Giuseppe Ignazio Montanari - Della vita e degli scritti di Antonio Laghi faentino

2!) 1po~tata dall'impeto dell'amore si raggirava per le strade c per le piazze della città in cerca del perduto sposo, e ne veniva iterando il nome: e trovatolo alla fine, lo abbraccia c al tetto paterno lo riconduce. Dcii issimi anco1·a sono quei versi , nei quali seguendo la sua guida, con pastorali similitudini esprime e celebra gli occhi rilucenti come quelli di mite colomba , c le chiome biondeggianti come una greggia di capre, e i denti candidi como i velli delle pc, core che il pastore allora allora ha lavata nelle on• de cristalline , e le labbra del colore di porpora, e le delicate guance. l\1a altre cose ancora egli comprese nello stesso volume , le qnali trasse da fonte ebraico, recandolo al la tino. Dirò i due cantici di Mosè, l'uno dci 'luali che è il più antico na1-ra come i figliuoli d'Israele rendano wazie a Dio , cd esultino c trionfino perchè l'egizio tiranno, che minacciava es tremi danni, som. merse nell'onde e i cavalli e i cavalieri ed i cocchi t mentre ad Israele s i apriva una strada per meno del mare asciutto. L'altro in cui il diYino profeta, già pres· so a morte , ca uta con voce di oigJlO , per usare la frase di Cicerone , come i giudei una volta si darcb· hero all' idolatria t rammenta i molti e grandi bencfìcii cbe Iddio ave1•a fatto loro, e promette che Iddio presto far-ebbe loro le sue misericordie , se una . volta couosceudo i lor mali ritorneranno al buon sco• ticro. Poi introduco AbaC!lCCo a cantare carmi latini cotl quella sua grande e magnifica vena , e a celebrare le grandcz~c di Dio , che areva tolto lsraclo dalla servi tù d'Egitto, e pregavalo a togliere dal loro oollo il giogo di Babilonia. Poi narra come Ezechia re, campa t o da morte imminente, con canto sublime ed elevato ringraziasse a Dio : il quale canto non so io pcrchè dal Grozio fosse attribuito ad Isaia. Do. 2....

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