La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 34 - 3 settembre 1908

27 Nprusin: violmú era 15dispcsaiill" La verità della "Perseveranza". Si, quella della Perseveranza è la vera verità. E la sua verità è di sangue. Rileggendola a dieci anni di distanza ogni galantuomo sente nuovamente il bisogno di schiaffeggiarla, di sputarle in faccia, di andarle sopra coi piedi, di cacciarla fuori della vita giornalistica a colpi di randello. Seguendola nelle giornate luttuose si allibi- sce. Nella sua prosa squarquoia è il veleno, è la denuncia,,è l'in- citamento all'aggressione militare, è il godimento del sangue ver- sato, è il tripudio degli arresti in massa, é la consapevolezza di essere malvagia coi malvagi. In ogni frase é il « piano prestabi- lito ». In ogni riga sono « gli occulti capoccia » che « raccoman- dano la calma a loro modo », in ogni periodo trovi i « caporioni repubblicani che aizzano alla rivolta », i « focolari della rivoluzione» le fiamme in giro a incendiare le moltitudini. Gli avvenimenti sono creazioni della sua fantasia. Parla di « morti sui campi di di lotta » e dice che erano « d' oro le parole del gentiluomo Bu- dini » che raccomandava agli esecutori il « supremo dovere di per- severare nel sistema di repressione pronta e inflessibile per spe- gnere energicamente ogni atto di sedizione ». Dalle colonne della Perseveranza di quei giorni esce con- tinuamente la sua ribalderla: Energia! energia! Seppelliva il popolo elio cadeva stramazzato dalla balistite e dalla mitraglia con la veemenza vandeana e batteva le mani agli uccisori spronan- doli ad annegare nel sangue tutti i suoi nemici. L'esercito di quelle giornate assassine non ha avuto nè morti rul, feriti. Ma la mantenuta del giornalismo milanese seminava le sue pagine di cadaveri militari e di militari raccolti con la testa rotta, con il petto fracassato, con le gambe sanguinolente, con le braccia' fatte in pezzi. Poveri soldati! Ecco le sue pagine a disposizione di una sottoscrizione pubblica per loro, che dà più di trentamila lire in un giorno. Bava Beccaris che andava in casa sua tutto co- perto del sangue degli innocenti era il suo dio, il suo nume, il boia delle sue vendette. Gli imperativi baveschi, anche se usati per ingiungere agli industriali la riapertura delle officine e degli stabilimenti, non le facevano smettere di circondare di aggettivi

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