La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 19 - 21 maggio 1908

IS vido. Adesso avrebbe moltiplicato le femmine belle, i vini, le rose e i fanciulli nel suo covo, attorno alle sue membra gonfie di libidine. Molto saggia la figliuola di 'Maria Teresa e uomo fine — una sol volta in vita sua — il discendente di San Luigi Dalla tribuna Mirabeau scuote la rappresentanza della Francia col suo programma. Quel che dobbiamo avere è la vittoria piena del diritto popolare. Si. Il popolo è tutto ed il re è per lui. Dobbiamo avere una monarchia costituzionale che investa di un potere vasto l'Assemblea in cui vibra il cuore della Nazione. Al re, che é il nostro eletto, lasciamo soltanto alcune attribuzioni, quelle appena che bastino a farne un re costituzionale, un re della Nazione, insomma. Mirabeau circonda, inaureola, trasfigura i suoi concetti in un incendio di eloquenza. e Mirabeau qui parla. Volta Mirabeau!» E Victor Hugo non lo ha udito parlare. Ma se i rappresentanti del Terzo Stato gli lasciavano dire che conveniva serbasse il re il diritto di far la guerra, se una cosi tremenda attribuzione regia si concedeva che Mirabeau difendesse, mentre il popolo e l'Assemblea presentivano già che non solo il minimo resto di potere regio, ma la stessa persona del Capeto significava la mi- naccia dello straniero, di tutta l'Europa in armi entro la Francia, contro la Rivoluzione, la parola di Mirabeau doveva ben essere la tremenda cosa, la illusione della verità fatta parola, il potere, l'irresistibile, l'invincibile, fatti parola! E dal luglio '90 al ventisette marzo '91, Mirabeau compie la sua opera di traditore della Nazione, traditore come Dumouriez, traditore come Artois, traditore come Napoleone, traditore come Talleyrand. Di altro, 'dunque, che di tradimento è. fatta la mo- rale della politica democratica da Rabagas-Mirabeau al Rabaga- sismo sistematico del parlamentarismo del mondo attuale? La foia uccide il gigante mostro. La foia aveva addentato quei nervi d'acciaio e quei muscoli di bronzo, sotto cui lagri- mavano le eroine della carne. Il danaro di corte e le promesse di Luigi e dell'Austriaca nuove fiamme di lussuria avevano por- tato alla vampa che sibilava in quel cervello portentoso. E il.ventisette marzo del '91 un altro trionfo oratorio e, forse, qualche altro trionfo d'amore avvilirono quella carne pletoriz- zata da" torrenti di folle gioia. Mirabeau giacque sui suoi quarantadue anni e sull'ultimo pugno d'oro ruffianato, sognando nel momento atroce altri ba- leni di piacere e di gloria. Poi, sopra il cadavere pustoloso si abbatth la morte. Otto giorni d'agonia. Ma la morta non conosce giganti. I suoi funerali sembrarono i funerali della Libertà. L'uomo che aveva tradito il Popolo, ebbe tutto il pianto del Popolo al suo feretro. E non solo il pianto del Popolo egli ebbe, ma quello di Luigi e di Maria Antonietta. Un così immenso ruffiano politico costoro non avrebbero trovato mai più. Adesso restava dinanzi ai Capeto, stupido, selvaggio, bramoso di vendetta, il Popolo che si pasce di teste coronate.

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