La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 18 - 14 maggio 1908

19 LA DONNA SULLA PIATTAFORMA PUBBLIGA (A proposito della signora Teresa De Mich). Io mi lascio giudicare senza paura. Chiunque può avere una opinione sul mio lavoro giornalistico. La signora che si firma una donna (1) leggendo la mia desolazione sulla De Amicis dice di avere « sempre constatato i miei erronei giudizi sulla donna a. E' un'impressione. Io avrei voluto' fatti. Certo non sono per il ménage dell'ipocrisia o degli odii o delle tempeste o dai sotter- fugi o delle sofferenze. Non voglio nè la menzogna nè il litigio in essa mia. Io sono per la gioia di vivere. La mia donna si chiami compagna 6 moglie fino a quando è con me deve essere mia, tutta mia, di nessun altro che mia. Mia nei dolori, nei godimenti, nei disastri, nella fortuna. L'uno e l'altra devono collaborare alla loro felicitàk, al loro benessere, al loro avvenire. Alle infedeltà e alle nientalità contrarie preferisco la Sand quando si sbarazza crudelmente di Musset. Un nzénage come quello del Bonmartini o come quello del De Medici, per esempio, non mi potrebbe trattenere un minuto al di là, del disgusto. La vita è troppo breve per raddrizzare le gambe ai cani. Certi uomini e certe donne di abitudini e di temperamenti diversi devono rompere i legami e non resistere in un'unione éhe più di una volta viene sciolta dal delitto. D'Annunzio sarebbe forse un delinquente se non avesse avuto il coraggio di passare il ponte dell'addio per sempre. Serao o Scarfoglio sarebbero torse in prigione se l'uno e l'altra non aves• sere stroncata un'unione divenuta impossibile. La signora che mi trova ingiusto dirà che sono troppo esi- gente. Ma io non concepisco la vita a due senza amore, senza bene, senza benevolenza, senza cooperazione. Voglio essere aspet- tato. La maschera alla mia tavola mi indisporrebbe. Non voglio dubitare. Non voglio pensare che la compagna. o la moglie che mi sorride è ancora tutta fremente dei baci e degli abbracci dell'amante. E come mi ripugna la donna che mi tradisce o mi disprezza o mi esecra rimanendo nella casa di tutti e due, coni mi disgusta la maldicente che non sa che denigrarmi coi vicini o cogli amici o la donna fastidiosa che disapprova tutto ciò che faccio, tutto ciò che dico, o la donna che non ha per me che ironia, che punzecchiature, o che non manifesta contentezza che quando mi è capitato una disgraila o quando sono precipitato in qualche trabocchello sociale. La moglie di Heine mi dà ancora delle vampate di collera. Scrivendo di De Amicis mi sono figurato le sue torture. In casa sua non ci poteva essere miseria. Il solo Cuore gli ha fruttato, fino al giorno della morte, cinquanta centesimi al (I) Vedi N. 13 del 9 aprile.

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