Compagni! - anno II - n. 1 - 1 gennaio 1920

COMP A.G1V I/ Per J11é, ci godevo. Ammesso anche il pe– ricolo che •in tutte le ca~c prolelarie il ritratto del Messaggero avesse l'omaggio del fiore o dr,! lucignolo nel!~ coppella d'alabastro, non era men vero che \tVooclr'OwWilson, re dei re, denti solidi e occhiali d'oro, minacciando di scalzare dagli altari popolani tùtti ; Martiri e Precursori, tutte le Madonne fiorite e stellate del calendario cattolico, parlava anch'ess-o un p,oco in nostro nome. Non dinìenlichiamo' cbe qucslo santo in reclingole, volen le o nolente, ispirato o costretto, per ideale o per calcolo, 'è stato il Batlisla dcll"Internazionale; E. che ha vinto, come C~stantino, ne}, segno d'una reli– gione nuova .. La nosira. La gloria def Cristianesimo incomincia ap– punto, con la feclellà di Cosfantin-o. Il trionfo -della Rivo! azione francese inco– m ir1cia il giorno in cui re Ltrigi si scopre ai sancul-olti, e beve e-on loro nel bicchier-e del– l'amicizia. IL potente che fa suo, volente o nolente, l'id~ale dei maledetti, è qualche cosa di più d'un voto acquistato· a,lla. ca~1sa cli questi. E' il sintomo, anzi il simbolo cli una resa. Il socialismo attendeva quell'ora d'apoteo– si da cinque anni di martirio'. Era la Pasqua dopo la Passione. \Voodrow \Vilson - uomo qualunque" potente' qua-lunque -,dava un volto qualunque all'Idea risorta ·e riconsacrata. E il feticismo si capiva; gl'illusi anelavano perdo,. nali. Ora il mio illustre collega Bergeret può -dire che le folle erano ((assetate cli menzogna », e che si tendevano· a berla dalle cc labbra unte di vasellina » del •Professore. Mà non è così. Le folle attendevano e sospiravano la verità. Ne bis,ognavano. E \Vilson non la portò; ma parve portaI'la, grazie ad uha masche-ra . socialista .. Prendiamone alto. E questq c'imporla. Santo \Vilson era un'immagine, ci-oè una convenzione. La personc1,'nQn coniava. Era for– se vVilson. il profess1qre, o \Vilson il Presi- , de11te, o Vi/ilson il vittorioso, il venerato dalla folla? Stava sugli alta,ri, semplicemente l'au– tore del fy.[essaggio; cioè d'un programma di rivoluzione. Nessuno poteva aspettarsi di veder questo attualo oggi, cl-omani o fra vent'anni. E però si riaffermava a tutti,. lampante e so– lenne, la. certezza del suo adempimento: allora che i nostr-i nemici dominatori, fra cui vVilson è il più forte, piegavano .(;\cl essi i ginocchi pre– SC'.ntancl,o le spade. Definitiva, per l'avveri.ire no– stro/ è·la lezioné cli questa ,resa in umiltà·. Sua l\-lneslà, il Presidente beve nel bicchiere de1- J',1micizia, s'·inchina ai cc semplici uomini comu- 11i:,. Ah, no: non si dovrebbe più nè dubitare n,> trepidare. il sociaìismo è. Puy;dlclisrni. Hc Luigi abbracciava il san– i't.1l0Uo .quando, già era, éacluta ìa Bastiglia: \VilsoP pubblicava il Mess~gi;0. qua;11-dogià bibliotecaginobianco era morto lo zar. Dietro il· volto presbiLeriano del Presidente ve<lò il profilo mongolico di Le– nin;. i qualtordici punti, sono, la fumata az~ zurra dell'incendio, l'arcobaleno dellu bufera bolscevica. Passa la. Coni.une, e il Presidente evangelizza. La giustizia è doma:qdala •come un diritto : viene conces;;,a come una grazia. Ma è la borghesia eh.e domanda tregua, ed è \iVilson che porta la bandiera bianca. AHora, il Ivfessaggio promette che la guerra sarà vinta, nel nome del socialismo. Quindi, in nome dél so,e_ialismo, s'arrende la Germania imperiale. Sono i reprobi che fan la_ legge; sono i dominatori che la invocano. Saturnale meraviglioso! Questio, Saturnale durava da cinque anni. In verità tutt.a la sto-ria della c_onflagrazione non è s,lala che un omaggio al soc;ialisrno, ai suoi principi: e ai suoi uomini: Sino a ieri le guerre s'erano falte esplicitamente ne1 nome dèlla violenza e del bottino : dal· primo frairi- • cidio .a colpi di clava ;ill'avventura di Tripoli che fu· decis0<fare italiana cc al ronibo del can– non ». Il cartello di sfida non recava scuse nè pudori; araldi in cotta· di maglia o ambasciatori in abito nero lo parlavano da un camp'.o al– l'altro, e di qua e di là i cc semplici uomini ço· munì >> venivano numerali, armati, matricolati. , In nome di chi? In nome dei re. E via, serizu altro, clietr-o il rùllo dei tamburi e l'invito dei g·endarmi. Dal luglio 1914 in poi, secondo i pessimisti, le cose non sono andate diversa– ri1ente. Ora, il pessirni_smo eccessivo è una prova di poca chiaroveggenza come l'eccessivo oUimismo. Questo è miope e quello è presbite; quello non giunge il s_egno, questo lo super~. Il pessimista, tanto si forza d 'ind.agare l'.i-nti– mo, la sostanza ,delle cose, finisce per trascu– rarne la forma, che ha p1.ire il suo_ preg:iò_;. la apparenza, che ba talvolta iT suo· perchè. •Ora, si ricorcli che nessuna dellè venti dichiarazio.ni cli guerra, dal 1914 al 1918, ha ' potut,o essere fatta soltanto cogli araìdi e coi tamburi. Ad ogni combattente è .occorso un pretesto d'uma– nità, un pretesto di libertà, un prete'sto di giu– stizia: Ognuno, violento in 'cuore, ·ha però d,o-– vulo vestirsi di mansuetudine, api)arirvi l'ag– gredito e· non l'aggtessore, il predato e non il predace. Menzogna. Certo. Può bene il filibu stiere issare insegne bugiarde sulle sue navi da corsa, ed ecco chè l'eterno principio di preda, pa:u11osodi mostrarsi, -batte bandiera fal3a, ban– diera ro.ssa. lVIenzogna; ma buon segno. Il pu– dore del criminale è già la negazione dél cri– mine. Anche l'ipocrisia: è ìm omaggio al\~ virtù'. E si è fàtta la guefra, ricordate, rinneganrl-0 la guerra, cioè facendo omaggio al socialismo. Che importa che i socialisti, nel frattempo, fos– sero reclusi o banditi? Era la ritorsionè natu· • rale, inevitabile ~ umana, stavo per d1re

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