Giovanni Grave - La società morente e l'anarchia

- 94 - Il nostro tempo di critica e di scienza positiva non ammette pjù il princi~io gi gi1:1stizia distr/butiva, e rion riconosce legittima l'autorità che ricompensi i buoni e castighi i cattivi. Di contro a quest'antica dottrina, che le condizioni e le idee del passato resero logica durante una certa fase dell' umanità, noi propaghiamo una idea opposta. Ciascuno di noi considera certi atti buoni o cattivi a seconda che gli sono graditi o sgraditi ; e in conseguenza di essi agisce a sua volta. Approva o si entusiasma, proibisce o critica una data azione, a seconda che questa giova o nuoce al suo interesse, alle sue passioni o alla sua concezione ideale. Il bisogno col mune di solidarietà, che spinge gli individui sottoposti ai medesimi attacchi ad unirsi per difendersi, e secondo noi, la garanzia di un futuro ordine sociale I meno disgraziato del nostro. Noi non giudichiamo, 1 ma agiamo e lottiamo; e crediamo che l'armonia universale sarà la risultante dell'agire liberamente di tutti gli uomini, quando la soppressione della proprietà individuale impedirà che una minoranza di persone possa asservire con la fame la maggioranza dei propri simili. * * • Noi non possiamo, insomma, in alcun modo ammettere che, sei settimane o sei anni dopo che un atto è stato commesso, un gruppo di persone sorrette e protette dalla forza armata si riunisca per aggiudicare, in nome d' uu ente qualsiasi, una ricompensa o un castigo all'autore dell'atto medesimo. È Bblt irooi,,.,

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