Critica Sociale - Anno I - n. 13 - 10 settembre 1891

200 CRITICA SOCIALE s.• Lo Società di resistcnz3, del Belgio, dell'Inghil– terra., dell'America del Nord, occ., non costituirono, per quello cho io so, atrepoea della loro fondazione un ca• pilalo sociale di parecchi milioni, corno fanno le società. industriali. I milioni che ora posseggono o di cui si serrnno per la lotta, li rormarono a poco a poco, non trascurando - come dimostrò il segretario dell'Unione nell"ultima assemblea di Liverpool - alcuno dei vantaggi, grandi e piccoli, a misura che se no presentava l'occasione. Anche qui, corno ,•edo_ fa capolino il tempo. 4: Ella chiama me:::i tra1uito1·i e l'imposta. pro– gressivo., la nazione arma.la , ccc.• 1>orrapporto alror .. dinamento 1ociali1ta. lo non ho mai dello nè lasciato supporre elio l'animo mio si quotorobbo a questo ri– fOl'lt101 corno io SJ>0J'O che Ello. non riterrà definitivo l'ordinamonlo socialista, Clnon porrà ivi le colonne d'Er– cole della ovoluziono. So l'o,•otuzionocessasse, l'umanità sarebbe giunta alllL sua or-.L-estrema. Ma io penso o credo cho revoluziono non cesser-l mai; o quando a,rremo realizzalo l'utopia socialista e l'utopia anarchica, quando l'umanità sarà. pervenuta a tanta al– tezza morale da non avere più mestieri di leggi, quando il sentimento altruistico sar.i tanto sviluppato o gene– ralizzalo che rendere servigio al proprio simile sar-J. cosa ubilunlo come il Ja,•tu-sila ru.ccia., o istinth•a come è istintivo il restringersi o dilatarsi della pupilla sotto l'influenza d'uno. luce troppo viva.o troppo fioca.,quando ci disputeremo l'un !"altro lo occasioni di sacriftcarci pel bono altrui, allora io credo che t migliori uomini acldi– ternnno altro cimo più elevato ed altri perrezionamenti di cui ora non abbiamo, nè potremmQ avere la più.pic– cola nozione. Con questo a,•rei saldato la vecchia partita. Ora vo1TCimettere in ta,•ola un'altra questione. Nello considerazioni elio rn. sul Nuovo Prog1·amma 1ocinli1la tedesco, Ella non solo approva l'art. s•, con cui la docisiono della paco o della guerra si vuole affi– data. n.i rl\JJJ>rosontantidel popolo, ma aggiunge a mo' di commento: e Il dcchlo1-osulla. pa.co o sulla. guerra, e che era. poco pratico o for,e pericoto,o deferire a tutto e il popolo, vuolsi invoco delegato al Reichltag. > A questo proposito osservo: in primo luogo che, so le suo ldoo o quello del programma tedesco trionfassero, noi cadremmo sotto la. peggiore dello oligarchie. Invece di un despota no avremmo cinquecento - elctliYi ftnchò , uolo, ma despoti - che una volta eletti potrebbero disporre della nostra \'il& senza tampoco rarci sapore In che salsa intendono di cucinarci. Como! si ammetto cho l'elettore non dove - e non do,•e per dio! - far procura generale al suo mandatario per ciò che riguarda lo sostanze ed i beni materiali (intatti rart. 2• conrori.sce atreleltoro il diritto di ap– provare o rifiutare lo impost0)io quando si tratta della propria vita gli si nega il diritto di tutelarsela I A che si ridurrebbe la sovranità. nazionale, se, deposta la scheda nell'urna, J"oleltoro non rosso più. padrone della 1>rop1•ia 1>01101 Allo corto: o questo mezzo ò pratico, oppure no. Se ò pratico per decidere di into1·ossi materiali, lo dovo essei-o tanto più quando si tratta. del proprio sangue. Aggiungo: o gli elettori si credono capaci, oppure no. Se si credono capaci di compiere la più alta runzione della sovranità, quale ò quella. di eleggere i legislatori, se si credono capaci di approva.re e rifiutare le imposte B1bhotecaGino B a co da. questi volato, a fortiori, bisogna ritenerli capaci di approvare o rifiutare l'imposta più grave di tutte, l'im– posta del sangue. Osservo in secondo luogo elio il pericolo sta appunto nella soluziono proposta dall'art. 3'. Infatti, so lasciaro la tremenda responsabilità. della. paco e della guel'ra al potere esecutivo ò una assurdità, un anacronismo mostruoso o gravido di pericoli, abolire la prerogativa. regia por crea.re la prerogati,•a parla– mentare è un cadere do.Ilapadelht.nella brace. Un consiglio di 500 delegati, cho - con voto palese o segreto, poco import.a - a,·osso il potere di decidere la guerra, per ogni nonnulla motlorobbo a. repentaglio lo nostro vite; imporocchò lt\ responsabilità essendo divisa non pcsorobbo su alcuno in particolare, o nessuno o ben pochi oso1·obbol'O assumersi l'odiosità. di andnro contro la co1·ronte di quoll'opiniono 1rnbbliea.,che ò su– scito.tu.ad arto da giornali venduti, o che si chiama pubblica, n on 1>orchò sin. !"opinione di lutti o del maggior numero, ma porchè ò l'opinione di quelli che gridano più. roi1.eo gridano tanto più forte quanto mono sono dispost i a. sost enere coi ratti lo loro bravate. Quanto guerre avremmo avuto dal 1810 in poi, so il deciderle rosse stato in potoro delle rappresentanze nazlonalil Le ra1>prosontanzonon rurono mai un freno; sareb– bero Invece un eccitamento. La rappresentanza nostra fu mai un rrono allo pazzo sposof Fu mai un eccita– mento allo oconomie1 Veda quanti ostacoli incontra la logge sullo preture. Se si vuole realmente assicurare atte popolazioni i bcnoftcl di una p ,1.ce stabilo o durevole, bisogna la.sciare la. rospo~bilità doll a guerra a. chi ne sente tutto il peso, cioè al popolo. Non potendo darla. al popolo, meglio ò cho so rabbia Il potere esecutivo, ma sappia bono che su di osso cadranno lo conseguenze. Coloro, cho da. una guerra. attendono lo scoppio della sospirata rivoluziono - o lo scoJ>ploavverrebbe imman– cabilmonto - quelli ))OSsonodesidera.re che alla pro– rogallvu. rogilLsi sostituisca la.proroga.Uvaparlamentare. Ma.so domani, in seguito ad una. guerra, scoppiasse la rivoluziono, saremmo noi pronti a. raccoglierne i n·uttil lo non lo credo i io credo invoco cho una rivoluzione ci ric&eeorobboindietro per lo meno di roez.z:osecolo. Dunque se ci stanno seriamente a. cuoro le giuste rivendicazioni, e se ci promo di presto realizzare lo r1rormo oconomicho o sociali del nuovo programma, la 1>rimacosa che dobbiamo raro ò dì dìvenlal'e padroHi dtl 110.,tro fucile; ecco il J}On'Ounum, e non lo saremo mal finchò non saremo noi stessi arbitri della pace e della guerra_ che ò quanto dire ftnchè non avremo rea- lizzato la na;ione armala. S1CCA.RDI. COSE DELL'ISTRUZIONE LA SCIENZAARISTOCRATICA. Su questo torna, toccato in una nostra notorolla a un articolo di Vice-Merlino noi numero precedente, il pro– rossore Pnnobiu.ncodoll'Unlvol'Silì\ di Padova, che non ha. 1>aura,occorrendo, a tirar sassi in J>iccionaia,ci invia lo giuste riflessioni seguenti: f:gregio Diretloi-e, Nella roconsione dei Pemitri tulla riforma 11nfrer1i– taria del professor Vidari, ratta nella. pregevole Critica

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