La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 30 - 6 agosto 1908

31 degli « eh » o con una smorfia. Ero in piedi e i Gamba non mi hanno offerto neppure una sedia. Mangiavano e parlavano tra loro senza alcuna considerazione di vedermi impacciato. Non sapevo se scappare di corsa o se bal- bettare qualche scusa e accommiatarmi. Mi feci coraggio é sedetti sulla scranna vuota, domandando loro se erano sempre stati bene. — E perchè avremmo dovuto star male? mi domandò Gamba senza voltare gli occhi dalla mia parte. Perchè sei andato via come un villano? aggiunse egli metten- dosi in bocca un pezzetto di arrosto fumante. Si sa bene: è quello che avviene a tutti coloro che hanno del cuore. Si dice a un ragazzo: questa è casa tua, e poi, quando egli si è messo della carne in dosso, e lo si è colmato di gentilezze e di regali e lo si è trattato assai meglio dei proprii figli si è ricompensati come tu ci hai ricompensati. E non potevi dircelo che volevi andartene? Ci hai fatti stare in pena perchè non volevamo credere alla tua ingratitudine. Credevamo a una disgrazia. — E' stata una disgrazia! dissi timidamente con la commozione. Tutti gli occhi, tranne quelli di Emma, si gettarono su me ansiosi di sapere la mia catastrofe. — Una disgrazia! domandò Gamba. E allora perché non ce P hai fatta sapere? Si perdona a una disgrazia, non si pddona all'ingratitudine. Parla! Che cosa ti è ca- pitato? Ho dovuto servirmi del fazzoletto per trattenermi le le lagrime. E poi a poco a poco ho raccontato loro la mia lenta discesa nei gorghi della fame e la mia vergo- gna a tornare indietro stracciato come un ladro. — Non potevi scriverci, imbecille? disse Gamba com- mosso. Tu ci conosci e potevi bene pensare che ti a- vremmo riaccolto a braccia aperte. •Ho intenerito anche Emma e Giuliana quando ho rac- contato di averle vedute uscire dalla Banca Popolare e di essere stato sfiorato dalle loro gonne senza che l'una o l'altra mi riconoscesse. — Vedi, mamma, se io non avevo ragione?- Non ti ho detto che mi pareva Roberto?

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