La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 4 - 6 febbraio 1908

2u processi d'indole politica, o quasi politica: non accuse coma queste che si sono fatte al Nasi, non processi come questo che si fa ora all'ex ministro siciliano. Dinanzi ai suoi giudici straordinari, Nunzio Nasi si è difeso, e ha parlato a lungo, con abbondanza — tutta siciliana -- di parola (eloquenza non oserei dire) ed anche con bel porgere, come s'ei parlasse alla Camera, e da ministro. Ma egli non ha distrutto nulla di tutto quel cumulo di accuse che gli sta sul capo; egli non può aver convinto nessuno dei suoi giudici, pro- prio nessuno; egli non può aver fatto nessuna buona impres- sione sull'animo degli onesti, degli spassionati, dei disinteressati che hanno udito o letto la sua autodifesa. Tutt'al più sarà pia- ciuto ai suoi trapanesi, ai suoi siciliani; dico suoi perchè non tutti i trapanesi, non tutti i siciliani possono essere nasiani. Nunzio Nasi, infatti, non ha detto che parole, parole, parole; e queste, come è saputo, non fanno farina. Egli ha negato tutto, dall'e alla zeta. Egli non ha commesso nulla di male. Se ha fatto degli storni di somme, ha fatto quello che fanno tutti i ministri, annuente la Corte dei Conti. Se ha speso assai in viaggi, bisognava ch'ei spendesse. Si sa, un mi- nistro non é un semplice mortale qualunque per poter pensare a quello che spende e per poter fare delle economie. Se ha fatto molti regali, doveva farli, perchè un ministro deve essere generoso, molto più quando non paga del suo. Ma egli — ha detto e ripetuto — ha proprio speso le somme che ha messo in conto all'erario, sia quando viaggiava, sia quando regalava. In tasca sua — ha quasi giurato — non ha messo nulla, e nessun oggetto comprato l'ha coinprato per se. Que' tali oggettucci ch'ei si sarebbe fatti dare in pii' quando comprava qualche cosa per conto del ministero, sono una spiritosa invenzione. Egli non aveva bisogno di farsi regalar nulla. Se ha fatto un grande sciupio di francobolli, quello sciupio era inevitabile. Si sa, i ministri debbono scrivere e rispondere a tanti. I libri, i quadri, i mobili e gli altri oggetti che dal ministero si sarebbero portati a casa, in quella di Roma o in quella di Trapani, esistono solo nella fantasia dei suoi accusatori, anzi de' suoi calunniatori.... Quelli che veramente s'è portati a casa erano suoi, proprio suoi, e non del ministero. I ritratti in pittura e i busti in marmo ed in bronzo che gli hanno fatto, e che egli avrebbe pagato coi denari dell'erario, vollero farglieli per forza, e, s'ei posò dinanzi agli artisti, posò per far loro un piacere e non per altro, e i denari, ch'ei diede agli artisti, non furono dati in ricompensa dei ritratti e dei busti, ma a titolo o d'incoraggiamento, o di sussidio, o di elemo- sina. Quegli artisti, poi, erano dei « poveri diavoli » (testuale): poveri diavoli come Giacomo Balla (il. quale, dirò tra paren- tesi, è un illustre artista e fece al Nasi un ritratto bellissimo, per commissione e non per regalo, com'egli dice ed assicura).

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