Critica Sociale - Anno III - n. 6 - 16 marzo 1893

84 CRITICA SOCIALE piccola parte di tutto ciò che di orrendo, di ese~ crabile, di delittuoso fu narrato a noi da persona al tutto degna di fede, che ebbe cura di raccogliero sul luogo, nella forma più autentica che per lui si potesse, ogni particolare minuto. E molte cose, più nefande, abbiamo raccolto, che hanno tutto l'Ollare della verità, per racconto con cui furono dette, per la circoustanziaziono minuta, e che pro,·erebbero una vera o diretta e fabbricazione di tosti> ad uso del processo di Calt.wuturo: ma non sono ancora por noi abbastan1.a documentate, anche solo per accennarle. )fa a voi, cho non siete nuovo all'agone giudi– ziario, a ,•oi avvocato oscrciL.'lnto, quel poco che qua sopra accennammo dovrebbe. corno indizio, bastai-e. Da Caltavutm'O è partita poi Procuratore generalo in Palermo un'istanza motivata. Essa chiodo cho l'ish'uttoria venga sottratta all'ambiente termincso, venga avocata a Palermo, posta in mano di un giudico spregiudicato, energico od incorrutli• bilo. Noi non sappiamo se un giudico che riunisca l(UCSti tre requisiti esista, od esisL'\ in Palermo. ~la una cosa sappiamo: cd è che l'assassinio mate– l'iale, che i vostri soldati compirono a CalL'\vuturo il 20 gennaio, scolora o diventa un nulla, a paragone di <1uestoassassinio mo1-aloche ora si compie: assas• sin iodella veril:\, a&saSSiniodella giustizia. assassinio della guarentigie olemental'i dei cittadini, assassinio anche del l)Udore. La banda dei proprietari, inferocita dai falti del !.-'O gennaio, minacciata nella impunità di cui le loro usurpazioni usuraie hanno fruito sin qui, si ò costituii.'\ in una specie di associazione, che lasciamo a voi il còmpito di qunliflca1-o, per maneggiare il processo a 101-0 profitto; per persuadere a quei contadini abbandonati o divisi dal mondo, a quello mandrie umano por lo sf1·uttamonto signoriale, che essi non sono che schia,•ì od infimi schiavi; che ogni tentativo di difosa, di pl'otesta, di 1·eclamo ò 101·0negalo, peggio nncora, è destinato a convertirsi in 101·danno. i, lo spettacolo di un popolo preso a fucilato por ordino do·suoi conquistatori ò ancot'il mono orribile di cotcgto assjemo di to1·1'01'C,di sche1·no, di l'ic:.itti, che s'ammanL'\ della larva della giustizia. Questa giustizia non ~ soltanto borghese, ò anche soh•nggia: ò la giustizia per gli interessi del monopolio borghoso, che si \'aie delle peggiori armi della barbarie. Noi non diromo, come un deput.'\lo interpellante disse alla Camera: e guai se quei contadini capissero questa lotta di classe! » Noi desideriamo anzi che la c.11>iscano. Noi desideriamo ch'essi intendano ,1ual go,•orno è fatto di loro e che ciò li ammaestri. Ma se come uomini di parto e di fede questo \'O– gliamo, non ò llCrciò che innanzi a tanto strazio e a t.'\nlo scempio di ,1uel che mi chiamate giustizia, non ci debba l'ibolli t'O l'a nimo. A noi inflno poco ca.le 'dell'ono1-e e del decoro della borghesia dominante in Italia. A voi, signor Minlsh'o, qualche cosa no dovrebbe importare. LA CRITICA SOCIALI::. 8 liotf'ca G no Bianco UNA DOMANDA INDISCRETA ADUE MORTI (a propo,ilo d,9U «u1td«ti oditrm") Appena venuto alla luce il testo greco antichis– simo d'un dial<>jJO fra A. Depretis e Diogene, Vilrredo Pareto, coraggioso e matematico economisL'\ ('), ce ne ha data una elegante h'il.duzione. I due mo1·ti discorrono, come se fosse1'0 vh•i, degli scandali pa· namiani e bancari', dei quali sono perfettamente informati forse dal messagge1'0 Mercurio, il dio protettore od ispiratore di quelle umanissime mi– serie. Si p1'0vaproprio un gusto matto nd ascolL1rli; tanto P3:rlano chia1'0! Che furberia mostr:t quel ~~s:;t~l!os~~Oeattsg1~ ii 1 ~~~ia:.l:; l~~rl~l~lg~~!l, davvero. ci fu. il p1'0f. Luigi Cossa, che non ha mosso l'economist..'\ manchostoriano Diogene fra i precursori, anzi fra i vol'i maostri di Adamo Smith! Toi,cui punge acutissima la b1·amacli sapere dai chia1'0vcggenti morti ciò che dai vivi non riusciamo ad apprendere, domandiamo ngli S(Jiriti di Deprotis e di Diogene qualche schiarimento su alcune teorie cho. con tanL'\ sagacia, professano. Dopretis parla spiccio: spiega in duo parole la mgiono di quelli che molti chiamano scandali. « L·arte di governo sta nel togliere, non i;.i!t.nel tutelare gli averi dei cittadini, e il fine ò 11farne partecipi i politicanti». « I.ungi, dunque, dal re– stringero il numero delle cose nelle quali può e ~f°~\~1 b&:i'd~~\c:; ò l ~~ ~i!e;:~ 1 iò· i~~:~ dire ai politicanti». ),fa il grande, so non pulito, precul'sore del padre dell'Economia Politica, ha pr'Onla la sua teorica da obbiettare allo eresie del piemontese. Si scemino gli ufllci dello Stato ed il 1>0terodei Parlamenti! e SOio la liberl:\ economica può sanat'O le pia~he che ora tormentano la societù. L"espericn1.a ci msegna che da ~r tutto l:t JH'Oleziouobancaria, doganale, so– cialista, od altra, che male abbiano tutto! è stat..'\ sinonimo di corruzione ed ha favorito il furto, la ,·apina, o distrutto in milio modi il f1·uttodell'onesto la,•oro! • Di quanti dubbi, ahimò! l'animo uosti-o fu g1'ilvato eia queste pat'Ole cli gente trapassata! Il cinico Diogene motto in un fascio, come so fosse1'0 simili por lo causo o por gli etfotli, feno– meni che prima alla nosfra debole mento cli uomini viventi :1ppa1·ivano pr'Ofondamento dh•ot'Si o quasi inconfrontabili. Cecità umana! Noi credevamo, ad esem1>io, cito la IH'Oteziono l.loganalo si l'i(erisso alla ctrcola.:.tonc delle t·ic,. cllc~:;c o indi1-ottamonte alla loro 1n-0<lu;ionc, mentre la così detta protc;toi1esodalista,o il non meno così detto sistema della, leylsltuionc sociale avesse JlCr oggetto quei renomeni che costituiscono la atstrllJu;tonc <lella 1·tcc/u:;.:.a. E deducevamo da ciò - gli ingenui! - cho un individuo di qua.sto mondo potesse, senza incorrei-e nelle scomuniche della logica, essere ferocemente libe1·ista quanto allo scambio dei beni ed alla distribuzione territo– riale della 101-0 t>roduzione, o nel medesimo tempo p1'0fessaro ontusmsmo (pillo meno temperato dalla opinione pii1 o meno sicura, che tale entusiasmo potesse concret:i1"Si) per la p1-otczione sociale del la, 1 01'0 o dei J>l'Olofar1.pe1-chè ci lusi11ganmo. che i ra.pporti fra le me1-c1 diflorissoro alquanto dai :!~t!:~!I 1 ~T,.~ 1 ci ;, 1 ~~.aa;~;;~;:td'\ S!~u~·!~~ (') Otornale Mglt HtcmomUII, mano, t89J, - SI anu1e che qualche YO\Ula tr11duilone non è e.atta. Per M.• Il PaNJIO tra– duce il 10.1antlYo chi In 11~0 elgnlllca •ladro,. per e lupo,. o per •COlpeYole,.. V11, è un po•groua!

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