Giovanni Grave - La società morente e l'anarchia

- 25 - quello della sodisfazione dei godimenti immediati. Quando ha potuto asservire i più deboli l' ha fatto senza scrupolo, non vedendovi che la ,somma di vantaggio che avrebbe ricavato dal lavoro degli sfruttati, senza pensare che la necessità di sorvegliarli e reprimerne le ribellioni avrebbe finito a lungo andare per fargli fare un lavoro altrettanto oneroso, e che meglio avrebbe valso per lui lavorare insieme agli altri prestando loro e ricevendone aiuto mutuo. Cosi sono sorte l'Autorità e la Proprietà; e se noi vogliamo rovesciarle, non è per ricominciare il corso dell'evoluzione passata. , Se si ammettesse questa teoria, che le determinanti dell'azione dell'individuo debbano essere l'egoismo puro e semplice, l'adorazione e il culto del suo lo, si arriverebbe a sostenere che è bene lanciarsi nella lotta e sforzarsi a cercare tutte le proprie sodisfazioni senza curarsi del danno che si può fare ad altri. Affermar ciò significherebbe confessare che la rivoluzione futura debba esser fatta dai più forti a solo loro vantaggio, e che la società dovrà esser sempre un perpetuo conflitto fra gli individui. Se fosse cosi, noi non avremmo diritto di vantare come nostro un ideale di emancipazione generale. Significherebbe insomma che noi ci ribelliamo contro la società solo perchè non è dato godere anche a n0i della sua organizzazione capitalista. Può darsi che fra coloro che si dicono anarchici ci sien di quelli che la vedono cosi. Ciò ci spiegherebbe certe defezioni e palinodie di individui che, dopo essere stati i più ardenti, hanno rinnega,to le 3 li l ,1

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