La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 19 - 21 maggio 1908

GUANTI BIANCHI Dammi ch'io possa, prima di morire, o cervel eh' ebbi in sorte, alla 'canaglia in guanti bianchi dire; — Ti sprezzo oltre alla morte! — Sei tu, canaglia in guanti bianchi, la scellerata madre di quella in cenci, che mettesti giù da tue viscere ladre, Aual disumana ancella il suo depone gut per gli uman privati misero feto, sfogo di padrone, di preti e di soldati. Io quando veggo al canto d'una via basire una bellezza smunta di bimba che non sa che sia • un bacio, una carezza, e passarle da canto una piccina tutta fronzoli sotto, impellicciata come una zarina, nel suo bel occhio a otto, molle (con gli occhi se la mangia it e padre; ma la duchessa cerca lontan, se il caro elmo rauca adocchiato gid a messa), io mi caccio una mano in sulla bocca perchè l'urlo nel cuore muoia, nel cuor che di pietà trabocca, di schifo e di furore. E quand'io veggo, alla bestemmia oscena d'un che Nisida aspetta, - il borghese tremar per ogni vena e svicolare in fretta, pe'l bavero ghermire io lo vorrei e domandargli; — O pezzo d'impunito, che credi? E tu chi sei? Più di costui te sprezzo! Tu cervel colto e pancia piena e fini, panni e nobile moglie e figlie fidanzate e figliolini che il pio collegio accoglie; costui, figliolo di nessun, nel fango nato, destin fatale, ivi morrà. Ma, nel dir questo, io piango, e tu ghigni, animale, 14

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