Vi saluta la Chiesa che è in Babilonia - n. 2 - aprile 1975

bibliotec, Ma quello che era possibile o necessario in altri tempi, non lo è p1u ora. Recentemente è toccato anche a me, in un pubblico dibattito a Bologna, sentir- .mi riproporre, dal direttore di « Civiltà cattolica », l'assioma che la Chiesa non ha tra i suoi compiti l'attività politica ma che essa è il compito dei cristiani. A parte la palese contraddizione - che lo schema maritainiano non .riesce più a nascondere - non si tiene conto che il Nuovo Testamento non si configura mai come una regola di condotta politica, ma come regola, nell'amore di Dio, di una vita di comune amore per il prossimo. « Da questo conosceranno che siete miei discepoli, se vi amerete gli uni gli altri», vi amerete di amore divino, di Spirito santo. È questa la Chiesa che si realizza. La politicità del cristiano non consiste dunque nel partecipare alla società al fine di costruire una struttura politica ed economica che dia più spazio al– l'uomo, e dunque nel cercare di conquistare il potere per creare questo spazio: consiste piuttosto nel porsi nel mondo come Chiesa: essere veramente Chiesa è l'atto politico più proprio e più alto del cristiano e comporta la sua massima influenza pubblica sul mondo, al fine di segnare di Cristo la storia. Essere Chie– sa significa vivere la realtà divina e manifestarla, così come è la vita di Cristo, la vita del figlio di Dio sulla terra. Ma questa manifestazione implica il confronto con il mondo, il rifiuto del mondo e la persecuzione del mondo. Il cristiano sa tuttavia, come Cristo, che difendendo contro Babilonia la sua fede, annunciando contro il mondo la verità di Cristo, difende l'uomo contro gli imperi della prassi e il loro potere di morte. Il cristiano di oggi sa che a partire dalla sua divinizzazione si inizia una testi– monianza storica che è tutt'altro che chiusa nello spiritualismo, ma che deve manifestarsi come una dura prova, all'aperto, nella vita del mondo: difendere l'uomo contro i vari modi con cui il sistema totalizzante della prassi si mostra, contro il dominio di qualsiasi ideologia, contro ogni termine pseudoassiologico: non per creare una seppur diversa ideologia o un altro seppur diverso potere, ma per dare un reale spazio di libertà all'uomo. E questo spazio è solo Dio. Solo dando Dio all'uomo, lo si libera. Questo è il compito politico del cristiano. Contro la valenza mortifera del mondo, non si tratta più per il cristiano di conquistare o riformare le strutture umane, si tratta piuttosto di resistere a Babilonia, con le armi stesse delle virtù teologali, che sono infusioni di vita divina. È solo la fede che vince Babilonia, e dà all'uomo la forza di una cul– tura diversa, non mondana, che sappia giudicare il mondo; solamente la spe– ranza infusa può dare all'uomo la prospettiva di un'azione liberatrice; sola– mente la carità porta misericordia all'uomo che soffre. La costruzione di una forza terrena, per quanto possa essere buona, è un mezzo insufficiente: ogni possibilità umanistica sembra veramente finita, l'umanesimo è una eresia infra– cristiana. Ora Dio veramente appare il solo soccorso dell'uomo. Solamente la totalità dello Spirito accolto dai cristiani, come ha realizzato la Vergine Maria, è la misura sufficiente a manifestare il Cristo e difendere l'uomo dal mondo. Nella luce di una più piena manifestazione del messaggio di Cristo, mi pare che il cristiano debba oggi trovare i modi di realizzare la sua vera dimen- 30 obianco

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