Vi saluta la Chiesa che è in Babilonia - n. 2 - aprile 1975

sione storica e politica. Mi pare difficile che si possano altrimenti evitare gli errori di politicismo e di carismatismo che sono già stati qui denunciati come apparentemente inevitabili. CLAUDIO LEONARDI Dibattito Un amico risponde al primo <<Bollettino>) Cari amici, mi avete chiesto di scrivere le considerazioni che mi suggeriva la lettura del primo numero del boUettino; e devo ammettere che mi avete creato un no– tevole disagio. Quel disagio che nasce quando si viene richiamati a pensare sul senso dell'agire proprio, e, per confronto, sul senso dell'agire altrui. Un disagio fecondo, in certo modo, perché deriva dallo stimolo a ripensare cose vecchie e sempre nuove, che di solito, il trascorrere del tempo e la serie degli impegni quotidiani, per quanto assunti al principio in nome di quelle cose vecchie e nuove, rischiano di far scolorire o dimenticare. La prima suggestione, e forse la fondamentale, mi viene proprio dal titolo del «Bollettino»: « Vi saluta la Chiesa che è in Babilonia». Un titolo che rap– presenta la situazione di tutti noi, e della comunità cristiana nel complesso, ma che rappresenta di per se stesso coscienza del proprio vivere storico, anche se la storia deve essere guardata, e soprattutto sempre vissuta, con occhi nuovi e diversi. Babilonia, evocazione della corruzione e della caducità, è il ricettacolo dove cresce l.a vera e nuova comunità della Chiesa. C'è in questo saluto della Comunità ecclesiale inviato da Pietro, il senso più pieno della propria storicità, del vivere nel mondo, di una presenza continua che è se1npre difficile, che è sempre lotta, ma che è anche contemporaneamente, sempre semina, sempre conquista: soprattutto è lotta e conquista continua, prevista e scontata. Nella stessa lettera infatti S. Pietro raccomanda alle comunità cristiane destinatarie dell'Asia Minore: « ... non vi stupite del gran fuoco accesovi contro per pro– varvi, come se vi avvenisse una cosa nuova» (4, 13). Questa coscienza dell'essere nella storia, della sua continuità, e della com– mistione continua che comporta del verbo con la carne, e spesso con carne non redenta, rna da redimere, è presente, mi sembra, 'in tutta la lettera da cui giu– stamente avete preso il titolo del bollettino. La sofferenza è un destino co,– mune, dei buoni e dei cattivi, è la storia stessa: infatti dice la lettera « nessuno di voi soffra come omicida, o ladro, o maldicente, o insidiatore del bene altrui. Se poi (soffre) come cristiano non se ne vergogni ... » ( 4, 18). E richiama que– sta sofferenza comune, presente per tutti; e anche dentro di ognuno, dove esiste bibliotecaginobianco 31

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