Compagni! - anno I - n. 19 - 1 novembre 1919

• . I . • COMPAGNI/ U, mese di .aprile 1 1848, sei settimç1,ned·opo la, rivoluzione di Berlino, -0r.a soffocato il m'2itimento poilacco è ri• destato il vecchio conflitto naYionale tra tedeschi e polaèchi. Quest' iip.me11soed 'inapprezzabile servizio nll'a,utocr at-O russ 'o fu. reso da due cornmàcianti e 11:iìni,stri lihe.ra.li, Camphan-sen ed Hans-emimn. De– vesi a,nc:ora osservare che .qu•esta campagna pòlacca :fu il pl'irno me,zzo di riorganizzare e di riempi1:e di fiducia, in se· stessa queHa medesìma. armata p.rus· siana, che cacciò poi dal 'potere j,[ partito liherale e distrusso quel mo-vimento che/ si erano sforzat i tanto· di reaji,zi, a.re i signori è:ampballsen ed ·Ham,ema.nn. « Es,i furono puniti dal]o ;;tesso J.oro peccato n. Fu questa lJl, sorte'di tutti i iisaliti del- 1848 e del' 1849, cl.a,Ledru R-ol,lin,·a Changa,rn,ior, •e da Camphau,sen in ,gi11sino ad Hayn.au. Ma questa violen,ta. s9luzione sa•rà durameùte scontata dalla Gerrna,nia in ui1 pros· simo futuro· (3).. • • • . . La quistione clel1e··na,.zionalità offrì., inolire, ill Ìb"oti.vodi UJJalotta in Boemia. Questo paese, abitato da 2 mììion{ di tecleisyhi e 3 di slivi di•. ling,ua czeea; aveYa gi:andi rimini8cenzc storiche, che coi.nei· devano· quasi"tutte col passato predominio deg}i cze· chi. M.a la fo~·za di questo ramo delUa famiglia dei µopoli s·1avi f,.i i.11franta dalle. guerre degli .Hussiti .·nel q uindicesim o secol9; i paesi parlanii.sr.eco fu. ro110 dilania.ti; una parte formò il -regno di Boe– n:tia; un'a!\tra, il principàto magiaro·; ui1a tcl'za, quel· la dclla montuosa ·regioite ea,rpatica degli slovaki, dive11nc una pmfo cl('.tl'Unghe;da. I magia-ri e gH a,lovaki a-vea1io' perduto tlà... lungo tempo". qu.a.]siasi frraccia, di sentirne1~to e di vita nazionafo, :-seb'hene . essi con&er,vasse,ro :Ìn grandis sima, pa rte l]a, lo,ro lill· g1m. La Boep;iia' èra cir.:;o~ cla. t.a.su 3 \ii 4 lati da • 11acsi i11i:e.ran1cutetede1:lchi.,L',clernento tedesco ,avèa fatti grai;idi progri>:ssi nell~- ~tessa Boemia; ve rfino nella ca-pitale, in Drag:i, si controbilanciava.no suf– ficientemente l,e due naziçm1dità, e d &pertutfo ,t".a pi– ta,)c; commercio, ,indu~kia e eoltura intelllettua.le si frova.vano ·n.elle n.1ani dej tcqeschi. Il . i:itropugnatore della .na!ion.ailità cz~c.a,-il P,,rofcs~or Pa.lacky, ·non è a,nch'cgli 8e non un mcàrnat"ç tedesco, che finora. non ~a parlarn ancora ·co.rrettament(l' senz'.a,ccento stra· · niero fa, li11gna c.z~caF M.a, come spesso è il, cash, fa mo.rentc n'aziohalitiì, cz,e.c·a, ,morente s'econdo '1a testi'– moninnza cli tutti i fa-tù 11òti degli ultimi 4 secdE, feci, 1rn\ 1848 nn ultimo sforzo, per rigua.dagnar,e I.a nassa fa sna fona vit.aJè; uno sforzo il cui fallimen– to, preseinJcn<lo da tutte le ·consiè1era.ziorìi ~·ivolu– ziona ri<' .. e?Wea pron;re cli,l\'la, Boemia non poteva dont.inu;:i,re am:ora, ad csisterè se non come eleinento della C:.krma.n'Ìa,, si':-hb('lW ima pa'rle dei suqi abitanfì possa, crmtinuarc .a.Jl('OJ'a per alcnni secoli a parlare· una lingua.non tedesca, C. MARX. . (1). Qu0f<t.o ,1 rt\co!n fn pubblicn 1;:,. rn~lla. 'J',r/ lw.na. di N'no– FL York <lPl i> n.1,1r:w 1sr.·:. ~i uot.i il vaJ.ore pro fetico di t;duni rilh•,·i e JW('SE'ntinw11ti. • (~) }m ~i.,-;,s(►• rlissirlio rlnNmnal LM·dw si è vcr.itic:~1to, fra 'tcd,~t:lli f' puh1cc!Ji, alla linc d0lht g11er.ra attuale! (;}J Lo è stat,r, iù:fotti, m:t dopo scittaufanni! t I • r,n .,ini.strn c,,fw11c1iia 17c/l' int.cn ,cMo in r.:nr!lwriri 11011 I ri !ta 11pcrt1117/i occhi? Yo1, oJfr,rnlate lcJ./'!'l'!/OYnO .di a1,er W'l'li/('.,,,,, '":'•'IÌ (a P1.e,;rol/rndo) /'11r,.,r,8,'!/'iO (!c/7((, rrran~lr:- 1>1,rrtù. ,..,,.,, 0011/.lOI<' a. t·nlli yZ.,, 1wm.,111. /:Jr' vu1, siete nvd1J- rcrr11U. siete com plJcil • 1 • , H. BA•muss;;, -0: W,- - @lJL Con la guerra, i pescicani hanno gùadagnato 50~ miliardi, Lo· afferma un e.:onomista d~ « Te~·!»,. giornale borghese, Cinquecento milìaddi. Cioè, 5110volte mille mi• !ioni... I morti, invece; noti furon~ che pochi mi'lioni. Chi. credeva ch'es1ifvalesseto tanto? . . Cinquecento J!liliardi. Òoè i1 n~stro sacrificio, m nos.tra p~na, il nostro sangue, la nostra umiliazione. E ogni libertà soppressa,! E ogni pace • bandita i Unica « attività.» sopravissuta allo sperpero enorme, quel cumulo-d'oro. che ha yer custodi dei mostri, comé i tesori .deÌJe vecchie favole. , ,~là, quel sacrificio, e quel dolore, e quel sang14t che furono dati per- questo, o compagni. Cinqueeen• tomila morti, di sotterra,"domandano conto di quel den~ro custodito nell~ .,orribilicasseforti; - 1 •, • -, ' • ,, I ■ Il •• '.' • I' I • bibli tecaginobianè<?

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