L’Acropoli - anno I - n. 9 - settembre 1945

IN CORSIVO 431 nuovamente a quella denigrazione della libertà che si svolse trionfalmente ven– ticin.que anni fa dalla fazione nazionalistica, la corrente pili turpe fra le molte che confluirono nel fascismo: i cosi detti nazionalisti che in tutta Europa han consegnato le patrie alle fiamme, alle rovine e all'invasore. Il peggio si è che qualche uomo d' altri tempi, che però non è, conie del re– sto quasi nessuno dei superstiti uo"fini della politicd di venticinque anni fa, esente ' dalla colpa d' aver lasciato cadere il paese nelle mani di Mussolini, intravede in questo c~acervo di malumori sapientemente accumulato una comoda materia per r ascesa _alpotere, come un tempo con intrighi di corridoio si avvaleva di situazioni fer,r,,entanti ~e-ll'aula parlamentare.· Ma dimenticando lo stile parla– men·tare, invece di muovere l'attacco politico nella riaperta aula di Montecitorio dinanzi ,alla Consulta ha preferito parlare al pubblico e agli '. uomini qualunque ' dal paÌcoscenico del San Carlo. Non è un metodo corretto -·ila par-te di chi polemizza con la demagogia - lo sfuggire ai contraddittori, l' aizzare il volgo senza assumersi responsabilità, il· millantare un credito este'ro non documentato. E in cambio d' azione concreta ha sciorinato la sua insoffribile predicazione che tanto ·ci a.ffiisse n~_llontano, 1919 e che il Giolitti colpi d'ironia con p'oche righe delle sue memorie, avvertendo che predicare non è governàre. Naturalmente il· Parri lo ha i~chiodato nelle {fravi responsabilità del 1919 : ma dubitiamo che l' efficacia politica della rèplica sia pari a quella loica : siamo cosi facili a dimenticare in Italia ! e anche tra i vecchi chi ricorda nf!iparticolari l'inettitudine e gli insuccessi di Francesco Nitti nel 1919? Certo è amaro che l'esule abbia, contro i compagni della lotta ventennale,· usato la polemica della quinta colonna. · Ma respinto ciò che 'di basso è nella manovra della quinta colonna che ri– prende i temi del fascismo e vuol paralizzare lo svolgime11,to delle libertà, non .si deve evitare di porre i diversi partiti di fronte ai loro' errori e alle loro re-' sponsabilità, perché la libertà per sussistere deve indisso'lubilmente legarsi al ren– diconto delle azioni. Il p 1imo ~rrore è stato d'associarsi nella lotta contro il fa- . .scismo solo fino alla liberazione del territorio. Il fascismo oltre che un regime di tirannide politica è stato una profonda alterazione del costume politico e nazio·nale .e la lott'f perdura anche a territorio liberato. Il consolidamento dei primi pre– supposti' 'di una libera democrazia dovevano essere inclusi nel programma pros– simo dei C.E.N., bisogna,va associarsi ad attuare le condizioni del vivere libero. Un programma concreto doveva esse~e svolto dai sei partiti in assoluta lealtà e c_onpili fiducia. Adesso capita di frequente sentire i rappresentanti dei dit>ersi partiti lagnarsi dell'incapacità degli uomi71iiche hanno mandato al governo con la sola preoccupazione di occupare questa o' quella posizione strategica, mentre il tecnico per questo o quel dicastero era disponibile in altro partito. La preoccu– pazione del vantaggio di' un partito concorrente lia paralizzato provvedime~ti urgenti : la cura di assicurarsi vantaggi e · di crearsi cellule di pròpaga,nda ha mandato in rovina l'opera assolutamente essenziale: l'epurazione, la fallita epu– razione, come tutte le minacce ·vane, ha sollevato un nuvolo d~ nemici alla lega antifascistica. I vari partiti si sono troppo rinfacciati i loro legami extrana·zionali

RkJQdWJsaXNoZXIy