La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 30 - 6 agosto 1908

3 iniglie. C' infliggerà la grazia sovrana perché, indovinate? Perchè il duca degli Abruzzi sposa miss Mins. E' la più atroce delle vendette reali compiuta nel periodo dell'Italia moderna, Se Giolitti è ancora in tempo ci faccia la grazia di escluderci. Allo avvilimento preferiamo i tuoni e i lampi e i fulmini della legge! 5 .1 Quanti insegnamenti sono nella promulgazione della costituzione turca! Il popolo è un grande bambinone. Superbo nei dolori, nelle disfatte, nelle vittorie. Magnanimo sempre. Invece di sputare in faccia al tiranno per tutti i suoi misfatti di Stato, ecco che nel giorno in cui egli piega per paura di cadere nelle fiamme della ri- voluzione, il popolo dimentica le stragi degli armeni, le vergini de- fiorate dai basciluzouch, i villaggi distrutti dalle truppe imperiali' la miseria diffusa nelle provincie balcaniche di conquista turca, le prigioni affollate di prigionieri politici, i disastri umani che si sono svolti sotto i suoi occhi e colui che, ieri era il carnefice, perché riassumeva in se stesso il kalifato supremo, é chiamato un ritor- mista imperiale, un rivoluzionario, il datore della magna charta dei popolo! Tutti gridano: Viva il Sultano! E Abdul Hamid che si cre- deva abbominato, che viveva terrorizzato nel suo Jildiz, che non usciva che per una mezz'ora per andare al tempio a pregare il dio mussulinano, che pochi giorni sono credeva di subire la sorte del fratello, lo Scià di. Persia assassinato in meno alla via, ha il co- raggio di mettersi alla vetrata del palazzo imperiale per godere del trionfo popolare! Tutto si oblia. Duecento giornalisti turchi che non hanno mai potuto fiatare senza il permesso della censura imperiale si abbrac- ciano, acclamano al despota che aveva loro recisa la testa profes- sionale, e, brindano al banchetto di Stamboul al sultano, alla co- stituzione, all'avvenire della gio_vine Turchia! Gli stessi leaders. del movimento insurrezionale, i leaders della Macedonia, della Bulgaria e dell'Asia Minore che vivevano sulle montagne e nei nascondigli, con i fucili fra le gambe, aspettando la parola d'ordine, fraterniz- zano con il popolo in festa e gridano anche loro: viva il sultano? viva la costituzione? viva la giovane Turchia! •• • Così è. Siamo tutti vittime dell'entusiasmo. Solo la storia ha l'ob- bligo di non lasciarsi travolgere nelle correnti popolari e di non dimenticare e,he Abdul Hamid è stato, più perfido, più ipòcrita, più sanguinario, più infame di Abdul Aziz, che ha dovuto abdicare a Costantinopoli per i suoi macelli cristiani e di gMurad V, l'atroce

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