Critica Sociale - Anno III - n. 9 - 1 maggio 1893

140 CRITICA SOCIA LE La partecipazione del maggior numero alla vita con• soelat&, nonchò notarsi nell'estensione del suffragio, e nell'allargamento del diritto all'eloggibllilà, lo vediamo nella rormazione degli eserciti nazionali sostituitisi ai mercenari, e nella nazione armata che, se non è ancora un ratto, non è tropPo discosta dal divenirlo. Oo,·unque cl volgiamo, ci imbattiamo In un sintomo di tali tendenze all'associarsi ed al predominio detr in• teres.se generale sull'individuale. Il so cialismosi lnrorm&, quindi, alle leggi dell"evolu– zione sociale ed è consono alle pilì spiccate inclina:z.ioni dell'e"o moderno. Il socialismo, sclentlftco e positivo, si a.ccorda. inoltre col positivismo che signoreggia, oggld\, In tutti i rami del sapere. Il socialismo, avanzandosicoll'esattezzad'una rormula. matematica, In nomo doli& ratalità. storica e cosmica., si Impronta. allo sporlmontnllsmo dominante, spiega.ndosi J>crciò coerente al movimento intellettuale contempo– raneo. La corrispondenza coi sentimenti e coi bisogni nostri ò sì manlrosta, che non saprei chi possa nega.ria.. Da ogni angolo di terra si impreca all'ingiustizia della nostra organizzulone sociale, e sono voci di fllosofl e canti di poeti, e dimostrazioni ioftessiblll di scienziati, e parole di apostoli, e clamore di moltitudini che con– dannano l'iniqua., arbitrari&, dispotica divisione nostra in rannullonl cho imperano e lavoratori che servono, In solTrenli senza colpa e gaudenti senza merito. Il socialismo provvedo flnalmente ai bisogni più ine– Titabllì della nostra aocletà., nella quale le schiere degli operai disoccupati crescono e devono crescere inesora– bilmente per ruso delle macchine e l'impiego che ne deriva delle donne e del ranciulll nelle rabbriche e nelle Industrie. E i bisogni nostri, facendosi sempre più alti, richiedono Il rorma.rsi d'una costituzione economica che non rubi più tutta l'esistenza pel lavoro indispensabile al vivere quotidiano. Il socialismo, sotto qualsivoglia. aspetto lo si consi– deri, si presenta., pertanto, come non solo attuabile, ma. ratale. Se vi è qualche coSII.che si sia dimostrato e si dimo– stri sempre 1>iùimpossibile, è la società. individualista, breve tappa storica. dell'umanità nella sua "io., o che si ra. sempre pili lnconellla.bile collo stadio attuale del– l'e,•oluzione psicologica umana. ADOLFO ZERBOOLIO. li ll~eriS110 e lacritica storica ~ell'econo1ia sociale sti~:! ~i;~~te~~~ u~1 d~~::;,t.}%1,~,t~~~ll~i~: f:~niinp:~~oi 0 ~a!~:a!~~~~:~~°!a : no ha data, perciò, alcuna soluziono. Vole\"amo, quindi. P.ropo11'0di nuovo il problema. ma in ma• niera ptù chiara o precisa, entrando nell'argomento solo in quanto rosse stato necessario per lasciare intendere lo poche ragioni da cui il quesito 01igi- ~J~:o, !\~! it=::~o ~: !°:~ot~e:vi~~I!~ q~re t~,r~~ ~ :j:~l?~OO~ ~l~=1!/::ic:.::i o per giunta comuni, che non a,•1'0mmoimpiegato inutilmente il tompo a rilevarne qualcuno, per gio– "are almeno alla prima o necessaria oondizione d'ogni discussione scientifica, che essa sia proposta ne· te1'Illini IH'Ot>ri od osatti. Bbl a G I. I.a teoria liberista di V. Pareto. do::ra1J>~~:i'tì°éra\~ ::ci 1 :8°f!d tl~'\:rec':~ liberista del Pareto ('), perché questa, almeno nei pili recenti scritti del suo Auto1'0, ~ rondat-asu ra– gioni ~ì unilaterali cd ha un caratlei'O cosi sou– geUloo, che non possiamo confondel'la con la ge– nuina dottrina manchosterirum. L'egr~s-io pubblicista non teme già l'ingerenza go\·ernabva poi ratto stesso di questa ingerenza e per le presunto suo consoguonzo sugli indi"idui e sulle istituzioni sociali, ma la teme solo pct· lo sue qualità, perché c1'000cho « io ogni paese ed in ogni tempo » ossa abbia degenerato 111 a.lJ'Uso, in OflJ)l'Ossione cioò dei mono contro i pili. 'l'anto vei·o, che so potesse coatituh-si un governo onesto, al Pareto non dispiace1'0bbopiù cl1e ad esso fossero · defe1iti gli ufficimolteplic1cho ora i ~verni hanno e tendono ad accrescere. Ma perché 11 oostituire un ~;e~nll, ch;Q~~~e s;J>'= ~-~!t~:h: i~:;~Jg~,~ ~~~~te=~doo I~~~: »cÌi~~st\\uii•~ 1 ~~ rew~e popoli. Ma è logico che a norma del principio del Pareto, al primo ed al socondo mr...zzo da lui immaginato :1~e ~t>gt,:;tl~;:, ~e ~ 0 ~!~~~-e d&f~!~~~ siano volte a ru•ori1-e l meno », la soppressione, intendiamo, delle istituzioni sociali, dello calegorte gfw•fdiche, che consontono l'appropriazione privata della ricchOZ1.a sociale. Ma tutto ciò, oomo é ov,•io, è nell'ideale oollettivista; o questo pare sia temuto dal– Pal'eto solo perchè il pericolo della 001·ruzione g<r "ornativo. si acc1'0SC0robbo con l'aocrescersi inevi– tabile (secondo il Pa1'0to) degli unici dello Stato. Ora, perché quel pel'icolo ò materialmente insussi• stento, ecco che il Pa1'0to si trova costretto, ~r rorza di logiC?,, ad ossei-e qm\Sisocialista, sociahsta nuilgre lut. E vero, pur troppo, che si sa come si nasce o non si sa come si muore! 01•bone, da questa somplico deduzione. nella quale nessuno scorgerà, spo1'0,ombra di malizia, emer- r;~ors~U\0 :;::!odio1~~8 d ~o/i:iao di~\ Pt~~!tc~}: id~~!~: ::s~~!~,!i,1:~~~· ~~[i~:i: aiu:C~a~~~ è segno che le ragioni su cui os.,a si basa saranno pili profonde e caratteristiche dell'unica addotta dal Pareto, la quale non escludo l'ideale socialista, ma ad esso conduce. Inoltro, poiché In nostra deduzione ci port..'lad ammetto1'0 che la costituzione economica della sociolà può storiliuai'O la mnleOca ioftuenza dei governanti. è evidente che rovesciamo il rapporto causale o rondamentalo, presupposto dai liberisti, fra la società e la sua rappresentanza. politica., in ~~~d!1~~::~-e:u~np~1:~t·~~i:1~~~:u~~~ ;~:n~:z~=~:e::~l l:~ 1 ~ d:~i:s:~i::: s~re condizioni economichedolln societ:.\, dovi-ebberocon– ''e1-ge1'0lo studio o l'opera rinnovatori degli amicì dell'umanità. . Resterebbe da confuta1'0 la dottrina del Pareto per se medesima. Ma ciò non ci pare necessario, e. diciamolo pure, J>OSSibìle. Da che parto inoomin- ('> Oforttaù: atgtl R«mom1,11, mano 1893. - CrWca Soetau, 1• aprile 1893.

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