Compagni! - anno I - n. 11 - 1 luglio 1919

bib f I 10 COMPAGNI! DELENDA MILITIA ·(A un oompagno della Sezione d'Afoiohe, nel B· iellese, dobbiamo il presente articolo, ohe riproduciamo in qua.si totale integrità). • • Una tra le sconsolanti conseguenze della recente guerra è certamente l'abbrutimento dell'animo uma– ·no • e questo abbrutimento, di cui furono sempre 'inc;lpate le classi dette inferiori, va certo rigettato· sulle ,classi dirigenti, autrici e responsabili di quanto è accaduto. Durante il flagello senza nome, non solo l'animo ·nostro vide nelle trincee fangose i cumuli dei morti; 'nei mari misteriosi inabissarsi i baistimenti carichi .di preziose vite, e tutte le 'barbarità le più efferate e le più inconcepibili diventare legge ; non solo il lllostro animo si è cinto di una specie di -corazza di cinismo, ,chè ·ormai nulla oggi può più ,stupirci; e forse se anche un continente sprofondasse negli abissi dell'oceano, a.nche questa passerebbe come una semplice notizia di erona-ca; ma ciò che è peggio, è nata una specie di ammirazione, una 'Specie di culto morboso verso quelle forme di crudeltà mili– tare che furono i mezzi necessari dei ma:ssacri e del– le rovine. Tra molte ,persone del buon popolo, a,d esempio, il passaggio d'un ufficiale è seguito da una sorta di pauro-sa reverenza: -istintivamente la gente si sofferma, si volge, ,si tira in disparte come pas– sasse una divinità; sSente nascere dentro di sè un senso di rispetto estatico. Eh, perbacco, l'eroe ... Ora, quest'ammirazione si trasforma in un vero culto: culto pernicioso, che porta a degenerazioni intollera– bili. Il nostro popolo, che ha fatto la guerra, che ha sof– ferto e pagato per la guerra, deve abbandonare co– desti pregiudizi; deve imparare a detestare in ogni sua espressione il fenomeno bellicoso ; abituarsi a considerare con indifferenza questo fenomen-o effimero e antitetico della •civiltà, destinato a esaurirsi e sparire per la forza €tessa delle ·cose. Di piì.1, noi dobbiamo abbattere ogni traccia di militarismo, ·che è il peggior .parassita· della società; noi vogliamo ch(l i nostri sold.ati, che tanto hanno dato per la cupidigia di capitali•sti ladri e contrabbandieri, sia– no restituiti alle loro case, alle loro famiglie, e po·s– ,sano ritornare alle pacifiche occupazioni: poichè danni, sia materiali che morali ne hanno già soppor– ta ti ad usura. Si pensi solo a quei molti che hanno passato gli anni pili vigorosi della. loro gioventù ,sotto le armi (gli anni in cui si . r-ebbero preparato, con assiduo lavoro, un piccolo gruzz~o)o, onde trascorrere quietamente la loro vecchiaia) e ·che ora dovranno risubire tutte le fatiche e tutti gli avvilimenti d'un destino da rifare da capo ... « Cedant arma togae » (le armi cedano alla toga, al diritto, al potere civile) dicevano i romani, che pure e1;ano un popolo militare; dopo aver combat– tuto, •essi non volevano che la -spada sopraffacesse la ragione e la giustizia. Ma il nostro Governo non l'intende così, o almeno sino a ieri - auspice l'ex Eccellenza di Orlando - non l'intendeva così. Tornata la vita civile al suo ritmo normale, ope– roso, sano ed umano, quel militarismo il quale ad altro non aneh. <che a rompere la pace dei popoli, a rigettare le Nazioni in una nuova carneficina; quel rnilituri.smo b di cui boria insaziabile non sogna e prepant che uove espansioni e nuove conquiste, a I roiitto dei soliti branchetti di. capitalisti assetati di oro, dovrà automaticamente scomparil'e. Al posto del milite in ~rigio-verde, vogliamo ve– dere iì libero contadino, dal gagliardo petto scoper– to, mietere le bionde messi. Al posto del cannone caginobianco vogliamo vedere l'aratro erpicare le iertili zolle del– le nostre tene. E quando il militarismo sarà -caduto allora ·cadr.anno an_che i suoi -cantori: quei poetanti ?be _hanno. messo_ i lo_ro versi alì'asta fra le dame 1stenche e 1 fab?ncant1 di proiettili. ,Sognarono forse c_ostoro che, pe1 loro meriti, gli uomini della terra h av_rebber-o immortalati come gli Dei -dell'Ol. • ' t · · impo, e gia ce~· ~ g:o-irono per la loro prossima radiosa a~?esa 1 ~11 ~m1:1reo, al. fìanc? de~ /beati. Oh ! quanti pm b~Li_e pun sono di Mev10 gh allegri versi, delle venali nme de_cant':'11tile -carneficine umane! E ca– dranno anche i su_o1~ala?ini; i tiranni feudalisti di– un tempo _che oggi chiamiamo capitalisti. Privati del loro. bracc10 armato avranno perso la battaglia con– tro i proletari, e .allora soltanto regnerà sulla terra la sacra eguaglianza ta.nto vaticinata e mai rag– ~iunta. Ma il socialismo deve •combattere con tutte le sue forze per purgare il mondo da tanto .flagello. Il nostro motto, che dobbiamo incidere sulla bandiera rossa, -che dobbiamo tener presente nelle lotte sia « Delend~ Militia, » : annientare il militarismd. E quando, m un non lontano- avvenire, ciò ,sarà dive– nu,to realtà, allora; il .socialismo avrà guadagnato la P_mbe~la ed aspra battaglia, e si sarà reso beneme-– nto, di fronte alle generazioni presenti e future del111, pace dei popoli. · ' COSE SEMPLICI Ladimirmziom~· delleoredi lavoro Che certe eresie le dicano i capitalisti è- ben naturale, ma che le ripetano dei lavoratori è piut– tosto gròssa. Si dic:'. dunque : meno si lavora, meno si· pro• du-c-e. O_gni cosa co:sta cara anche .perchè scarseggia. Aumentiamo la pro<luzione ed i prezzi scenderanno. Perciò facciamo, non otto ma dieci non dieci ma dodici ore di lavoro, ed anche di 1;it1 se possibile. Questa .argomentazione, semplicistica -e artificio– sa, ha un certo qual valore soltanto per l'interesse personale dell'industriale o dell'agricoltore, che fa lavorare gli altri nella propria fabbrica o nel proprio campo. Egli infatti ritrarrà tanto maggiore profitto dal suo possesso e dalla sua impresa, quanto mag– g10re sarà, di fronte ad una identica misura di -com– penso, Ja. fatica .e l'opera del lavoratore :saiariato o stipendiato. Ma anche questo valore è relativo, diciamo, per– chè una cosa è la potenzialità della macchina ed altra cosa è la potenzialità dell'uomo. Anche , la macchina a lungo andare deperisce, ma sino ad .un certo punto si può fare un calcolo aritmetico del suo rendimento, e cioè dire, ad esempio, che se in un'ora es,sa :produce dieci pezzi, in cento ore ne produrrà esattamente. mille. E la macchina si po– trebbe anche, ·con le dovute cantele,. far marciare' per cento ore senza interruzione. Per l'uomo invece, -che è soggetto aìla •stanchezza ed all'assopimenlo, si deve fare un calcolo inversa– mente gc,om0trico, e dire cioè che se in un'ora può produrre un pezzo, in dieci ore consecutive non ne può prodL,rre che sette. Nelle prime quattro ore il rendimento potrà essere quello iniziale di un pezzo all'ora, ma successivamente, diminuendo l'attività e la resistenza fisica, per il quinto- pezzo occorrerà un'ora e mezza di lavoro, per il sesto due e per il settimo due ore e mezza. Inoltre, non soltanto l'uomo non può lavorare per cento nè per cinquanta nè por venii ore continue,

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