La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 19 - 21 maggio 1908

21 Io sarei saltato a due metri d'altezza. MI sarebbe parso di but- tare mio figlio in mezzo all'incesto e avrei detto: mia nipote non può essere la moglie di mio figlio. L'Inghilterra puritana non per- mette neanche che la vedova si rimariti con il fratello del defunto e io, re d'Italia, devo dare mio aglio a mia nipote'? Caro signor generale, la sua Margherita se la tenga per lei. E' avvenuto, s'intende, il contrario, E cosi si è ribadito il con- cetto che i matrimoni reali non hanno importanza alcuna sulla scelta fisica o morale degli sposi. E' già molto se si bada al sesso o se si procura che l'uno dei e ntraenti sia di diverso sesso del- l'altro. Ad ogni modo contenti loro, contento anch'io. Le mie os- servazioni sono di un uomo di sangue comune e vanno prese per quelle che valgono. Ma siccome noi siamo qui a studiare i nostri sovrani nelle loro affezioni, così è bene vedere se i loro sistemi sono migliore dei nostri. E per quello che ne so io, cari lettori, vi devo dire che il matrimonio tra il principe che doveva diventare re e la principessa che è diventata regina non è stato assortito come speravano i cortigiani ed è riuscito lino dagli inizii una vera pochade. Io ho un segreto da confidarvi, ma ,intendiamoci, voglio che resti fra noi, a porte chiuse, parche sono cose troppo intime per lasciale andare in giro senza busta che le protegga dalla curiosità comune. Il matrimonio delta « necessità dinastica, è avvenuto in Torino il 20 aprile 1868. Voi potete immaginare :la disperazione della si- gnora di Monza. Ella ha minacciato, strepitato, pianto e non ha acconsentito alla unione che quando il fidanzato le ha promesso che lungo il viaggio di nozze egli avrebbe rispettato la sposa evi- tando assolutamente di trovarsi nella stanza pericolosa con lei. E' stato uno scandalo generale che ha fatto crepare dal ridere tutta la diplomazia e tutte le dame e i signori di Corte. Umberto — è questo il mio segreto — per paura di venir meno alla pro- messa, si faceva chiudere nella stanza da letto a chiave da un aiutante del suo seguito. Lo scandalo di uno sposo che si serve della resistenza passiva per compiacere l'amante non varrebbe la pena di essere ricordato se la tresca tra il marito reale e la signora di Monza non fosse, dirò così, un plagio della tresca fra Vittorio Emanuele II e la bella Rosina. Come Maria Adelaide si era adattata al matrimonio morganatico di uno sposo che non credeva mai di abbassarsi quando si trattava di una contadinotta o di uua popolana giovane bella spiacente , (v. autobiografia del generale Enrico Della Rosea), così Umberto l, che ha continuato a riprodurre nella esistenza il padre, ha ridotto la principessa. Margherita ad acconciarsi ai

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