La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 1 - 16 gennaio 1908

23 l'esistete agli affettuosi richiami degli immortali, scendete nella via umida e nebbiosa, pagate il greve tributo, attendete paziente, v'immobilizzate per ore ed ore in uno spazio angusto, premuto, infastidito dalla folla, respirando un aria torbida, infetta... ed a qual fine, dio buono? a qual fine, santissimi numi? Per rodervi d'ira e di disgusto! Che se riflettete a ciò che vi fu forza rinun- ciare: ai famigliari colloquii coi sovrani spiriti; se pensate a ciò che avete perduto: tempo, danaro, serenità di mente; se esaminate ciò che vi guadagnaste: l'umiliazione di una serata trascorsa nell'abbrutimento, non è solo nausea e dispetto che . vi assilla; è rabbia, è furore, è esecrazione. E vorreste la qua- resima di Galeazzo: digiuno, insonnia e stridore di denti, pel mentecatto che vi sciorinò innanzi i suoi cenci miserevoli come arazzi di pregio, per l'impudente che strappatoVi ad una cena luculliana vi animanti i rifiuti e gli scoli dell'acquaio, per lo svergognato che vi convitò al battesimo di un suo feto puro- lento quasi fosse un figlio d'Apollo e delle Grazie.... Questo di aggredire, azzannare, dilacerare il poltrone che, senza esservi sforzato, si creò di motu proprio autore dram- matico e non beccamorto; questo di vilipendere, configgere e propagginare il gaglioffo che tanto presunse di se da credere che le sue pappolate invereconde potessero valere le nostre ore, i nostri quattrini e la nostra attenzione, dovrebbe ben essere il mestiere, l'ufficio, — che so io,? — la missione dei critici e della critica. Ma di che mai e di chi mai si occupala critica? I critici! ma anche prescindendo dalla loro maggiore o minore competenza (chi dunque esercita la critica! commediografi mancati, letterati falliti, avvocatucci disoccupati, travets senza alfabeto, omuncoli senza sintassi, idee senza babbo nè mamma) prescindendo, dicevo, dalla loro maggiore o minor competenza, i nostri signori critici hanno vedute e criteri che non possono essere quelli del pubblico. Perciò essi non pagano, e nel giudizio che danno dei lavori teatrali manca loro, se non altro, questo rispettabile termine d'apprezzamento: il sacrificio che é costato a noi l'essere spet- tatori; essi assistono alle prime rappresentazioni nelle più conci- lianti ed addormentatrici condizioni di spirito; comodi, tranquilli, riposati; in una poltrona che noli si concede che a loro; la stessa naturale inerzia di cervello, non fosse che-per riconoscenza, li fa indulgenti coi lavori mediocri che non impongono sforzi per essere intesi e compresi. E non parlo delle amicizie o degli intrighi che li fanno stomachevolmente parziali; dell'aggettivo enfatico per l'attrice che inuzzola; del soffietto apologetico pel letterato da cui si spera, dell'epiteto laudatorio pel collega da cui si aspetta il ricambio; non parlo delle mille forme di corruzione a cui non sanno od a cui Si guardano bene di resistere; non parlo dei giudizi confezionati avanti lettera, leggendo il lavoro a tavolino, assistendo, senza darsene l'aria, a qualche prova di scena, lavorando, magari, sul riassunto infiorato di spropositi di qualche confratello, se la

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