Critica Sociale - Anno I - n. 10 - 10 luglio 1891

100 CRITICA SOCIALE boratori, non li stimiamo cosi miseri e piccinini - e se qualcuno ce ne rosse, diremmo: tanto peggio J>Ct' quello! - da im1>0rmalirsi delle nostre libol'O glosso ,mc.s.so li come l'animo ci detta o senza prc– tenzionc. Alla. Critica nessuno sale in cattc<lra e il dfrcttore men cli tutti. Ci limiteremo pel'ò ad alcuni punti salienti, per C\·itarc quello sparnnto del lettore cl1e è 1·articolcss.1. infinita. E po1'Clò comincorcmo dallo scart.1.rc tutto quello su eh che siam d'accordo coll'egregio Siccardi. Già scrivemmo (1) che la questione del tempo nc- ~~f~~~j~~11{!~~~;:!\~;~~~}:, 1 : :~:\s ~~;:;:~\ a ~: stolo: - ciò avvoi-r;\quando sarà il tempo maturo. La nostra fu questiono di metodo e non di anni o di mesi, di domani o cli 110sdomani; il mestiere del profeta, in cronologia, ò l'arte di pigliar canto– nate. :Koi non siamo imp,1zienti, appunto perché siamo fidenti. E pal'imcnti non irnsistcremo sui minuti partico– lar-i delle rormo sociali ruture. I dicci« collettivismi» dell'eclettico c1uantodotto i\lalon non recano alcun danno al « collolti\'ismo » nel suo singolare. Socia- !;~~;:.~~{ d~rla~~Zrt~ì \'.~!u 1 :r:~i:~~~i11 1 ~ 1i:i~~i~id~1'1i sfruttamento dell'uomo, colla libot•tà e colla dit;nità degli individui, colla soslitm:ionc dolio runziom allo classi, colla sopp1'l'ssiono delle ineguaglianze arlifi– ciali, il che vuol dil'O col maggior rispetto delle ineguaglianze naturali, ecco il minimo termine, l'immutabile essenza del socialismo. Non si è so– cialisti scn1.a c1'Cdcre cho vi si arri\·i osenza pren– dc1·e, per arrivarvi, la \'ia la pii1 breve, cho ò in– segnata dal concetto sperimentale del materialismo economico o della lotta dì classe. Fuori di qui si P?tr:.ì esser nel v~ro -: i! vero non è monopo_lio d1 alcuno - ma s1 è fuori nettamente del socia– lismo scientifico. E con ciò cacio,ci semb1-::l. il dubbio che tormenta insidioso l'animo dell'egregio Siccardi, che il socia– lismo tl'ionfando, non mantenga lo promesse che ha fatte, che gli operai i>0ssano formare un quarto stato por sfruttare il qurnto. Ciò potran fare dei socialisti rinnegati o salili prima del tempo, a so– mi~lianr.a di quel che rooero ingenui o ciarlatani politici, ma allora saran ruori del socialismo, che è ~~~YI~esJ!~:: 0 ~~•!i iY 1 ~~1i!~~tt 1 ~-~~!~:r,ri•~a~~ sc1•;\loro di sopi-a. Le ri\'oluzioni, cita.te dal Sic– cat'tli, cho trad11-ono i J>OJ>Oli, li tradirono pe1-chè erano ratte sost..1nzialmentc nell'interesse esclush•o di una classe (per quanto molti generosi non se ne rendessero conto, come spiega benissimo il Loria) e cli umano, di sociale, non avevano che la cleco- ~~~1:\1~~i;>f ~~f.~:~tf~~1~i!t}l}~!!as~lrai~~~ Del resto non è neanche giusto il diro che tradi– rono i popoli; perché esse portarono avanti, ciò che, pcl momento, /x,tova ossor\'i portato e, sgombrando ostacoli imme< iati, permisero ai nuovi strati dì ar.– parecchiarsi a lol'o volta e alla storia di raro più rapidamente l'opel"a sua. Lo delusioni - nella vita sociale come altrove - non sono e non 1>01rno cssc1·0 che il rimbalzo da una illusione, quindi la soluzione dì un errore. Do– lusiono sarà sempre finchò una classe attendcr:t da un'altra classe, o preci.smnento da quella che ha di– sopra, d'essere elo,•ata al suo livello. Ma il socia– lismo sventa questo errore. Esso non dice agli op– pressi: questa teoria o questi uomini rara1rno per voi; esso dico: rate da voi stessi. Esso rammenta quella canzone del J-loine, il quale tro,•ò tanti amici sulla strada, che gli oftCrsero ogni sorta d'ajuti o ( 1) V, n. 5 Crllfca l()ClaltJ. B bltoteca G no Bianco lo abbeverarono cli fiele, e alla fine ne h'ovò uno cho lo cavò "davvero d'impiccio; e c1uoll'uno ru lui. Lo classi sovr::i.stanh - come tali - non possono dare, del proprio, che un bcnelìcio ~rancio o reale ~~itW~iil srcWoet!~~~~;:g~~~i ~n~~:'C ratd~~r !i\~ della loro parabola e lasciar libero il campo. Le concessioni, i te1npo1·amenti, le cosi dette leggi so– ciali, le stesse libertà cd il suffi'::l~io e lo sgra\'io dei tributi, per quanto in rnsto d1 filantropia e di giustizia, non sono che me1.zidifensivi, di1-ottia ri– tarda1·e o edulcorare l'evoluzione, o so lo plebi talora ~~-i~l~ 1~~;'~~ttjf,~:•1~'ri.c~ua~1t~~~~ ::!t 1 c1a 1 i 0 :16mY:! tori, che 1-ec..1110 l'opera, la coltura e il consiglio a ~:/1tgct~ ::~a~~;~o'fii l~r~l s;~~ftocl:1~ ':;W~"~lo~ classe cui appal'lengono. Oggi, essi non sono bol'– gho.5ia. Cosa singola1·e! Il 1mnto nostro di dil'ergoma dal :~~ii~~lill~~~ 1 \.:/ò !~U~ :. :~u~·ir~~~;!, ~ 1 u ~ si l'isolvc nell'altra della via la più retta; è invooe in ciuci paragoni finali, che appunto pcrchè para- i~:!~ 1 :f 1 :u:~'. 1 l ~~~;r•~g[~n~u~l1~ 1 ~t]i n~v;~~~ cd in quel carciofo, ne' quali ei 1•afllgur::i. la questiono sociale; e so cle8':'bemmo, per intitolare l'articolo, ~ee1f.~'i!~is1~/~:~~1 1 n;~~:~~~• ! f: :è cci J~ 1 ;;;~ ~ culinaria - che la coda, questa c1·iniera al capo ;ri~! 0 ·i~~:1 1~a~~t\~~-~'\~i:1~~{~· {: ~f c~~~J!!:, cl! ~~~,~~f!: 0 c~ 0 c1~è ~?~So~~ 1 , t ar 0 ~~~nri:ai ~df ~~-~ un omo scn1 .. '\ sugo, o nel c1uale ru omblemato da taluni il monarcato sabaudo. Or noi concediamo al capitano Siccardi o al ca– pitano Cajo i\!al'io che, volendosi squam:u--eun car– cioro o di\'ellere una coda, torni conto di adottare quel metodo prudente e paziente da loro suggerito. Ma <1uclche ci rifiutiamo virilmente ad ammettere ò che 'passi rra quegli esempi e la questiono sociale analogia di ragione. Per 1101 la 'luestiono sociale o, se voglia.si , il pl'i\ 1 ilCf:tiO da abbattere, in tutto lo sue forme, non è un carciofo, benchò no abbia le spine, e non è neppure una coda, benchè a toccarla si arrischino i calci della bestia irl'itata, ma è un al– bero vasto e secolare, che ha il fusto o lo fronde velenosi e le tn'Orondc radici e che tiene della gra- :~~~<;°~'\, 1:n~ie 1 ~c~::!d~~•~l~~•gfje•;.!;!~:uti!1:ciÒ 1;~ nostra ma.ssima cura non è rigo\'ernarlo, o sr1'0n- ~~:~10di~iai"~~a~g~\1f~~i r!P~j~ ~1~ 00 :i 1 ~~ic;;.~l~~;~ ~~~ ~-adc1\d~ii;~;~ !!'~~~~rf~li /l ~11 fra1/:, ~hfuj ~~fi~~n~l~ù r;~.r~;rt 0 d~~c1~fu~fll 1 ;~~~· ~og~~:~;~ nuove pianticelle egualitario t1'0vino più presto te1•ra sgombra, luce e respi1'0. Già dicemmo, paragono non è ragione, e, a rica• mare anche sul nosfro, si potrobbo trovarci incoe– renti. Abbandoniamolo per dire che intendiamo il raro un passo alla volta, e il farlo, sia pure, non 1,H1lungo della ~mba che si ha; ma non inten- ~f:~~: ~~--~~~~i~gl~~bi~"m~~~:;:~t'\:"1er~rr~!.:~ cho migliorino llnche di poco le condizioni del• l'opcmjo sono tutte quanto preziose; ma la que– stione rimane vergine quali siano <1uelleche le mi- ~~~'~l~• J,~~! 1 ~11~1~:iJ~~~v;~~ 1 1t g~!! 1~~0':~~:~~!~ dai compagni dividendo le forze, c1uelleche non sono miraggio, quisquilia, perditempo; e poi quelle che

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