La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 34 - 3 settembre 1908

31 Ma è indubitato che ci sono in lui tutte le qualità del vero uomo di stato. Penetrazione senz'aria dell' uomo grave. La sua audacia è napoleonica. Un'audacia fatta di calma e non di passioni. La sensibilità che nei mediocri diventa mobi- lità, in lui è flessibilità, è adattamento. Insomma il Morny della intimità è il modello del gentiluomo alla moda. Non posa, è affabile, ha tatto, è di una, intellettualità che se- duce, malgrado quello che ha detto Rochefort. Chi era? Sono rimasto coll'ala di fagiano di Boemia sulle labbra. Chi era? Io non ne avevo mai udito il nome. Era entrato in quel momento, e il conte me lo ha additato mentre gli sguardi dell'intera Maison Dorée erano volti al personaggio che tutti conoscevano e nessuno salutava. Chi era? Il conte lo shiamava un culo di piombo, per presen- tarmelo come un ex impiegato dell'Hètel-de-Ville a mille e due, divenuto dopo un intruso del giornalismo parigino. Con la testa che pareva quella di un mago, con un gran ciuffi di capelli neri sulla fronte, i baffi lunghi e il pizzo lunghissimo al mento, con gli occhi che pareva si dilatas- sero per inchiodare alla immobilità chi fissavano, faceva paura. Il suo nome era susurrato a tutte le tavole. Gli invitati di De Morny sono stati tutti inquieti. La sua presenza ha fatto scomparire l'humour, la gaiezza, la giovialità. Non si parlava più che sottovoce. I camerieri si facevano in quattro. Direttori, ispettori, gente che attende ai servigi tutti intorno a lui perché fosse servito a puntino, perché tutti i suoi desiderii fossero sod- disfatti sollecitamente. A ogni momento ch'egli parlava col menu alla mano, qualcuno gli rispondeva con la voce che duttilizzava le parole: — Oui. monsieur ; s' il vous lail, monsieur ; perfeetement, monsieur. Ho poi saputo chi era. Era una penna terribile che con la risata sarcastica demoliva gli uomini e le cose più solenni, più rispettabili, più ufficiali, più in alto. Era una lama fredda, un ingrato pamphlétaire che spoetizzava e metteva in ridi- colo tutto e tutti, mi diceva il conte. Il « Figaro » aveva dovuto sbarazzarsene per non andare in rovina. Ora occupava il posto di lanterniere che si dilettava a sgretolare l'impero pizzicando l'imperatore • e l'imperatrice. Anche ieri l'altro, a tanti anni di distanza, si era messo a criticare il manifesto col quale ir Bonaparte — come lo

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