Giuseppe Ignazio Montanari - Della vita e degli scritti di Antonio Laghi faentino

23 rebbero atati stampati più, o lo sarebbero pieni di er· rori . Era già il Laghi vecchio quasi a decrepito , poiehè aveva trascorso l'ottantuncsimo anno , c nnn aveva certo di che accusare la vecchiezza : giacchi-. l'ingegno si manteneva vigoroso c i sensi integri. Avre - sti visto quel vecchio cercar libri , c leggerli COl\ afiditì. e vivezza da giovane , nou cessa rsi mai dagli studi, che in tutta la passata eta aveva coltivati: d ci quali diede egli bclli~s imo sag~:io in ques t' anno stesso most rando quasi dall' eta stessa prendere forze maggiori. Fra lutti i monumenti dell'ebraica poesia, quello che maggiore maraviglia ne arreca è i l carme nuziale, cou cui il più sapiente deg li uomini sotto il velo dell' allegor ia descrive le mistiche nozr.e della chiesa con Cristo. Già da gran tempo preso alla b el - lezzi di ques to lec;giadrissi mo canto pastorale , come l'avrebbe egl i passato, se per ragione del mistero di che si tratta, per la dignita dell a poesia , per l'ccccl lenz! dc' modi a vanza gli altri ? L o rese adunque iu bei versi el egiaci , che ottimamente corris pondono al metro del poeta ebreo : poichè, come ho accennato di sopra, nel tradurre i poeti si den fare gran conto del metro. Ed ~ chiaro che in questo mancò il Manfredi, che volgar izzò in verso sciolto le odi d'Orazio: il qual verso al certo niuno <lira che corrisponda ai metri oraziani. Perocchè non la manderai !mona neppure nl Bezza, il quale portò in versi, eleganti per · vero d ire e tersi , questo medesimo cantico, e con nrdire veramente empio vi frammischiò di modi tol ti d i peso da Catullo , comepetulant i o~chù:tti, ifUlanellate rìcciate/lc chiome c che so io : i quali rnoùi certo non s i confanno alla castità c a lla modestia di qnel carme di vino. Confesso che le mistiche parole ùe' sacri sposi hanno un non so che di delicato e di soave nella lingua ebraica, e piacciono e innamorano

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