La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 34 - 3 settembre 1908

25 jpe stra0 dell'amore e dell'onore Io ammetto le improvvise debolezze, gli eccitamenti subitanei, gli ardori irrefrenabili per cui la giovane che sente sulla sua bocca l'alito di un'altra bocca giovane, non sa e non può difen- dere la sua verginità. Lo ammetto e mi piace : mi piace che la natura libera e forte trionfi, almeno una volta, su tante ignobili astinenze, su tante moderazioni prezzolate, sugli abbracci periodici ad un tanto l'ora, sui baci debitamente contrattati e registrati nell'archivio del Mu- nicipio e della parrocchia. Quello che io condanno è la viltà della donna che non grida in faccia al mondo il suo amore vittorioso, ma lo nasconde come una colpa accettando cosi l'insulsa ferocia della nostra società bor- ghese che si arroga il diritto di condannare alla pubblica infamia quelli che non sanno rassegnarsi a veder sfiorire la propria gio- vinezza in una dura rinuncia ed in una vana attesa (1). La viltà della donna che si abbandona ad amori nascosti sa- pendo e credendo di far male, mi nausea; ma dove trovare le pa- role per designare tutta l'abbiezione, il feroce traviamento della donna che, quando il germe gettato nello spasimo della prima voluttà feconda, vince il suo istinto di madre ed alla creaturina innocente nega il diritto alla vita, perchè nata senza l'intervento del sindaco e del prete? Oh! la madre che getta in una fogna il frutto delle sue viscere per riformarsi una verginità e tre vare ancora posto sul mercato umano, non è una donna e neanche una bestia feroce, perehè la bestia feroce — a torto calunniata — pure ama e cura i suoi pic- cini. La madre infanticida è quanto di più mostruoso può esistere; è la negazione della vita, dell'amore, dell' umanità; è l' assieme degli istinti più malvagi e dei più luridi vizl che insozzino la razza umana; è il mostro della vigliaccheria, della vanità, della menzogna, della delinquenza fredda e calcolatrice che prende forma di donna. (1) Si veda la signorina, per esempio, che ha lasciato l'altro giorno in Duomo il cadaverino delle sue viscere.

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