Vi saluta la Chiesa che è in Babilonia - n. 7 - maggio 1978

duto il Vangelo, vuoi in Israele che fuori Israele. In un certo senso il banchetto eucaristico è la cosa più antica, più classica e dall'altro lato la cosa più singolare e nuova; è il banchetto sacro che acquista significato di rapporto col Signore di gloria e quindi si muta in banchetto escatologico. Tutta la storia umana è espres– sa nella gioia e nella sacralità del convito, nella sua doppia forma di partecipa– zione a tutto l'umano e a tutto il significato sacro. Ebbene questa storia co– mune degli uomini diviene ora la «domus Dei» e la «porta coeli». Ciò è espres– so - nella mistica del convito dell'Apocalisse: «Io sto alla porta e busso; se qualcuno intende la mia voce entrerò da lui per cenare, io presso di lui e lui presso di me». Quindi anche la stessa Apocalisse descrive in fondo la conti– nuità tra la storia del mondo e la stoda di Dio come legata al tema del ban– chetto. Ma qui si presenta anche un tema che è fondamentale, sia all'inizio che alla fine della Sacra Scrittura: il tema dell'albero della vita. Si potrebbe seguire il tema dell'albero della vita in tutta la Sacra Scrittura, tuttavia un dato è certo; esso appare soprattutto nel Genesi e nell'Apocalisse. «Al vinci– tore, farò mangiare dell'albero della vita, posto nel Paradiso di Dio» (Ap. 2, 7) ed anche «colui che oserà togliere qualcosa dalle parole di questo libro profe– tico, Dio toglierà la sua parte dall'albero della vita e dalla città santa descritti in questo libro» (Ap. 22, 19). Si noti che l'albero della vita è descritto nel– l'Apocalisse con colori che ricordano questo mondo; «le foglie degli alberi ser– vono a guarire i pagani> (Ap. 22, 2). Ora il tema dell'albero ha un riferimento al tema del sacrificio. Nell'Eden, l'albero della vita indica il rapporto con Dio: ma Caino ed Abele offrono sacrifici; Abele offre sacrifici cruenti di animali mentre Caino offre sacrifici incruenti dei frutti del suolo. Il tema dell'al– bero della vita indica, dunque, nella «città di Dio», la pienezza; ma questa pienezza ha il segno della storia sanguinosa del peccato, è il sacrificio del nuovo albero della vita, la Croce di Cristo. Essa si manifesta tuttavia con i segni della pianta, il pane ed il vino, ad indicare che il sacrificio incruento nasce da quello cruento, che la vittoria sulla morte ed il ritorno al Paradiso è il frutto della Croce redentrice. Che cosa tende a dirci, dunque, tutta questa realtà simbolica? Che il sacrificio cruento ed il convito incruento sono la medesima cosa. La presenza di Cristo vittima nell'Eucarestia indica che la perfetta vita è la conseguenza dell'assoluta morte, quella patita dal Figlio di Dio. Abbiamo così la perfetta continuità tra la storia e la escatologia nella Eucarestia. Tutto ciò che è sto– rico è qui presente ed, al tempo stesso, è presente l'escatologia. In questo sta il mistero dell'Eucarestia, che non è rappresentabile come un mero simbolo; se lo fosse, perderemmo quel senso della Eucarestia che la Chiesa ha difeso gelosamente con dei tabù linguistici come la presenza reale «ad modum sub– stantiae», con la transustanziazione o con il culto liturgico dell'adorazione. La Chiesa ha sempre rifiutato la soluzione ovvia per parlare di Eucarestia, quella simbolica. Questo è molto importante perché ind.ica che, tutto ciò che riguarda, nel Vangelo stesso, la continuità tra questo e l'altro mondo, non è mero simbolo, metafora, è certamente qualche cosa di più. Così come nel convito che diviene convito eucaristico abita il Signore della Gloria e l'uomo è portato oltre il tempo, nel medesimo modo, tutto ciò che viene vissuto in .questo mondo si continua al di là del tempo, così come si continua al di là del tempo la presenza di Cristo nell'Eucarestia e quindi la relazione eucari– stica del Cristo con noi. .4 bibli0t:t;aginobianco

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