Compagni! - anno I - n. 16 - 16 settembre 1919

COMPÀG,Vl ! P,reisso a poco <:bl:J?-e isorridgno all?!-'chè il. mar– chesie Okuma (anche d1 marchesi non v e penuna nel 'Giappone!) 'caldeggia il •sistema della xi<luzione d~gli arma.meillti per tutti gli S.tati eccettuato p~r- il 9'1ap– :f>C1I1e, p rchè ).IU ese1;cito potente ~el paese a_elmi_½:ad<? e nece:ssario per pr.oteggere l'impero dai .. , pirati idiues,i ! . Trattà!si sempre della stessa, •eterna politica egoi-, stfoa: Jfreuica;re. >inuna n1_aniera e agire in u.n'altra! • Di qm~lh1politica che è ormai divenuta la regola generale, .specie là dove la •comoda massima, anche se maJv11,gia,del « fare agli altri quello che non vor– remmo !'osse fatto a noi ste;ssi » si appoggia sui can– non,i e sulle « ,'.:'rcadnoughts » .. G. BOSSONI. Ll COSCIA 01· ·POLLO __ ::.(Hovlela diMarcelle Capy) + ~ • La g11crnr, assnrdfl e ·atroce qual'è; e quale st e pfl,. • lc&ata eOJlràttutlo nuUo stcnwin<ito earfi.aio di qucst·i cin– au-e anni, hn messo in· rivoUa t.utte le nni.nw buo,iie e pon~osc. Pe1·ciù nbbiamo visto ~ e l'i?Ìiportanzu del feno– me,;o 110n eUrù mai sàdnulata al!bastfln:;;n :-• ·i .Più,.chi-àrI ù1tel/<Jlti d/il· 1Ìl.oncl9 urionta.rsi àccisa.mc1ite verso i nostri ori:::.:o;1ti. • Jfri .non soltan}o • del. lctt<iÌ•ati çosvicu'i, come Oorki u ]Ja•rbus!ie, dopo la guerrfl sono vàssati al soci,a– lismo :" a.1,c/1c lfr:lle novellicd.i 'deìfiàate e or'i.!7'inali come Jiarcc/'.iu Oapy, rcda.ttricr;• ordiua,1°ia -della Vague, del l'opulairé, r; di altri fJiornflli pro/.etari vari.gin'i, ttn'a:u, tuntion rit;r:/a.~ionc di que;,'ti mi.iii ròssi, che A.natole J,',-a·11c-e 'il fonwiclabilc maesh·o dello stile· e dell'inda.- 1;i 1 ,,e, il z;iit grnndc òCritt.ore di Fra,ncia, ·n11~h'essoormai llùij1tisilo .corilp/<Jtanwnlc alla c<tusa nostrn - ha 1iot'llto salutare co1Ì vcirole ,!'entusiasmo. Questo è uno ilei snoi racconti' J:iù -recenti, tradotto daUa Vague. 1:ndiò, anni aveva Alberto. Corpo nerrnso, occhi ìu– centi, bocca fresc:i e lingua 6velta. Non c:era abbondanza in casa del fanciullo: però n~ppure si stentava. Suo padre avev'a cominciato come garzone di. fattoria. A poq) a poco s'era fatto mi pezzo di terreno, s'era tagìiato qualche campetto, e la' vita aveva finito per farsi sopportabìlè. Sua madre, ad ogni ritorno del!' estate, poteva mettere alla finestra qualch~ vaso di ger::mio rosso. ~, Come tutti i giovinetti deÌla sua età Alberto m·eva fatto, quell'anno, ,la sua prima comunione. Una domenica. dopo la messa, il signor curato disse: - Ragazzi miei, domeuica ventura andremo 111 pel- legrinaggio. - • - Dove, ·reverendo? • - A Roéail)adour. Kon era tanto .lontano. Ci si poLeva andare e 'tornire, in vettura, prima delìa luna. }\fa ai più piccoli, che non avevano mai messo il naw fuori della borgata, il YiJg– gio parve fantastico. Eppoi, quel nome di Rocamadour sonaYa cosa bene alle orecchie ... • Tutta la settimana durarono i prepar;,tiYi. Fu un riran ronzare a: co.ugetture. 0 La vigilia i ~-agazzisi c~nfessarono, e a benedizione data, il curato clisse: • ..:.-.Axete fatta una buon;i, confessìonc. Hra,·i. Do– rnani farete una huon;i comuniÒne, e la J\Lidonna cl' Rornmadour yi benèclirit cia!l'a!to del suo trono.celeste ... S'era rimasti intesi che ognuno dei fanci,ùli anebbe portato con sè le provviste in un panierino, poichè oc- f bibliotecag inobianeo correva partire a digiuno per potersi aècostare alla Sacra Mensa; Alberto sor\'egli0 con occhi acuti la confezione del suo paniere. A questo pensò, b mamma, poveretta, met– tendo anzitutto_ nel fondo un torngliolino candido, po– scia uu fiaschetto di vino, quindi un quarto di pane,. In seguito venne una grossa coscia cli pollo arrosto, daila pelle granita e rosseggiante, alcune fette di giamb~inc . salato,, roseo còme il fiore clell'egbntina, clac pesch~ vellutate e buttirose, quattro prugne candide, due fwlu che fondevaùo, gonfi cl 'umore• zucdicrino, e un graprolo d'uva fresca spiccata proprio, allor:i dalla perg;ol:J.,fr~ . il ronzio dei. calabroni gelosi, e ancora tutto caldo d1• sole. Tre pampini coronarono il ghiotto edificio, su cui la mamp:ia'rinchiuse i !emui del tovasìi<~ì ino 'C il CO· perchio del paniere. 'Risi,,egliò coi galli. Alberto indossò il suo costL;me della ,pri1ba con:n1- ni~ne. •La mamma annodò soLto il mento la cra,-atlin,1 imrn~colata, ravviò per bene il giubbetto alla cano:tticra e accompagnò il suo bimbo fino alla· sacreslia. Lì giunta, gli consegnò il paniere. La diligenza già aspettava. Avanti! Hop ! Con che allegria iJ postiglione face\'a s<'oppiettare lii. sua frusta! O]à ! Clic, ciac! 1 ragazzi erano intontiti. E dal li,. i cavalli a· correre, le ruote a stridere, la frusta a schioc– care. Co1~1e il vento fresco faceva svO'lazzareìe cravaite bianche, i fanciulli, ùi,yerftti, corninciaron~ a c::mtare; quanto a Firmino, il postiglioi1e, pensava che ;i] rni,,to• molestava i cavalli, e. non .sapeva :frenarsi cli tirare a Dio e ai santi certi moccoli grossi, a11'usanzi1 clèl paese, che facevano trasalire il ,·eècl1io cui-ato, interdetto: - Tu sei uno scomunic3cto, Firmino! - Andiamo, ,via! -:- brontoìaya il. vettu.rale sbatlendo gli occhi contro il. polverone, - Infine, non si fa male a nessµno. Io chiamo i santi per nome, e spero bene che qualcuno r6 ,risponda e mi 'assi;;ta. :\On sarannò. tutti sordi come debitori ! ' 'S'incontrarono altre Yetture. -·Passiamo davanti! -- .gridavano i L,nciulli ... E,Ja frusta fischiava, e i C,,,a]li si sèrollavano. Ah, •la gioia clei ragazzi, quando ,i riuscirn :1. sopravanzare qualche altro pcllegri1io, e che Don si meva più dinnanzi agli occhi che la strada bianca: così b:anca cla f~r •male alla vista! ' ' . I Giunta ia ,·ettnr.a alìà posta, il s~_,;nor' çurato :,i mise i11 testa a.llit·comitiva, e dietro lui, a Jue a cluc, i pic– coli comi,nciarono a ·sgambettare, col lorp panierino sotto •il braccio. '1\on s'incontrarnno, ormai, clic pellegrini, mendicanti, merciai. ùi medaglie, rosari e scapolari. Per. chè si dice che la. Madonna ùi° Rocamadour faccfa tutte le grazie: ai p01·eri mendiéanti infelici come. ai po,·cri merciaiolj imbroglioni ... Il suo altare ~ però situato molto in aìto, E bisogna farne delle sr:alinate, per montare fino a lei! Si sa bene che niente si può aYere senza .un po' cli fatica: nepplJre le grazie ce]esti... ., • L'arrampicata cominciò, Il curato masticava ìe sue preghiere. 1 ragazzi tirm au ìe gambe, Qualcun:o sbadi– glÌ:1\·a. Eb, perb;1.cco, l'aria frèsca del mattino aveva • hen finito per mettere qualche çrnmpo nello stoq1acol l\Ia chi p;i1 foi'te senlì, :i lo stirnoìo rkll'appetito, 1 fra tulti, era .,\lberto. Senza Yolcrlo, senza farlo apposta, ec:li pensaya al ternro costudito nel ~uo paniere. E dalli / da.Ili, la mano fmì proprio per scivolargli sotto i'l co

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