La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 30 - 6 agosto 1908

6 sue virtù amatorie, e nel foro bolognese più d' un avvocato si ricorda d'un suo motto, ch'egli ripeteva spessissimo, dopo avere narrate le sue gesta notturne ed essersi rammaricato per l'appe- tito che non si poteva subito soddisfare, data la lunghezza della seduta; il motto era: a f... fame », ed egli lo ripeteva con il largo riso della faccia carnosa. Ma non solo fame egli aveva assai spesso; egli si trovava ogni tanto pieno di debiti e di bisogni, senza un soldo in tasca del suo magro stipendio. Allora ricorreva agli espedienti più mise- revoli. Una mattina — la data ci sfugge, ma del!' esattezza del fatto garantiamo assulutamente — il Paternoster, trovandosi in una delle sue acute crisi finanziarie, si recò a casa del cancelliere Prati e attese nell'andito che uscisse. Alla sua uscita gli si presentò co la rivoltella in pugno, nar- randogli le sue miserie, e minacciando di uccidersi se egli non gli avesse prestato o gli trovasse cinquecento lire, delle quali aveva assoluto bisogno. Il cancelliere Prati, commosso alla minaccia del suicidio, trovò per suo conto le cinquecento lire, consegnate al Paternoster e non ancora restituite. L'altro uomo, il marito, è forse anche peggiore dell' amante. Siciliano, rappresentante di una ditta di vino marsala nell' Emi- lia, è la figura del marito che non trasalisce. Amante della Ginsvra, col Paternoster e prima del Paternoster; era il giudice Errante, siciliano anch'egli come il marito, amico di casa, uomo maturo, quantunque ancora simpatico, tempera- mento generoso e buono, trasferito telegraficamente da Bologna all'indomani del dramma di Milano. L'Errante era come il padre nobile della famiglia; egli si re- o ma spesso a pranzare alla Trattoria dei Tre Re, in via Rizzoli, col coniugi Lapaglia, e pagava il conto per tutti. Molte volte, poi, quando l'Errante non c'era, i due coniugi pranzavano ugualmente ai Tre Re, lasciando il conto da pagare al giudice, dicevano i maligni, cha generosamente proteggeva an- che il marito. Per un lungo periodo di tempo, nel quale il Lapaglia fu as- sente da Bologna, ilsiudice Errante e la signora Ginevra pre- sero in affitto un grazioso quartierino a Gasalecchio, dove con- vissero come sposini. Questo è l'ambiente morale del dramma di gelosia; ora diremo brevemente del dramma come si svolse. L'Errante si legò d'amicizia al suo giovane collega Paternoster,

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