Vi saluta la Chiesa che è in Babilonia - n. 7 - maggio 1978

n. 7, Maggio 1978 VI SALUTA LA CHIESA CHE E' IN BABILONIA (I Pietro 5, 13) << Chi è v1c1no a me è vicino al fuoco, chi è lontano da me è lontano dal Regno>> (agraphon del Signore) <<Non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura>>. (Eb. 13, 14) Due concetti sono qui racchiusi, due concetti che, per il cristiano, diven– tano un'unica esperienza di vita. Il primo ci parla delLa continua trascendenza di ogni orizzonte umano; conquistata una meta, una nuova rispunta a testi– moniare l'inappagato anelito dell'anima umanCli. E' questo un modo, solo uma– no, di creare tra sé e le cose del mondo un distacco non perché si sia vinto un attaccamento ad esse ma perché si è avvertito il loro limite; se è vero che nulla di umano è estraneo all'uomo, nulla di umano però lo sazia. Più spesso capita invece che l'uomo cessi di ascoltare, di seguire L'inclinazione delLa sua anima o scambi questa spinta a-ppena percettibile, per una fantasia giovanile destinata a non convivere con il tempo dell'esperienza e della ma– turità. Allora si dà alla ricerca come di un luogo sicuro che assume proprio La forma di una città; ma, per La sua stabilità, La città deve essere così forti– ficata da risultare inespugnabile. Gli onori, la ricchezza, il 'J)Otere sono le armi poste a difesa deLla città e l'uomo vi si rifugia, certo di poter così parare i colpi a sorpresa della vita. Ma il tempo corre così veloce che queste medesime apparecchiature di difesa non sono più in onore tra gli uomini; ciò che ieri difendeva dal rischio, oggi espone più direttamente ad esso. Perciò occorre che La ricchezza sia dis– simulata, che il potere passi per servizio, che agli onori si mostri riluttanza. Alle armi classiche di difesa della città, se ne deve aggiungere così una nuova, l'ipocrisia. Ma, a questo punto, può essere che la città rimanga stabile, che 1 bibliotecaginobianco

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