Giuseppe Ignazio Montanari - Della vita e degli scritti di Antonio Laghi faentino

17 gli aspri e O:irupnti luoghi , che dapprima o fosse la .novità o l' amor grande che egli poneva ai genit Ori , aveva tollerati sino a quel dì , al vedersi così deserto gli cominciarono a dare molestia , la quale sempre più veniva crescendosi. Se t ogli l'acre purissimo e salubcrrimo, in quell a solitudine non è coaa che non sia grave c molesta : te1·reno qua sclvoso, là. morto: non altro che oli vi ed anisi : es- ~ere invano sforzare la natura del suolo, che no11 risponde a fatica . Rupi alte e discoscese , or sacttalt dal sole , or cariche di nevi : quando fangose a modo, che l'andarvi è faticoso assai. Sempre i venti a battaglia, i quali non solo schiantano ed abbatt ono le annose querce, ma quelle povere casucce ancora minacciano 1'ovina1·e. Rozzezza negli abitanti , c costum1 aspri, troppo lontani dall' urbanita, a cui il Laghi e per natura c per educazione e•·a portato. Non vi l1a poi a parer mio cosa più dura, che dover vivere con quelli, colle inclinazioni e costumi dei quali tu non convieni. Per queste cagioni pensando essere cosa grave rimanersi in quest' angolo nasco1to , a esortazione principalmente d egli amici , della famigliarila de' quali gli era troppo duro essere privato , fina lmente di quel silenzio e di quelle tenebre uscì , e uomioato parroco di S. Croce in Faenza nell'anno 17G7, si rese agli amici , alla patria, a se s tesso. Bello fu il vedere come a l suo ritorno tutto il popolo in festa accorse , c ogn uno congratulava, e<l allegravasi , come al suo partire erano rimasti in dolore ed in tristezza. E di questa pubblica dimostrazione, di cui a buon cittadino non può essere dolcezza e gloria maggiore, egli conservò sempre memoria c gratitudine, e studiossi ogni dì più ben meri tare delle l ettere, onde porgersi degnissimo di quella pat ria da lla '}llalc beu vedeva essere sopra modo amalo. LJsciato 'l

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