Critica Sociale - Anno I - n. 13 - 10 settembre 1891

CRITICA SOCIALE 195 avevano scombiccherato di nomi due o Lro schede per riuscire a raccogliere appena qualche diecina di lire, Je offerte modeste delle giovani sartino en– tusiaste, i sacchi di soldi o di quattrini portati ai comizì da11eragazze della )ranifatlura tabacchi, fic1·e del po.sani.e fanlello. Al momento in cui scridamo sono ben duecento i versan1onli gill falli, molti dei quali riassumono centinaia di minori contributi. Perfino le sonno- :11~ti r~,~~J~a~~~~u!f,~;~~- 11 ~;: ~~1~1~~ ;; \.~isA~~;~ Yeni, 1 ano a Cremona le donne e, non avendo altro da offrire, portavano ai collettori piccole canestro di uova per essere vendute a favore degli sciope– ranti. Fu insomma un plebiscito di simpatia, di so– lidal'ietà, di sacrificio che far,\ epoca. senza dubbio 1 nella storia di quest'aurora del mo\"imento dei la· voratori italiani. E non ultimo benefìcio della lotta fu di aver ser• vito a vicmcglio distinguere, anche in Italia, le classi sociali, a dissipare gli equivoci che fra esso si mantengono ad arte, a persumlerc ai laxorato1·i come essi non possano 1·ealrnenle contare che sullo sviluppo delle forze lor prOJH'ie. Alla l)1'ima dichiarazione di guerra, i partiti in cui sog iono dividersi lo classi dirigenti cessarono di esistere, fo1·marono una massa compatta. Essi sentirono il bisogno cli dimenticare ad un tratto le loro dichiarazioni platoniche di simpatia per la causa ùei lavor·atori, di rendersi tutt.i solidali, senza. neppure il velame della solita scalh'a ipocrisia, per resistere uniti, con ogni mezzo, alla pressione dal basso i i loro giornali scoclelhwono in dieci gio1·ni tale ammasso di calunnie. cli malignit.\ e di so– fìsmi quale, noi tempi ordinari, basterebbe per tutta una stagiono al pasto quotidiano dei loro lettori. E poichè la paura. e l'istinto non ragionano, squarciato il velo umanitario nel quale solevau drappeggiarsi, perduto ogni ritegno cli pudore, mostrarono alla luce del sole i loro veri sentimenti. Solo il giornale di Dario Papa - nella capitale morale - osò prcn· clere, con perfetta abnegazione e sinccrita, la difesa. dei reietti, accusati di aver scelto male il momento di aver fame e di mancai•e cli patriottismo per es– sersi sentiti strangolare. Ma la Yera misura della rabbia che inYase la borghesia di fronte ali' inopinato movimento dei lavoratori, la diedero le contumelie di cui i suoi giornali copersero i membri della Commissione, che, a sciopero dichiarato, era sta.ta chiamata ad assu– merne la rappresentanza; contumelie delle quali, a noi che scriviamo, nella nostra qualità di borghese, toccò la miglior parte. Assenti dal!' Ik'\lia, aYevamo ignorato per vari giorni lo scoppio dello sciope1·0; appena gwnti ci a<fopera.mmo a toglie1'e agli operai ogni illusione circa l'importanza dei sussidi che potevano venire dall'estero; per tutta la dm·ata dello sciopero 1 pur giustificandone gli intenti, 11011 dissimulammo mai la certezza della sconfltk'\ 1 con– seguenza inevitabile della mancanza di organiz1.a• zione. Malgrado questo, i giornali borghesi - il cui livello intellettuale non è pii, alto di quello del questurino, che per spiegarsi i fenomeni sociali più spontanei cerca sempre il sobilJatore come il sei· vaggio ingiuria il suo feticcio per lo scatenarsi della bufera - ci accusarono di avere istigato e promosso lo sciopero, inventarono sul nostro conto ogni sorta di colpevoli menzogne e di ridicole in• farnie, e tentarono addossarci la responsabili!...\ llel• l'inevitabile insuccesso. Questa tattica non ci sorprende e gli attacchi degli avversari ci onorano e ci fanno supei>bi, quanto ci farebbero dubitare cli noi stessi i loro elo~i e le loro carezze. Ben ci sappiamo rei cli rei· loma verso la classe dalla qualé siamo usciti e Bib 1otecaC,1noH1arco sappiamo che un peccato cosi grave non trm·a ~razia appo lei. Una devozione senza limiti agli mteressi della clas.so sfruttata è per la odierna bor– ghesia italiana, pel suo senso morale, tale e cosi strano miracolo che anche soltanto il concepirlo le riesco di soverchia fatica. Ci die,;'lnodunque istigatori 1 non cc rabbiamo per male. Da troppo tempo siamo usciti assai lungo dalla ignobile sfera in cui si mcrcano i facili elogi e le compiacenti indulgenze della stampa bo1•ghcse. Quale che sia stato l'esito immediato di questo mo– vimento, l'aiuto cho ne venne alla causa dcll'orga– ni1..zazionc operaia ò cosi grande o eloquente cho conYer1-ebbe essei-e ciechi per dubitarne un istante. Jn tutti i paesi del mondo 1 nella stessa Jn~hiltcrra dove le unioni di mestieri sono cosi riccnc e po– tenti, l'organizzazione operaia fu il prodotto cli lotte sanguinose, di batoste formidabili, di dure espe– rienze, di persecuzioni e calunnie senza nurncr-o, di un esercizio atlivo e continuo dolio spirito di solidarietà. Non speriamo che l'Italia possa soth-at'Si alla legge comune. Puro sar.\ men lungo il cammino pei lavomtori italiani, che giunti tardi alla fase della grande in• dustria, J.)rOfìtk'\nodell'esperienza o del soccorso dei compagm dello nazioni dcinc. Presto agli scioperi impreparati succederanno gli scioperi organizzati, alle battaglie impulsive succclle1·an110 le guerre calcolate, si faranno più rare le sconfitte, pili fre– quenti e sicure le vittorie, il scnUmento della so– lidarieti.\ nazionale ed internazionale vibl'orà più vivo e più intenso e il partito dei lavoratori 1ta• liani, passato por la prova del fuoco ed uscitone adulto, redimer.\ sè stesso e l'industria nazionale dallo stato miserando in cui oggi c1ui languo il lavoro. Le crescenti pretese degli ope1•ai, stimolando le migliorie elci sistemi di p1--oduzionc,saranno - come furono ovunque - uno dei maggiori fattori di pro– gresso industriale e meccanico. E questo popolo, che ebbe fama sin qui cli non saper alti-o che li• mosinare o rroclare, con la concorrenza sleale, i l'isult..1.tidel lavoro cli 01·ganizzazionc dei lavorator·i stranieri, risponderà virilmente ai segni di simpatia cho, ciò malgrado, gli mandano i popoli delle na• zio11isorelle. Nella santa lotta per rcmancipazionc mondiale avr,\ alfinc meritato e conquistato il suo posto. FILIPPO '!'URATI. AVVERTENZA, Col 20 co1·1·enle la Direzione della CRITICA SOCIALll si tmsferisce in Piazza del Duomo, Portici della Galleria Vittorio Emanuele, n. 23. L'ufficio à'Ammiuistrazioue conserva il suo vecchio indirizzo. Ai collaboratori segnatamente agli avventi,:'i, dei qttali pure spe,·iamo avere gi·an numero, t•amnumlianw che questa Rivista. , no,i consta che di sedici pagine, e vuol esse1·e,nel suo genere, completa. Procw·mo di dire, o meglio accennar lullo in poco; a pen.sarci su ci si 1·icscee si è - a11.zi – tullo - più facilmente stampati, poi più letti, più effi– caci, più sugpestivi. Gli articoli chilOmelrici,che svolgono un co,iceuo da ogni lato, chepensano - dfremo cosl - anche per conto dell"acuto lellore, hanno anck"cssi, non si fa pe,- dfre, i lo1·0grandi pregi. i\fa appunto pe,· ciò li maridino, di preferenza, alle 1,iù ampie nost,·e conso1·ellc.E un con– siglio che non ha l"ombra di malizia. Da noi farea, pur troppo, è pre,:iosa, e la legge di Malthus e Da1·1oin, la lolla pe,· l 'esislen.ra , impera fc1·oce. fra gli articoli. · e Tout ce qu·on coupo on no lo sifllo pa.s! >

RkJQdWJsaXNoZXIy