Critica Sociale - Anno I - n. 10 - 10 luglio 1891

B CRITICA SOCIALE 156 assai lontamontei o l'ospcrionza. di tutti i giorni ci prova che i costumi o lo abitudini J>Crmangonoanello allorquando lo ln1clligcnzosi sono gi~ di molto inoltrate per nuo,·I sentieri. Tre secoli r. - per non risalire a tcml)O più Ion• tano - bastAva. che un principe si raccsso protestante, perchò tutto il suo popolo - como un branco di pe– roro - no scgui.:~o resempio; ora questi ratti non si ,·ipcterobbcro più. Una volta l'individuo ora assorbilo nello Stato e non avo,•a - si può dire - una coscienza propri ii; ai no– stri giorni inveeo esistono lndi\•ldui, ognuno dei quali sa di ess(l.N) uno o ,•uol contare per (JU0II0 cho è, onde lo rlrormo che si annunziano come espressione della coscienza sociale non sono accettate, !!Onon in quanto rirmonizzano collo coscienze individuali. 011. ciò concludo, o so sbaglio concggotcmi, che bi– itognn. co.mmlna1·0,nntlarc sompl'O tl\'tmtl senza mai fernmrsi, <'hòla soclutò, 111. quale si a1·1-osht,muore; run. bisogna rare un passo do1>0rauro ed o,•itaro i , 1 01i alti o repentini, cui sogliono i precipir.1 cssoro vicini. Quindi non ml paro ('ho siano da dhiprcuaro certe riforme, quo.udo migliorano, sia pur di poco, la condi– dono dcll'opcrajo. So la nazione armal&i l'imposta. progress.h-a, l'eredità. di Stato, lo ot1o oro, le borse del la,·oro, I sindacati, lo ooopcratirn, la C()mparlocipazioue agli utili, ccc., gio– nno a rialuro la condizione del proletario e a met– terlo in grado di ))Olcr lottare con minc,re snntaggio contro il capitale ('ho lo tiranneggia, mi paro che sia un guadagno da non disprezzare. Togliere anni all'av,•ersa.rio od aumentarle dallti no- 11ra parte non mi plll'Ocatth•a tattica. Che coloro, I quall 10110 alla direzione del movimento, tengano sempre lo sguarilo l'h·ollo alla mota lontana, e non cadano nell'Illusione tli credere di 0 twero terminato il loro COmpitoc1uandohanno ratto adottare una dello ora detto riformo, 1ta bene; cosi do,·o rare un buon generalo. Ma il capi1ano non comunica al suoi soldati l'obbiet– th·o principale, Rpocialmontoso questo è lontano, ondo non si J>er<lano ,l'animo; egli comunica mano a mnno gli obbiotth•I secondari e più ,•ieini, che sono scala per urri,,urc ull'obblotth•o principale, e su di questi con– centra ,·olta a volta gli sforzi di tutti. Da ciò scaturi1co In mo un nitro dubbio. Quello, che ha danneggiato tutte lo buono cause. ru Il promettere più di quanto ragione\'olmente o umana• mento rosso dato di poter speraro. Cosl reco li crlsUanoslmo,cosl la rh•oluziono francese o cosi hllnno sem1>re ratto tutte lo minoranze, flncbò furono all'oppogizione; quando poi trionfarono o si tro– varono neffìmpossibllità di mantenere ciò che &\'evano promesso, reagirono rerocemento contro coloro che eb– bero rimprudenu. di richiamarle all'adempimento delle promesso solennemente giurate. Il cristianesimo, che M'o,•a prodicato contro lo atro– cità del circo, allagò le strade di snnguo e acceso roghi In ogni piazza; la rivoluzione rnmcese, che abbatti\ la llastlglla, converti In prigioni pili di mille conventi; Crispi e Niootc.ra,cho tuonllrono lo cenlinajn. di volto contro gli arbitri peliziescbi, giunti al potere, r~ero peggio degli alirl. Ora non potrobbo M·voniro la stessa cosa, se la causa del proletario trlonf'tlssot Quelli che ora sono alla testa del movimento, andando al potero o trovandosi nella aG Impossibilità di mantenere lo magniftcho promesso.,con cui hanno trascinato le turbo, non potrebbero!. .. Non ,·ogllo compiere la tra.se . Questo dubbio, che mi tor– menta., è ingiurioso lrop))O ;eppure so consulto la storia ossa mi dice che lì appunto s1a il pericolo. Potrebbe anc.bo &V\'Clllrt che gli operai industriali, perchè me glio org aniuatl, fossero adescati a ronnaro un quarto stato soprastante al quinl'1, o che essi nella impa1.icnzadi an-imro 11 staccassero dai loro compagni e si alleassero col loro tiranni o.ttuali per ridurre il quinto stato in una schiavlll~ più abbietta di quella presente. Prima che il capitalo 1in accumulato in poche mani, tli guisa che l"os1n-01lriazione legalo o , iolenta JlOSSa compiersi senza molte difllcoltà, possono ,•criflcarsi questo e cento altro Ipotesi. Non faccio l'ipotesi della sor\'ilù plutocratica, sebbene anch'oss,~ sia rra I c11siJ)Ol!Siblli;o sarobbo possibile qualora. I pl'ololnrl, chiamati n raccogliei-o un frutto immaturo, rimanossc1'0rlpotutnmento ingannati e delusi. Allora non solo si o.ccl\.M'erebbcro sflduclatl, ma forse si com1>incercbbcro- ('Omplacenza dei dannati - di avere compagni nella. miseria quei piccoli proprietari, che poco prima li &\'Onno sclc11tou1ente o inscionlemento ingannati. Per tutte queste ragioni - 1·ipelo- io sono d'O.\'\'iso che Il carciofo do,·e mangiarsi foglia a foglio.o chiuderò col seguente aneddoto nAM'l.toda Plutarco nella "iia di Cajo Mario: Per far toccare con mano ai soldati quanto la co– stanza sia preferibile alrimpoto e allo E-l1111cio, Cajo '.\lario reco ,•enirc In mezzo al t"ampo due ca,•alli: uno ,·ccchio o colla coda. rneuo s1>elata,l"altro giovane e con una coda 1'iccadi lunghi crini; indi scelse duo sol dali, uno alto, tarchiato e robusto, l"alll'Opiccolo, esito o mingherlino, ed ordinò al primo di s,•ollerc d'un sol colpo I pochi crini, che erano altaccati alla. coda del c:n·allo ,·ccchio o al soeondo di s,·ellere uno a uno i molti crini del eanllo plò giovano. Quello pro,·ò e ri– provò più Yolto.,ma 11011 riusci; questo a poco a poco o uno dopo l'altro s,•olso tutti i crini. 8ICC,1.RDI. Inserimmo volontiori lo scritto qui sopro., non solo porehò la candida o tonaco convinzione del Siccardi ci ispira la pili vh•n simpatia. ma 1>0rchò altrosì pausammo cho i dubbi. o nlcu1!0 dei du_bbi,cl~'cgl! ci muovo non s.,ranno ostrnno1 ad altn molh det nostri loltori ed amici. Perciò, o poichò egli ci pro– ,·oca ad una rimbcccnt.a, c"ingogncromo di 1ispon– dere alla meglio, sorp.'\SS.1.ndo-allo ~rupol~ z~rola– toci ncll'orocchio da <tnalcuno coli anorhrc1 che questo nost1'0 sistomn di incorniciare. nnnotnro, cin• cischia1-e gli arUcoli degli nitri finii~\ (>Cl' di.sgust.11'0 gli scrittoii o per tediar-o i loltori. Ciò cho noi, fino a pro,•a pro\"ata. non osiamo di pensare. Porchè quanto a, lottori,ci scmbr a-senz., volerda1'0 con ciò troppa importanza alla qualsia.si opera nos11~a - che pl'Ofenranno un gi ornale ,·iv o o ,·issuto. nel quale si ,·oda, non dil'Cmo una mente - cho sa- rr.,~~ J- ,~~nr1\~~i,;:i."~~~~~ i;· i un poco gli articoli, o poi (1uale la nota critic..'I.o polemica, il p_unto lnter1~ti,·.o _ointcrJe,Uiv~, se,-– guano immechat.,mento gh sc11th o no rilevino 11 :ri~-c'raf~r~,~~~i~c~:::m~i~~,. gl~~1 1 ~ 11 ~,~ n:n tolOf{indi articoli per quanto perfetti, ciascun dei quali sta do\'O l'han J)OStoo non tii cura del com– pagno, o cho potrcbbo ossorc - dio liberi! - un camposanto di cnpolavo,•i. E quanto ai nostri colla-

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