Giovanni Grave - La società morente e l'anarchia

························· .. •·,: .. ••·· ................................................ ____ ·························· .. · ...... , - 29 - proprio godimento dal sapere che altri, a causa della viziosa organizzazione sociale in cui v1v1amo, possa soffrirne. La borghesia indubbiamente conta anche persone di una sénsibilità molto sviluppata; e queste, quando le influenze dell'ambiente, dell'educazione e dell'atavismo permettono loro di riflettere su le miserie e le turpitudini sociali, quando possono rendersi conto della triste realtà, cercano rimediarvi per quanto è possibile, con la carità. Cosi sorgono le opere filantropiche. Ma l'abitudine che queste persone hanno di credere la società normalmente costituita, l'abitudine, di considerare la miseria una cosa eterna, prodotta dalla sregolatezza dell'operaio, fa si che la filantropia abbia un carattere arido ed inquisitoriale. Gli è che all'uomo nato, ed educato e sviluppato nelle serre calde del benessere e del lusso, è molto difficile, se non impossibile, tranne che in circostanze eccezionali, arrivare a dubitare della legittimità della buona situazione di cui gode. Per chi poi giunge alla ricchezza dalla miseria, ciò è più difficile ancora, poichi.: egli crede d'essersi guadagnata la sua situazione di privilegio col proprio ingegno e lavoro. La religione, l'albagia dei privilegiati, e gli economisti hanno tante volte affermato che il lavoro è una punizione, che la miseria è frutto dell'imprevidenza di chi ne soffre, che alla fine chi non ha avuto mai a lottare con le avversità ha finito per credersi di una natura e di una essenza superiore. Il giorno in cui arrivasse a dubitare di ciò, e studiando l' organizzazione sociale arrivasse a comprenderne i vizi, la sorgente stessa del suo benessere sarebbe avvelenata.

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