Critica Sociale - Anno II - n. 10 - 16 maggio 1892

1:,0 CRITICA SOCIALE ----------------,----------------- caso il vincolo malrimonialo è inutile, sia lunE,roo sia b1-o,•c,e, come tutte le coso inutili, cesserà por atrofìa. Nel secondo caso, dategli qualunque forma, qualunque scadenza, osso sarà sempre, pel debole, una sc1•,•itll.Cc1'C.'ll'O una fo,•ma di convivon1.ain cui la dipendenza economica si concilii con la libertà, la dignil:\ cd il benessere, è voler risolvere il pro– blema della quadr·atura del circolo. AV\', F. 'J'. Avr;erliamo i 1101h·i lellori, e 1)iù a11C0l'a le gentili leUrici, che ci è J)erve11uta la secmula edizione della Sh·en11a, da molti (li e,si tanto attesa: Il ilCese di 2tfoggio. f.: 1·iorclùiata, miglio1·ata eclacc1·e1ciutadi be,~ sedici pagine. Il tuntro amico Ghi1lerivi ha posto tutta t'arte e tutta la cirJCtteria .. cditm·iale di ct1i è caJxtC.'!. Insomma e ,upcra ,è ,tc,sa >! ;Vo,ico11osciamo dono più i,1tcllcltualme11te elega11te JJiit rugge,tivo. C-Olta L. t,W: ma i 11ostri leftm•i la1>011110 ave,·e 1:>er L. I ed anche pc,· 11ulla (veggasi nell'ultimo. pagina). Co111igliamo cli aggiu11gcre cent. 10 1:ier ta 1·accoman• dttzio11cpo,tale. J-:tpour cause! LEUNIVERSITÀ CONTRO LA SCIENZA A proposito delle cattedre vacanti di filosofiadel diritto Nel primo numero ili <1uest'anno la Ol·itica Sociale richiama,•a l'aUenzionc degli studiosi sulla ovidento de• cadenza dei nostri studi universitari, facendo oeo ad analoghe lagnanze rceentcmento apparse nella simpa• tica rivista Lo SJ.)cdalieri, cho il 1>rof.Giuse1>peCimbali dirige con tanto accorgimento. Fra gl'insegnamentì univcrsitarì più negletti in Italia, v'ò certamente la fllosofl(l.del diritto. E non sar.\ male ripetere che, su quattordici università di prim(l.classe, sette, o fra queste le più frequentate, mancano del pro– fessore titolare di tale importantissima disci11lina.In esso i giovani son ridotti ad ascoltare lo lucubrazioni di un professore distratto dt"L un altro insegnamento, spesso da. affari professionali, quando non è membro di una. dello tanto commissioni govornativo, o cho dà. a questo i,ical'l·co quel tanto cho può do! suo tempo e del suo ingé-gno,ripetendo ogni anno le stesso cose nello aule deserto di studenti, che si sono procurati degli appuntì, che rimontano a cinque e sei anni, ma che costituiscono quell'abituale bagaglio scientifico, col quale do,·ranno presentarsi agli osa.mi . La decadenza. dogli studi filosofici del diritto nello università italiano ò un fatto cho non può essere assolu• lamento negato. Non è già. che in Italia manchino oggi appassionati e valorosi cultori di filosofia del diritto, che possano onorevolmente salire una. ca.ttedra, ma. è 1iiuttosto che i rapJlrcsontanti della scienza ufficiate, seinpre tonaci cd intolleranti, i quali occupano oggi quasi tutti gl'inscgnamonti, non ,·cdrebboro con !)incero che questo venisse affidato a chi della. filosofia del di– ritto intendesse più modornamonto il còmpito e ne dif• fondesse in seno alla gioventù i nuovi ideali. La moderna scienza. del diritto ha 1-otto anch'essa il B bliot8ca G no Bianco cerchio delle h'adizioni metafisiche, cd ha Ol'mai vitto• riosamento adottati gli stessi metodi di ricerca dolio scienze naturali, abbandona.ndo le aride, per quanto qualche volta geniali, concezioni dei sistemi della filo• sofia trascendentale. E il diritto non ò pili considerato come un fatto dipendente da.I libero arbitrio dell'ag– gregato sociale, sibbono come un fatto necessario, date cerlo condizioni. Esso è la forza specifica dell'organismo sociale, com'ebbe a chiamarlo l'Ardigò. Il carattere insomma.degli odierni studi di fllosofla giuridica. ò eminentemente rinnovatore. Chi ò inraUi cho non sappia chu essa ha spinto i giuristi a ricono– scere la ncccssW:i.di socializzare l'attuale legislazione civile, pcrchò corrisponda. menoallo pi·e}_)Qten:e dell'in• dividuo, e più a.Ile e1igew.:e della socicti1,come roccn– tomonto ebbe a. dire il pror. Cogliolo1 Purtro1lpo :~questo fecondo rinnova.mento filosofico la scienza ufficialo si tonno estranea. dapprima, ed ora s'è data. ad ostacolarlo, per quanto ò possibile, impe– dendo che i novatori salgano la cattedra. Quella ten– denza misoneistica, che rivolano costantemente gl'imi• fa.tori, o i continuatori di unl\ tradizione che ,•acilla, si fa. ,•cdcr'Oin ogni guisa. Quanto tempo non s'è aspcf.. lato, e che cosa 11011 si tentò sotto il Ministero Bosclli porchò Enrico Porri non succedesse a Pisa sulla cat– tedra. del Carrara 1 Son già molti anni che l'insigne scienziato inglese John Tynda\l lu~scritto, che anche nel campo scienti– fico vi sono i conservatoi•i temlci, sempre in atto di guar\larsi d'a.ttor110con aria di diffidenza. (Es1ays o,, the u,e aml limil of the imagi11ation in 1cic11ce - l.ondon, 18i0, pag. W). F. sono appunto costoro, questi custodi dell'arca sa.nta della scienza ufllciale, che im– pediscono agli iconoclasti i-entrata nel tempio delle università, o accordano a qualcuno, che levò più in in alto la voco, quella libera docenza, che suona. inse– gnamento tollerato. E in llalia si ò ora a questo, che, accanto all'inse– gnamento brevettato impartito da quei pochi professori titolari, che sono in ogni Ateneo o elio hanno il mono– polio dello catted1·c,esiste l'ins('gnnmento tollerato dei liberi docenti, con cffet1i, (JUalche volta, più o meno legali. E 1>crquanto il secondo tenda inevitabilmente a.sopraffare il primo, non ò perciò men giusto che si debba. vivamente deplorare questo stato di cose, che non s'addice a quella spassionata serenità, noi limiti della. quale la.discussione scientifica JlUÒ essere feconda di utili risultati. Ma.siccome ò proprio il contrasto aperto e la. discus– sione \'ivn.,che s.ivuol evitare ad ogni costo, siccome ò ))roprio la luce, Che si temo sui più grM'i e dolorosi problemi sociali, o su certi diritti, clic sono dei cosi comodi pri\'ilcgi di classe, cosi è anclie naturale che il più osteggiato rra tutti sia appunto l'iusegnamonto della lllosofia giuridica. f: qui che I' indagino scientifica può riuscire estremamente pericolosa e colpire into1'0ssi iroppo gelosi, che la critica lllosoficanon credo di dover rispettare. Ed ò anche per questo che non vi ò mai penuria di cattedre di diritto romano, perchè da esse scende quel ,·orbo, che ribadisce al piede della. società moderna la pesante catena della. tradizione individua.– listica romana, cosl cara. alle classi abbienti e natural– mente consOl'\'alrici. Fu essa che ispirò il nostro codice ci\'ilc, qualillcato dal Salvioli eminentemente borghese e di cl:\.Sso,una. specie di libro d'oro chiuso alle aspi– razioni, ai bisogni, ai reclami dei lavoratori. Non credo di a.,•cr errato esponendo <1ual è sccoudo

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