La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 30 - 6 agosto 1908

3.) mestiere del parassita non è il mio. Ercolani, pungen- domi per migliorarmi, mi ha aperto gli occhi in tempo. Avevo già i piedi nella melma letteraria. Al diavolo! Sono nato per il mastro. L'ho lasciato perché l' higratitudine è il mio patrimonio. Dove vado faccio malcontenti. Vi devo ritornare, ritornerò al mastro. Meglio gli elogi di Paolo Gamba che le censure acri di Ercolani. E senza accorgermi, chiacchierando tra me e me, ti- ravo fuori di tanto in tanto il fascicolo che leggevo ar- rossendo e ricacciavo in saccoccia più acceso di prima. Ercolani era passato su me come una lima. Aveva per- sino corretta la mia ortografia, dicendomi che sopratutto, parola composta di sopra e tutto, doveva essere scritta con due t. Ah, cane! Non gli piaceva neanche sovve- nire! Per lui era un francesismo. Questa sua sofisticheria mi ha dato del coraggio. Io avevo per protettore niente- meno che Alessandro Manzoni nel suo « l'assalse il sov- venir ». — Ci sei nella tagliola! dicevo a \ne stesso tutto giu- bilante. Stassera ti farò venire la faccia rossa come l' hai fatta venire a me con le tue correzioni. E l' « ei » che egli esecrava mi ha rammentato l' « Ei fu ». O l'autore del « cinque maggio » era un asino in tutti suoi cin- quantaqùattro versi sdruccioli, o il signor Ercolani era uno sciupalingua. Parola d'onore: il mio spirito si era rialzato. Non po- tevo più di trovarmi a faccia a faccia con lui « Stette, e dei dì che furono — L,'assalse il sovvenir »! Non avrà la faccia tosta di correggere Manzoni, dicevo contento di aver trovato un difensore. E senza accorgermi, trascinato verso le cifre, giunsi in casa di Enuna all'ora della co- lazione. Non c'è voluto molto a capire ch'ero morto. Nessuna accoglienza, nessuna meraviglia, nessuna commozione. Tutti, moglie, marito, figlie, avevano assunto un'aria di indifferenza che avrebbe gelata la parola sulle labbra del più inveterato libertino. Emma era di ghiaccio. Non mi ha neanche guardato in viso. Alle mie domande o si ta- ceva o si rispondeva con monosillabi o con degli « uh » e

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