La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 23 - 18 giugno 1908

20 multe che fanno piangere. E' una guerra spietata che si fa loro. — Se io divento liquorista, come spero, voglio indurre i miei colleghi, a mandare loro un telegramma per consolarli e spro- narli a lottare contro l'ingiustizia che si compie contro una nobile classe tanto benemerita del genere umano. Da noi non sarebbero possibili tanti abusi. Immaginatevi che si obbliga il pover publican a fare il poliziotto nella propria publichouse. Egli deve stare attento a chi è alticcio, a chi ha il liquore o la birra negli occhi, a chi ha i pomelli della faccia rossa, a chi nón sta bene in piede o a chi va via a ondate. E' una legge infame che disonora tutta una classe di professionisti. Ma per chi li prendete? Il loro esercizio é aperto a tutti. Chi entra, beve. Invece se tino dei miei poveri colleghi dà due dita di liquori a un drunkard — a un ubbriacone — o a uno che è recidivo di ubbriachezza è multato e come multato! e qualche volta è anche condannato alla prigione. E' vile ciò che si fa in Inghilterra. E' il paese della bibbia Un paese noioso, fastidioso che vorrebbe vedere la gente in chiesa dalla mattina alla sera a pregare il dio dell'astinenza. Qui si sta bene. Qui da noi non c'è il partito dei teetotalisrn, della temperanza, degli avvocati dell'astinenza, dei propalatori dell'acqua che costa niente e fa marcire le budella! L'industria circola e prospera. Là, nel Paese dei eromwellisti, si obbliga il mio collega a oltraggiare gli avventori che spendono di piè, che bevono di più, che favoriscono di più la Casa met- tendoli sulla lista nera, quella degli ubbriaconi, la lista che dif- fama e disonora la nazione. Ora poi è peggio. Ora che si credeva che la collera degli astemi' fosse sazia è venuto in scena anche il re, il quale ha eletto una Commissione d'inchiesta sugli. alcool, sui liquori, sulle bibite che genializzano il cervello della popolazione. Si vuol sb,pere se gli spiriti sono puri, se i wkiskies, irlandese e scoz- zese, sono fatti con dei surrogati e si vuole fissare il grado della bibita. E' una inframmettenza nel commercio degli altri che gli italiani non tollerebbero. In Italia se i padroni delle liquorerie e dei bars fossero toccati si farebbe la rivoluzione. Qui da noi, grazie a Dio, l'ingurgita- zione delle misture o delle miscele alcooliche senza controllo è libera. E' infame quello che avviene in Inghilterra. Da noi si fa quello che si vuole e si va alla ricchezza. Tutti i miei futuri colleghi hanno casa in città e in campagna, hanno la villa al mare e corrono per le vie e per -le strade in auto- mobile. Io griderò sempre viva la bibita! — John, due drops di whisky della Camera dei Comuni. In Inghilterra non ci sono che i legislatori che possono bere libe- ramente. Porca Inghilterra! IL FUTURO LIQUORISTA.

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