :t.lcune linee di questo laToro nell'altro lnterHuntlulmo 1tudlo: La loua per t'uf1tetua e f il'IIOI t/feltl ,ull'umanltd (Homa, libreria Tibe– rina di Y. Se11h,vicolo dtlla l.upa, l, J,, 3) di tu\ 111cldi rerente una ,,erslone france■e ampliata. (Lo hdllf vo11r l'u:11renci:,etc., 1·nrh, Llbri'l.lrle ?Jarescq ainè, !O rue-~oufllot, rr. I). (Nota ,w1a Dfruto,ie),

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