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Parigi, aprile 2009Ho conosciuto Nicola a Bocca di Magra quando ero bambina. I miei genitori erano amici dei Levi e Bocca di Magra era il nostro luogo di villeggiatura comune. Cominciai ad avere delle relazioni più personali con Nicola un’estate in cui io ero ferita a un piede e lui era convalescente da un attacco cardiaco. Privati della spiaggia in cui tutti passavano più di tre ore al giorno, prendemmo l’abitudine di incontrarci ogni mattina. Nicola leggeva il Gorgia di Platone, e siccome io avevo cominciato a fare greco, leggemmo questo testo insieme, in due lingue. Era il 1964, credo che avessi 17 anni. Noi riprendemmo la nostra lettura l’anno dopo, esplorando altri testi fra cui un poco di teatro, ma io ricordo soprattutto le nostre discussioni su Platone. Per un periodo di tempo noi rimanemmo in relazione per lettera, andai a trovarlo due volte a Roma. Studente in lettere classiche, arrivai alla Sorbona nel 1966. A quel tempo era in piena ebollizione, i classici contro i moderni, Barthes contro Picard. Io scoprivo la linguistica e lo strutturalismo, a fianco di studenti che erano tutti marxisti. Ero stata educata in un ambiente di intellettuali di sinistra tutti antistalinisti e fu quindi naturale impegnarmi nelle lotte anticoloniali, mentre invece il mio impegno insieme a dei filocinesi andava contro la mia eredità culturale. Evitai di parlare di marxismo con Nicola perché non era tutto chiaro in me, ma ricordo d’aver tentato di spiegargli perché, o piuttosto come, potevo richiamarmi alla rivoluzione culturale. Ci volle tutta la generosità e l’amicizia di Nicola per mantenere aperto il dialogo fra noi nel momento in cui io rimettevo in questione la mia eredità intellettuale di cui la mia relazione con lui faceva parte. Non mi ricordo di aver corrisposto con Nicola sul maggio 68: dopo l’esaltazione del mese di maggio, io non sapevo più dov’ero. All’improvviso, non si trattava più solamente di dibattere delle idee, di denunciare l’ingiustizia, il cambiamento -la rivoluzione?- diveniva possibile. Non ero più in grado di dirgli dove fossi, non avevo abbastanza distanza dalle cose. Alla mia memoria la nostra corrispondenza si interruppe - ma è una cosa che dovrei verificare.
Vi invio una foto presa a Roma, senza dubbio nella primavera del 1965 - unicamente per il piacere di ricordami di Nicola!
Anne Coppel
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