L’Acropoli - anno II - n. 13 - gennaio 1946

\ 36 ORIENTAMENTI Con il ricavato della tassa progressiva sul cambio, con i sopraprofitti di guerra e con gli utili della vendita al pubblico dei beni forniti dall'U.N.R.R.A., è stato ·costituito un grande fondo pe~ la ricostruzione. · Molto si è parlato della nazionalizzazione delle industrie jugoslav•e. In ' realtà nulla di ciò. è precisamente avvenuto: nessu~ limite esiste oggi alla ini– ziativa privata, né nuove banche risultano finora nazionalizzate. Una nazionaliz– zazione pratica è per altro avvenuta nei confronti dflle industrie di proprietà di privati che hanno collaborato con l'invasore ; ed il fenomeno, data l'ampiezza e la durata dell'invasione, non poteva non avere proporzioni rilevantissime. Cosi attualmente il' 53 per cento delle industrie è stato tolto agli antichi pro– prietari, e viene gestito da Commissari dello Stato, assistiti da Consigli di Di- I , • rezione di cui fan parte tecnici e rappresentanti delle maestranze, eletti demo· craticamente. Poiché ~utta la produzione è vincolata da un piano, ed i prezzi sono sol• toposti ad una rigorosa disciplina (il mercato nero si sercita in misura assai ridotta, malgrado la paurosa difficoltà di comunicazioni e la scar.sezza di beni), è logico che lo Stato ed i sindacati esercitino un controllo sugli indirizzi della /Produzione e sul finanziamento' della medesima, che v_iene,realizzato con il contributo delle banche e per mezzo del fondo per la ricostruzione. La ricostruzione industriale ha fallo ovunque enormi progressi, specie se si tenga il debito. conto delle distruzioni avvenute. In molte !J1iniere e nella in• dustria tessile il livello d' anteguén;a è stato superato, ma non basta tuttavia alla fortissima richiesta di manufatti della popolazio~e, depauperata da q,uattro anni di, spoliazioni sistematiche. Le distruzioni apportate all'industria elettrica !!Scendono al 90 per cento; al 70 per quella edile, al 60 per quella tessile, al 21 per quella alimentare, jil 12 per quella chimica. Andamento non molto dissimile dalla ' naziona'lizzazione ' delle industrie ,ha avuto, la riforma agraria. Tuttavia, benché anche questa sia avvenuta· in ma– niera diversa luogo per luogo, riscontriamo qui l'applicazione d'un principio generale : attribuire la terra a chi la lavora. Ad ogni famiglia è stata assegnata una quantità di terreno variabiie a se• conda della fertilità, fino ad un massimo di venticinque ettari. Già prima della gµerra.era in corso d'attuazione una riforma agraria (specie in Slovenia) che consentiva ai contadino d'entrare in proprietà del suolo me– diante il pagamento del valo~e al vecchio proprietario. Oggi il pagamento del riscatto è stato abolito. Al vecchio proprietario, anzi, non vengono la~ciati piu di cinque ett'ari di terreno. ·Accanto ai latifondisti privati esistevano grandi proprietà di terreno della Chie_sa. Alcune diocesi possedevano fino a ventimila ettari. Attualmente ad ogni parrocchia o diocesi viene assegnato un terreno pari a quello spettante ad_una famiglia di contadini. Un'eccezione è fatta per quelle parrocchie che rivestono una particolare importanza storico-religiosa, le quali possono,raggiungere una as.' segnazione· massima di trenta ettari. BibliotecaGino Bianco

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