La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 23 - 18 giugno 1908

19 Alla ricerca della ricchezza Mi faccio liquorista. Ho già detto che io voglio filare alla ricchezza in automobile, Ma sono volubile. Non trovo mai la pietra adatta. Il progetto che oggi Mi mette a tu per tu coi milionarii mi pare domani scolorito, stupido, pieno di trabocchetti per i miei piedi. La ra- gione è che sono un progettista prudente. Studio. Studio l'am- biente in cui vivo. Ieri l'altro volevo farmi banchiere. Ci son troppi pericoli. Tutti i giorni ce n'è uno nella trappola. Mentre non ho che da girare gli occhi per andare alla fortuna senza leticare con la giustizia. Fino a ieri avevo una certa ripugnanza a mettermi fra la folla dei liquoristi. Mi spaventavano le brutteparole che li. circondano. Sciocco! Avevo delle fisime. Quando li vedevo, li evitavo. Oggi vado loro incontro a braccia aperte. Se non fosse per la vergogna li abbraccerei come si abbracciano i deputati alla Camera dopo il discorso. Sono odiati, è vero, dagli astemii, dai bevitori d'acquaAai bevitori di caffè, dai malinconici, dalla gente che non vive. Tutti spiantati, tutte persone che non contano nella vita. Crepano gialli di bile e non lasciano traccia del loro pas- saggio. Il mestiere del liquorista dà tutto quello che si desidera. Mi rincresce che siamo in troppi a sapere che conduce frettolo- samente al benessere. E come no? Voltatevi da qualunque parte. Gli spacci si moltiplicano, sviluppano il gusto della staffa, dell'ape- ritivo, della bibita che danno l'appetito. E' un'industria superba. Non dà seccature. Non c'è il noioso controllo. Ogni liquorista può inventare, manipolare, chimizzare, adul- terare, sofisticare l'alcool senz'essere importunato da chicchessia. Libera bibita in libero paese. Ah, se riesco a ideare un liquore fatto da me, mescolato da me, filtrato dai miei imbuti di tela e tappato nelle bottiglie della mia ditta, con tanto di nome sui turaccioli io sarò subito un capitale, un mucchio d'oro come papà Grandet. Purchè mi lascino stare i moralisti. Peste sociale! gente da trattare come i soppedanei ! In Inghilterra sono diventati gli assassini di coloro che fra qualche giorno chiamerò miei colleghi. E' ignobile il mestiere che fanno, Aizzano la legge tutti i giorni e domandano altre leggi che ostacolino e diminuiscano e denigrino l'industria che smutriola, che porta un po' d'allegria in questa valle di lagrime. Il povero liquorista inglese è perseguitato, torturato, messo in croce. Nel Paese in cui il domicilio è inviolabile per tutti, gli in- caricati di controllare gli alcools entrano nei bara con il cap- pello in testa come in casa propria. Visitano, vogliono vedere, assaggiare, verificare e magari dopo, per compenso, infliggono

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