L’Acropoli - anno II - n. 13 - gennaio 1946

DIFESA DELL'ANTIFASCISMO Siàmo dinanzi aila sbarra degli accusati. Ogni· giorno siamo chia– mati alla sbarra. E ogni giorno vediamo ingrossata la folla degli ac– cusatori : son facce di persone perbene, signori dall'aspetto perfet– tamente i:i,ormale, uomini 'della strada', come si direbbe in Inghil– terra, ma meglio suona il definirli'' qualunque ', secondo l'uso ita– liap.b. E noi, di qua dalia sbarra, non siamo certamente normali, specialmente quelli di noi che per oltre venti aµni rifiutarono di accettare il fascismo ; ed è naturale che ci sia rimasta, a noi, quella faccia e forse quell'aria di persone poco perbene. Noi che non avemmo mai Ja·tessera fascista siamo naturalmente i piu accusati tra gli accusati, i_ piu vilipesi e malvisti ; ma il ran– core e il fastidio contro l' antifascismo accomuna nell' accusa tutti coloro çhe, se pur tesserati per qualche tempo e alle origini o negli– ultimi anni del fascjsmo, non piegarono però con l'animo e si ser– barono oppositori del regime, e nella cerchia d~lle relazioni private o dell'ufficìo o della scuola continuarono l'opera sotterranea di ero– sione che doveva portare ·il fascismo alla frana irreparabile. Si accusano dunque non gli antifascisti come singoli,· che sa'. rèbbe cosa comprensibile, ché c~rtam_ente ci sarà anche tra noi, tra noi. superstiti d'una generazione ormai antica, qualche v 1 anesio, qual– che zelatore di>cause cattive, qualcheduno che si pasca solo di idee di vendetta ; ci sàranno forse, benché · non sarebbe facile segnarne a dito parecchi, taluni antifascisti che avran cercato dai primi giorni di spingersi avanti a forza di gomiti per occupare •i primi posti, per ottenere una preferenza con lo stesso criterio con cui si concedevano ieri le precedenze ai fascisti antemarcia o san~epolcristi. Ma noi ve- l •

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