Vi saluta la Chiesa che è in Babilonia - n. 7 - maggio 1978

Cittàdi Dio,città dell'uomo In questa comunicazione, per «città di Dio» si intende, in primo luogo, la Gerusalemme celeste, mentre dicendo «città dell'uomo» si vuole indicare que– sto mondo. Ciò non significa che questo mondo non sia anche la « città di Dio» ed il mondo al di là del tempo non sia anche la «città dell'uomo»; signi– fica solo che, mentre nella «città di Dio», il termine immediato è Dio, nella «città dell'uomo» il termine immediato è l'uomo. Qui non vediamo il Signore ma solo gli uomini; là vedremo il Signore ed in Lui tutti gli uomini. La «città di Dio» è il luogo in cui tutto ciò che è conosciuto, è conosciuto in Dio; la «città dell'uomo» è quella in cui Dio stesso è conosciuto mediante l'uomo,. Con questa relazione, obbediamo all'invito dell'Apostolo: «alzate le vostre teste, la liberazione è vicina». 1. - La <<città di Dio>)come continuazione della <<cittàdell'uomo>) Che cosa possiamo dire della «città di Dio»?. A questo proposito ci viene in soccorso la «città dell'uomo»; essa ci presta il suo linguaggio perché la «città di Dio» è un suo infinito prolungamento e quindi, per dir così, è guardandoci attorno che possiamo trovare il filo rosso che ci conduce nella «città di Dio». Sappiamo che è proprio del Nuovo Testan1ento parlare delle cose di Dio con termini tratti dalla realtà della vita quotidia11a. Così l'immagine con cui Gesù descrive la «città di Dio» è quella del convito, del banchetto. Questa è un'an– tica esperienza dell'uomo. Essa significa sperimentare il mondo come nutri– mento e quindi una dimensione amica della terra; significa anche sperimentare l'amicizia dell'uomo per l'uomo. Il convito è un atto di convivenza, è la per– fetta immagine dello stare insieme. Infine, nel linguaggio mitico, il convito è un rito, un atto religioso: la comunione con il mondo è stata sentita quale co– munione con il divino, quale cuore della sacralità. Questo linguaggio reli– gioso lo si trova anche nel Vecchio Testamento. Anche qui il banchetto pre– senta lo stesso significato; basta pensare al Genesi, all'Esodo in cui il ban– chetto conserva questo significato sacro. Ebbene, questo atto che riassume tutta la simbolica umana, viene caricato ora della densità escatologica, di– viene l'espressione prima della continuità tra la «città dell'uomo» e la «città di Dio». Sicché, in realtà, il banchetto ci dice che, prolungando ciò che è pro– prio dell'esperienza del vivere quotidiano, possiamo capire che cosa significa vivere nella «città di Dio,»; in sostanza, è prolungando ciò che è proprio del tempo che noi incontriamo il tempo eterno. Se possiamo comprendere l'Eucarestia e con ciò la realtà che supera il sa– cro nell'escatologico, dobbiamo intenderla appunto come luogo della continuità tra tutta la storia umana e l'escatologia. L'Eucarestia infatti è un banchetto e come tale comunica sia con l'ultimo giorno sia con tutto ciò che ha prece- bibliotecaginobianco

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